Vita Chiesa

Papa in Lituania: preghiera al Museo delle occupazioni e lotte per la libertà

All’arrivo al Museo, è stato accolto dal direttore presso l’ingresso laterale nel cortile dell’edificio, poi ha visitato il Museo accompagnato dall’arcivescovo di Vilnius, mons. Gintaras Grušas. Il Papa e l’arcivescovo sono scesi al piano inferiore dell’edificio per visitare le celle n. 9 e n. 11, dove Francesco ha acceso una candela in memoria delle vittime e sostato in preghiera silenziosa per alcuni minuti. Era presente anche un vescovo appartenente alla Compagnia di Gesù superstite delle persecuzioni. Tornato al piano terra, ha visitato la sala delle esecuzioni e, nel cortile esterno, ha firmato il libro degli ospiti. Terminata la visita privata, il Papa si è trasferito in auto al Monumento delle vittime delle occupazioni e lotte per la libertà per un momento di preghiera. Al suo arrivo è stato accolto da un vescovo cattolico superstite della persecuzione e da un discendente di deportati che gli hanno consegnato un omaggio floreale che il Papa ha deposto sul monumento. Prima di sostare in preghiera silenziosa davanti al monumento per alcuni minuti, il Papa ha recitato questa preghiera:

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,47).

Il tuo grido, Signore, non cessa di risuonare, e riecheggia tra queste mura che ricordano le sofferenze vissute da tanti figli di questo popolo. Lituani e provenienti da diverse nazioni hanno sofferto nella loro carne il delirio di onnipotenza di quelli che pretendevano di controllare tutto.

Nel tuo grido, Signore, trova eco il grido dell’innocente che si unisce alla tua voce e si leva verso il cielo. È il Venerdì Santo del dolore e dell’amarezza, della desolazione e dell’impotenza, della crudeltà e del non senso che ha vissuto questo popolo lituano di fronte all’ambizione sfrenata che indurisce e acceca il cuore.

In questo luogo della memoria, ti imploriamo, Signore, che il tuo grido ci mantenga svegli. Che il tuo grido, Signore, ci liberi dalla malattia spirituale da cui, come popolo, siamo sempre tentati: dimenticarci dei nostri padri, di quanto è stato vissuto e patito.

Che nel tuo grido e nella vita dei nostri padri che tanto hanno sofferto possiamo trovare il coraggio di impegnarci con determinazione nel presente e nel futuro; che quel grido sia stimolo per non adeguarci alle mode del momento, agli slogan semplificatori, e ad ogni tentativo di ridurre e togliere a qualsiasi persona la dignità di cui Tu l’hai rivestita.

Signore, che la Lituania sia faro di speranza. Sia terra della memoria operosa che rinnova gli impegni contro ogni ingiustizia. Che promuova creativi sforzi nella difesa dei diritti di tutte le persone, specialmente dei più indifesi e vulnerabili. E che sia maestra nel riconciliare e armonizzare le diversità.

Signore, non permettere che siamo sordi al grido di tutti quelli che oggi continuano ad alzare la voce al cielo.