Vita Chiesa

Papa in Myanmar: Messa con i giovani, abbiate passione per i diritti umani, la giustizia e la pace

«Voi siete un lieto annuncio – ha detto Francesco ai giovani – perché siete segni concreti della fede della Chiesa in Gesù Cristo, che reca a noi una gioia e una speranza che non avranno mai fine». «Alcuni si chiedono come sia possibile parlare di lieti annunci quando tanti attorno a noi soffrono», l’obiezione citata dal Papa: «Dove sono i lieti annunci quando tanta ingiustizia, povertà e miseria gettano ombra su di noi e sul nostro mondo?». «Vorrei che da questo luogo uscisse un messaggio molto chiaro», il desiderio di Francesco per i giovani birmani: «Vorrei che la gente sapesse che voi, giovani uomini e donne del Myanmar, non avete paura di credere nel buon annuncio della misericordia di Dio, perché esso ha un nome e un volto: Gesù Cristo. In quanto messaggeri di questo lieto annuncio, siete pronti a recare una parola di speranza alla Chiesa, al vostro Paese, al mondo. Siete pronti a recare il lieto annuncio ai fratelli e alle sorelle che soffrono e hanno bisogno delle vostre preghiere e della vostra solidarietà, ma anche della vostra passione per i diritti umani, per la giustizia e per la crescita di quello che Gesù dona: amore e pace».

«Non abbiate paura! Come padre – o meglio come nonno – che vi vuole bene, non voglio lasciarvi soli», ha assicurato ai giovani il Papa. «Il nostro mondo è pieno di tanti rumori e distrazioni che possono soffocare la voce di Dio», ha detto Francesco: «Solo il Signore può aiutarvi a essere genuini; perciò parlategli nella preghiera. Imparate ad ascoltare la sua voce, parlandogli con calma nel profondo del vostro cuore. Ma parlate anche ai santi, nostri amici in cielo che possono ispirarci. Come sant’Andrea, che festeggiamo oggi. Era un semplice pescatore e divenne un grande martire, un testimone dell’amore di Gesù. Ma prima di diventare un martire, fece i suoi errori ed ebbe bisogno di essere paziente, di imparare gradualmente come essere un vero discepolo di Cristo». «Anche voi, non abbiate paura di imparare dai vostri errori!», ha esclamato il Papa: «Che i santi vi possano guidare a Gesù, insegnandovi a mettere la vostra vita nelle sue mani». «Sapete che Gesù è pieno di misericordia», ha proseguito Francesco: «Condividete con Lui tutto quello che avete nel cuore: le paure e le preoccupazioni, i sogni e le speranze. Coltivate la vita interiore, come fareste con un giardino o con un campo. Questo richiede tempo, richiede pazienza. Ma come un contadino sa attendere la crescita della messe, così, se saprete aver pazienza, il Signore vi concederà di portare molto frutto, un frutto che potrete poi condividere con gli altri».

«Essere discepoli missionari, messaggeri del lieto annuncio di Gesù, soprattutto per i vostri coetanei e amici». È il «grande compito» affidato dal Papa ai giovani del Myanmar. «Non abbiate paura di fare scompiglio, di porre domande che facciano pensare la gente», l’invito di Francesco: «E non abbiate paura se a volte percepirete di essere pochi e sparpagliati. Il Vangelo cresce sempre da piccole radici». «Per questo, fatevi sentire!», l’appello: «Vorrei chiedervi di gridare, ma non con la voce, no, vorrei che gridaste con la vita, con il cuore, così da essere segni di speranza per chi è scoraggiato, una mano tesa per chi è malato, un sorriso accogliente per chi è straniero, un sostegno premuroso per chi è solo».

«Qualunque sia la vostra vocazione, vi esorto: siate coraggiosi, siate generosi e, soprattutto, siate gioiosi!». È il congedo del Papa dai giovani del Myanmar, nella Messa a loro dedicata a Yangon. «Essere inviati», ha spiegato Francesco nell’omelia, significa «seguire Cristo, non precipitarsi in avanti con le proprie forze»: «Il Signore inviterà alcuni di voi a seguirlo come preti e a diventare in questo modo ‘pescatori di uomini’. Altri li chiamerà a diventare persone consacrate. E altri ancora li chiamerà alla vita matrimoniale, a essere padri e madri amorevoli». «Qui in questa bella cattedrale dedicata all’Immacolata Concezione, vi incoraggio a guardare a Maria», l’esortazione finale: «Quando lei disse ‘sì’ al messaggio dell’Angelo, era giovane come voi. Ma ebbe il coraggio di confidare nel lieto annuncio che aveva ascoltato e di tradurlo in una vita di fedele dedizione alla sua vocazione, di totale donazione di sé e di completo affidamento all’amorevole premura di Dio. Come Maria, possiate tutti voi essere miti ma coraggiosi nel portare Gesù e il suo amore agli altri. Cari giovani, con grande affetto affido tutti voi e le vostre famiglie alla sua materna intercessione. E vi chiedo, per favore, di ricordarvi di pregare per me. Dio benedica il Myanmar!». Dopo la benedizione finale, il Papa si è trasferito in auto all’aeroporto di Yangon per il congedo ufficiale dal Myanmar.

Card. Bo: «la sua presenza è stata come un tocco di guarigione per questa nazione. «Lei si sente in sintonia con i giovani del mondo. La compagnia dei giovani raddoppia la sua gioia. Lei ha fiducia nei giovani. Anche Don Bosco aveva fiducia dei giovani». È il saluto a Papa Francesco del card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, al termine della Messa con i giovani alla St. Mary’s Cathedral. «Oggi le sfide che si presentano al Paese e alla Chiesa possono essere affrontate con fiducia dai giovani», ha assicurato il cardinale: «Oggi la variopinta comunità di giovani è una grande speranza non solo per la Chiesa ma anche per questo Paese. Fate in modo di diventare una brigata di pace, un esercito di pace!», l’invito ai giovani presenti da ogni parte del Paese. «Lei, Santo Padre, è l’apostolo della speranza», ha proseguito Bo: «Negli ultimi tre giorni il Myanmar ha avuto la grazia di essere immerso nella speranza cristiana. La sua presenza è stata come un tocco di guarigione per questa nazione». Definendo «un miracolo» la presenza di Francesco in Myanmar, l’arcivescovo di Yangon nel ringraziarlo ha ricordato che «quando è stato eletto disse che i cardinali erano andati a cercare il nuovo Papa ‘quasi alla fine del mondo’. Diventato Papa, lei ha scelto di benedire le più remote comunità cattoliche. Siamo profondamente toccati dal vostro paterno amore per questa Chiesa».