Vita Chiesa

Papa in Kenya: a autorità e corpo diplomatico, pace «grande responsabilità», ascoltare poveri e giovani

«Il Kenya è una Nazione giovane e vigorosa, una comunità con ricche diversità, che interpreta un ruolo significativo nella regione», ha detto Francesco rivolgendosi al presidente, Uhuru Kenyatta, subito dopo la visita di cortesia. «La vostra esperienza nel plasmare una democrazia – ha sottolineato – è condivisa in vari modi da molte altre Nazioni africane. Come il Kenya, anch’esse operano per edificare sulle solide basi del rispetto vicendevole, del dialogo e della cooperazione una società multietnica che sia realmente armoniosa, giusta e inclusiva».

«Proteggere i giovani, investire su di essi e offrire loro una mano è il modo migliore per poter assicurare un futuro degno della saggezza e dei valori spirituali cari ai loro anziani, valori che sono il cuore e l’anima di un popolo». In un Paese in cui l’età media degli abitanti è di 19 anni, il pensiero di Papa Francesco è andato subito ai giovani: «La vostra è anche una nazione di giovani», ha detto Francesco durante l’incontro con le autorità e il Corpo diplomatico kenyoti. «In questi giorni, mi aspetto di incontrarne molti e di parlare con loro, al fine di incoraggiarne le speranze e le attese per il futuro. La gioventù è la risorsa più preziosa di ogni Paese», ha sostenuto.

Il Papa ha poi rivolto un appello per «modelli responsabili di sviluppo economico», in modo da rispondere alla «grave crisi ambientale» attuale. «Il Kenya è stato benedetto non soltanto con una immensa bellezza, nelle sue montagne, nei suoi fiumi e laghi, nelle sue foreste, nelle savane e nei luoghi semi-deserti, ma anche con un’abbondanza di risorse naturali», ha esordito Francesco incontrando le autorità e il corpo diplomatico a Nairobi. «La gente del Kenya apprezza grandemente questi tesori donati da Dio ed è conosciuta per la propria cultura della conservazione, che le rende onore». «La grave crisi ambientale che ci sta dinnanzi esige una sempre maggiore sensibilità nei riguardi del rapporto tra gli esseri umani e la natura», il grido d’allarme del Papa, secondo il quale «noi abbiamo una responsabilità nel trasmettere la bellezza della natura nella sua integrità alle future generazioni e abbiamo il dovere di amministrare in modo giusto i doni che abbiamo ricevuto». Tutti «valori», questi,  «profondamente radicati nell’anima africana». «In un mondo che continua a sfruttare piuttosto che proteggere la casa comune, essi devono ispirare gli sforzi dei governanti a promuovere modelli responsabili di sviluppo economico», l’appello del Pontefice.

«Fintanto che le nostre società sperimenteranno le divisioni, siano esse etniche, religiose o economiche, tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati a operare per la riconciliazione e la pace, per il perdono e per la guarigione dei cuori». È l’invito del Papa, che nel suo primo discorso in Africa ha subito toccato i temi caldi che la tragica situazione attuale offre al nostro sguardo.  «L’esperienza – ha detto Francesco – dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione». «La lotta contro questi nemici della pace e della prosperità – la ricetta del Papa – dev’essere portata avanti da uomini e donne che, senza paura, credono nei grandi valori spirituali e politici che hanno ispirato la nascita della nazione e ne danno coerente testimonianza». «C’è un chiaro legame tra la protezione della natura e l’edificazione di un ordine sociale giusto ed equo», ha ricordato Francesco sulla scorta della Laudato si’: «Non vi può essere un rinnovamento del nostro rapporto con la natura senza un rinnovamento dell’umanità stessa».   «Nell’opera di costruzione di un solido ordine democratico, di rafforzamento della coesione e dell’integrazione, della tolleranza e del rispetto per gli altri, il perseguimento del bene comune dev’essere un obiettivo primario», ha ammonito.

Lavorare per la pace è «una grande responsabilità, una vera e propria vocazione al servizio dell’intero popolo keniota». Sono le parole con cui il Papa si è rivolto a chi guida «la vita politica, culturale ed economica» del primo paese, meta del suo undicesimo viaggio internazionale. «Vi incoraggio ad operare con integrità e trasparenza per il bene comune e a promuovere uno spirito di solidarietà a ogni livello della società», il suo appello, unito alla richiesta di «mostrare una genuina preoccupazione per i bisogni dei poveri, per le aspirazioni dei giovani e per una giusta distribuzione delle risorse umane e naturali con le quali il Creatore ha benedetto il vostro Paese». «Vi assicuro il costante impegno della comunità cattolica, mediante le sue opere educative e caritative, al fine di offrire il suo specifico contributo in tali ambiti», la promessa di Francesco. Infine, il riferimento alla «tradizione che i giovani alunni piantino alberi per la posterità»:  «Possa questo segno eloquente di speranza nel futuro e di fiducia nella crescita donata da Dio sostenervi negli sforzi di coltivare una società solidale, giusta e pacifica sul suolo di questo Paese e in tutto il grande Continente africano», l’augurio del Papa, che ha ringraziato «l’amato popolo del Kenya» per la «calorosa accoglienza» e ha detto in lingua africana: «Dio benedica in Kenya!».

Nel suo saluto di benvenuto il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, figlio del «padre della patria» della nazione africana, ha sottolineato come la Chiesa tenga «insieme questa nazione».  Salutando Papa Francesco prima del suo primo discorso in terra africana, il presidente keniota ha ricordato che la Chiesa cattolica, tra l’altro, gestisce nel paese 8mila scuole primarie e secondarie e 500 università. «Anch’io ho ricevuto un’educazione cattolica», ha tenuto a sottolineare Kenyatta, che ha definito il Kenya una «bellissima nazione» che «abbiamo il dovere di preservare non solo per i nostri figli, ma per il mondo».