Vita Chiesa

Papa in Paraguay: ai giovani, non essere schiavi «di tutti gli inganni del mondo»

Centinaia di migliaia i giovani presenti, lungo il fiume Paraguay ad Asunción. Hanno aperto l’incontro canti e danze. Poi le testimonianze di una ragazza, Liz, e un ragazzo, Manuel.  Liz assiste la mamma e la nonna gravemente ammalate. Manuel ha vissuto nella povertà e nell’abbandono. Il Papa ha quindi preso la parola, mettendo da parte il discorso preparato, perché questi discorsi – ha detto – sono noiosi. Ha quindi parlato interamente a braccio lasciandosi ispirare dal ragazzo che ha letto il Vangelo, Orlando, che è andato a salutarlo chiedendogli di pregare per la libertà.

Il Papa  ha detto che la libertà è dono di Dio, ma occorre saperla ricevere, avere un cuore libero da tanti vincoli, come lo sfruttamento, la mancanza di mezzi di sopravvivenza, la dipendenza dalla droga, la tristezza. Tutte queste cose – ha detto – ci tolgono la libertà. Libertà è avere un cuore libero che possa dire quello che pensa e sente e possa fare quello che pensa e sente. E ha invitato tutti i giovani a pregare: Signore dammi un cuore libero che non sia schiavo di tutti gli inganni del mondo, delle comodità, di una bella vita, dei vizi, di una falsa libertà che è fare quello che mi piace in ogni momento. Dobbiamo chiedere un cuore libero.

Liz – ha detto il Papa – ci insegna che non bisogna essere come Ponzio Pilato: non bisogna lavarsene le mani. Poteva mettere in un ospizio la madre e la nonna. Invece si è convertita in una servitrice, anzi in una servetta della mamma e della nonna e l’ha fatto con amore. Lei a 25 anni ha bruciato la sua vita servendo la mamma e la nonna. La solidarietà degli altri, degli amici, le ha dato la forza di andare avanti. Qui c’è il quarto comandamento: onora il padre e la madre. Il suo è un grado altissimo di amore.

Manuel – ha poi detto – non ha avuto una vita facile: sfruttato, maltrattato, è stato solo. Invece di vendicarsi della vita è andato a lavorare. Il Papa ha quindi pregato per tutti i bambini che vivono situazioni difficili. E ha indicato ai giovani queste dimensioni: libertà di cuore, servizio, solidarietà, speranza, lavoro, lottare per la vita. La vita – ha detto – non è facile per i giovani. La disperazione spinge molti giovani verso la delinquenza: dobbiamo dire a questi giovani che siamo loro vicini, li vogliamo aiutare con amore.

Sia Liz che Manuel – ha sottolineato – hanno tratto la speranza e la forza da Gesù, da Dio. Abbiamo bisogno – ha detto – di giovani con speranza e fortezza, non giovani deboli, che vivono stanchi e annoiati. Hanno speranza e sono forti i giovani che conoscono Gesù e hanno un cuore libero. Questo è il cammino. Occorre sacrificio, occorre andare controcorrente come ci dicono le Beatitudini che sono il disegno di Dio su di noi. I poveri in spirito sono coloro che capiscono i poveri, gli afflitti sono coloro che sanno coinvolgersi con chi è afflitto.

Il Papa ha quindi raccontato che un sacerdote a Roma gli ha detto,  scherzando: «lei continui a consigliare i giovani a farsi sentire, a fare confusione, e poi noi dobbiamo rimettere a posto la confusione che fanno i giovani». Così il Papa ha detto ai giovani: continuate a farvi sentire, ma aiutate anche a riorganizzare questo movimento che fate in modo da non distruggere nulla.

«Gesù, ti chiedo – ha detto ancora il Papa, sotto forma di preghiera – per i ragazzi e le ragazze che non sanno che Tu sei la loro forza, e che hanno paura di vivere; paura di essere felici, che hanno paura di sognare. Gesù – ha aggiunto -, insegnaci a sognare, a sognare cose grandi, cose belle, cose che anche se

Gesù non è un «venditore di fumo», come il diavolo, ha assicurato il Papa. Il diavolo, ha spiegato nel testo consegnato, «ti promette, ti promette, ma non ti dà nulla, non mantiene mai nulla di ciò che promette. È un cattivo pagatore. Ti fa desiderare cose che non dipendono da lui, che tu le ottenga o no. Ti fa riporre la speranza in qualcosa che non ti renderà mai felice. Questo è il suo gioco, la sua strategia. Parlare molto, promettere molto e non fare nulla. È un gran venditore di fumo perché tutto quello che ci propone è frutto della divisione, del competere con gli altri, dello schiacciare la testa agli altri per ottenere le nostre cose. È un venditore di fumo perché, per raggiungere tutto questo, l’unica strada è mettere da parte i tuoi amici, non sopportare nessuno. Perché tutto si basa sull’apparenza. Ti fa credere che il tuo valore dipende da quanto possiedi». Al contrario, «abbiamo Gesù, che ci offre il suo gioco. Non ci vede fumo, non ci promette apparentemente grandi cose. Non ci dice che la felicità si trova nella ricchezza, nel potere, nell’orgoglio. Al contrario. Ci mostra che la strada è un’altra».

«Questo Direttore Tecnico – ha detto il Papa usando una metafora calcistica – dice ai suoi giocatori: Beati, felici i poveri in spirito, quelli che piangono, i miti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, quelli che lavorano per la pace, i perseguitati per la giustizia. E termina dicendo loro, rallegratevi per tutto questo». «Perché? Perché Gesù non ci mente», ha risposto Francesco: «Ci indica una via che è vita e verità. Egli è la grande prova di questo. È il suo stile, il suo modo di vivere la vita, l’amicizia, la relazione con il Padre. Ed è ciò a cui ci invita. A sentirci figli. Figli amati. Lui non ti vende fumo. Perché sa che la felicità, quella vera, quella che riempie il cuore, non si trova nei vestiti costosi che indossiamo, nelle scarpe che ci mettiamo, nell’etichetta di una determinata marca. Egli sa che la felicità vera sta nell’essere sensibili, nell’imparare a piangere con quelli che piangono, nello stare vicini a quelli che sono tristi, nel dare una mano, un abbraccio. Chi non sa piangere, non sa ridere e pertanto non sa vivere. Gesù sa che in questo mondo di così tanta competizione, invidia e aggressività, la vera felicità deriva dall’imparare ad essere pazienti, a rispettare gli altri, a non condannare né giudicare nessuno».

In sintesi, quella di Gesù «è una proposta di amicizia, di vera amicizia. Però non per rimanere in noi stessi, ma per andare a fare altri amici. Per contagiare l’amicizia di Gesù nel mondo, dovunque vi trovate, al lavoro, nello studio, nel divertimento, in whatsapp, facebook o twitter. Quando andate a ballare, o bevendo una buona bibita. In piazza o giocando una partita nel campo del quartiere. Là è dove stanno gli amici di Gesù. Non vendendo fumo, ma con perseveranza. La perseveranza di sapere che siamo felici, perché abbiamo un Padre nei cieli.