Vita Chiesa

Papa in Madagascar: incontro con il clero, «non staccarsi dal popolo»

«Una Chiesa viva, impegnata, che cerca ogni giorno di essere presenza del Signore». È il ritratto della Chiesa malgascia, tracciato dal Papa nell’ultimo discorso pubblico del viaggio in Madagascar (testo integrale), in occasione dell’incontro con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i consacrati e i seminaristi presso il Collége Saint Michel. «Voi avete osato uscire e avete accettato la sfida di portare la luce del Vangelo in ogni angolo di questa isola», l’omaggio di Francesco, che ha citato l’«eredità» lasciata nel Paese dai Lazzaristi, dai Gesuiti, dalle Suore di San Giuseppe di Cluny, dai Fratelli delle Scuole Cristiane, dai Missionari della Salette e da «tutti gli altri pionieri, vescovi, sacerdoti e consacrati». Ma anche da «tanti laici che, nei tempi difficili di persecuzione, quando molti missionari e consacrati dovettero andar via, furono quelli che mantennero viva la fiamma della fede in queste terre». «So che molti di voi vivono in condizioni difficili, dove mancano i servizi essenziali – acqua, elettricità, strade, mezzi di comunicazione – o le risorse economiche per portare avanti la vita e l’attività pastorale», l’omaggio del Papa: «Parecchi di voi portano sulle loro spalle, per non dire sulla loro salute, il peso delle fatiche apostoliche. Tuttavia scegliete di rimanere e stare accanto alla vostra gente, con la vostra gente. Grazie per questo! Grazie di cuore per la vostra testimonianza e per aver voluto restare lì e non fare della vocazione un ‘passaggio a una vita migliore! La persona consacrata è la donna, l’uomo che ha imparato e vuole rimanere, nel cuore del suo Signore e nel cuore del suo popolo». «Non staccarsi dal popolo!», l’invito a braccio: «Questa è la chiave: rimanere nel cuore del Signore e nel cuore del suo popolo».

«L’ansia del ‘si dovrebbe fare’ è un tarlo che rovina», ha detto, a braccio, il Papa. «Mettere in atto dei processi piuttosto che voler occupare spazi», la consegna al clero malgascio, esortato a «promuovere tutto ciò che fa crescere, maturare e fruttificare il Popolo di Dio piuttosto che inorgoglirci di un certo ‘reddito’ pastorale facile, veloce ma effimero». «Spesso possiamo cadere nella tentazione di passare ore a parlare dei successi o dei fallimenti, dell’utilità delle nostre azioni o dell’influenza che possiamo avere nella società», ha denunciato Francesco: «Discussioni che finiscono per occupare il primo posto e il centro di tutta la nostra attenzione. E questo ci porta – non di rado – a sognare programmi apostolici sempre più grandi, meticolosi e ben disegnati… ma tipici dei generali sconfitti e che alla fine negano la nostra storia – come quella della vostra gente – che è gloriosa in quanto storia di sacrifici, di speranza, di lotta quotidiana, di vita consumata nel servizio e nella perseveranza del lavoro faticoso».

«Non potremo mai vincere con le nostre sole forze» il potere di Satana, «ma certo lo potremo nel nome di Gesù», ha assicurato il Papa, che rivolgendosi al clero malgascio ha detto: «Ognuno di noi può dare testimonianza di quelle battaglie… e anche di alcune sconfitte». «Quando voi menzionate gli innumerevoli campi in cui svolgete la vostra azione evangelizzatrice, state sostenendo quella lotta nel nome di Gesù», ha spiegato Francesco: «Nel suo nome, sconfiggete il male quando insegnate a lodare il Padre celeste e quando insegnate con semplicità il Vangelo e il catechismo. Quando visitate e assistete un malato o portate il conforto della riconciliazione. Nel suo nome, voi vincete dando da mangiare a un bambino, salvando una madre dalla disperazione di essere sola a fare tutto, o procurando un lavoro a un padre di famiglia… È una lotta vincente quella che si combatte contro l’ignoranza fornendo educazione; è portare la presenza di Dio anche quando qualcuno aiuta a far rispettare, nel loro ordine e nella loro perfezione, tutte le creature evitando che siano usate o sfruttate; e sono segni della vostra vittoria anche piantare un albero o far arrivare l’acqua potabile a una famiglia». «Che segno di sconfitta del male è quando vi impegnate perché migliaia di persone recuperino la salute!», ha esclamato il Papa: «Continuate in queste battaglie, ma sempre nella preghiera e nella lode!». No, infine, ai «professionisti del sacro»: «Sconfiggiamo lo spirito malvagio sul suo stesso terreno: lì dove ci invita ad aggrapparci a sicurezze economiche, spazi di potere e di gloria umana, rispondiamo con la disponibilità e la povertà evangelica che ci porta a dare la vita per la missione. Non lasciamoci rubare la gioia missionaria!».