Vita Chiesa

Papa in Myanmar: mons. Saw Yaw Han, «il sogno dei nostri padri diventa realtà»

Il Papa alloggerà al primo piano in questa tipica e semplice casa birmana. Sempre al primo piano c’è una piccola cappellina e la sala da pranzo. All’ingresso, nel giardino, campeggia una statua bianca di Papa Francesco con una colomba sulla testa. La cura è massima per ogni dettaglio della visita. Dai 20 bambini, scelti di diverse etnie, che andranno all’aeroporto di Yangon ad accogliere Francesco al suo arrivo in Myanmar, alle dirette tv: per ora sono certe quelle che riprenderanno, il 28 novembre, l’incontro con le autorità politiche nella capitale Nay Pyi Taw e la Messa del 29 novembre al Kyaikkasan Ground di Yangon. Perché il Papa ha scelto di venire proprio qui? «Perché – risponde il vescovo Han – ha a cuore le persone più bisognose e guarda alle periferie. In questo senso, dimostra di essere il pastore che ha l’odore delle pecore».

E aggiunge: «Nel video messaggio rivolto al Myanmar, Francesco ha parlato di riconciliazione, di perdono e di pace nel nostro Paese e ha detto che verrà per riconfermare la comunità cattolica nella sua fede in Dio e nella sua testimonianza nel Vangelo». Il vescovo in questi giorni sta lavorando in strettissimo contatto con le autorità politiche del Paese per la messa a punto di tutti gli aspetti concreti della visita. Ci sono stati incontri serrati qui, in Myanmar, con sopralluoghi nei posti della visita e in Vaticano tra i responsabili della sicurezza dei due Stati.

«C’è stata da parte delle autorità una grandissima disponibilità a lavorare e fare il possibile per favorire e organizzare questa visita», dice mons. Han. «Il Papa ha fatto un grande dono al nostro Paese decidendo di venire qui. Il Myanmar cercherà di dimostragli tutta la sua gratitudine e ospitalità. Siamo un popolo ospitale, pronto ad accoglierlo».