Vita Chiesa

Papa in Svezia: intervista su «La Civiltà Cattolica». «Non si può essere cattolici e settari»

Ampia parte dell’intervista – pubblicata alla vigilia del viaggio apostolico in Svezia, il 31 ottobre, per partecipare alla commemorazione ecumenica dei 500 anni della Riforma luterana – esce in contemporanea sul quotidiano svedese «Dagens Nyheter». Nell’intervista si affrontano molteplici argomenti: i meriti di Lutero e le amicizie del Papa tra i luterani già dai tempi di Buenos Aires; l’ecumenismo del «fare insieme»; la sfida spirituale e intergenerazionale per le Chiese «invecchiate». Tra l’altro il pontefice afferma: «Non si può essere cattolici e settari. Bisogna tendere a stare insieme agli altri». Papa Bergoglio spiega che non prevedeva di celebrare una messa per i cattolici in questo viaggio per «insistere su una testimonianza ecumenica». Poi, «rispondendo alla fervida richiesta della comunità cattolica», ha deciso di celebrare l’eucarestia, allungando il viaggio di un giorno, perché «fosse celebrata non nello stesso giorno e non nello stesso luogo dell’incontro ecumenico per evitare di confondere i piani».

Nel corso dell’intervista Papa Francesco ha ricordato le sue personali relazioni con amici luterani, già da quando era ragazzo, e poi da arcivescovo a Buenos Aires. In particolare quella con il teologo svedese, Anders Ruuth – «l’uomo che ha fatto tanto bene alla mia vita» – e quella con Albert Andersen, già pastore della chiesa di Danimarca, con cui ha avuto «una discussione molto forte a distanza… Mi ha rimproverato con onestà e sincerità, come un vero amico. Quando è tornato a Buenos Aires, sono andato a chiedergli scusa». Nell’intervista il Papa condensa i «meriti» di Lutero in due parole: Riforma, «fondamentale perché la Chiesa è semper reformanda», e Scrittura: «Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo». Ampia l’attenzione al tema dell’ecumenismo: senza mettere in dubbio il ruolo del dialogo teologico, il Pontefice sottolinea che «fare qualcosa insieme è una forma alta ed efficace di dialogo» in particolare, preghiera e opere di misericordia. Posto poi che «fare proselitismo nel campo ecclesiale è peccato», ricorda «l’ecumenismo del sangue»: «Nell’unità quello che non sbaglia mai è il demonio. Quando i cristiani sono perseguitati e uccisi lo sono perché sono cristiani». In questo senso definisce il Medio Oriente come «terra di martiri».

La vivacità delle comunità ecclesiali» dipende «dallo Spirito», mentre ci sono «chiese invecchiate che sembrano essere interessate solamente a conservare il loro spazio» e «chiuse nei programmi». Nell’intervista Papa Francesco si sofferma sulla sfida per le Chiese in terre secolarizzate e sul pericolo del benessere che intorpidisce le coscienze e mette a tacere l’inquietudine. In particolare ai gesuiti svedesi lancia l’appello ad avere il cuore inquieto e strutture altrettanto «inquiete». Interpellato sulle sue aspettative rispetto al viaggio, il Papa si esprime così: «La mia attesa è quella di riuscire a fare un passo di vicinanza, a essere più vicino ai miei fratelli e alle mie sorelle». In chiusura di intervista, viene chiesto: «Chi è Gesù per Jorge Mario Bergoglio?». La risposta: «Gesù per me è Colui che mi ha guardato con misericordia e mi ha salvato. Il mio rapporto con Lui ha sempre questo principio e fondamento. Gesù ha dato senso alla mia vita di qui sulla terra, e speranza per la vita futura. Con la misericordia mi ha guardato, mi ha preso, mi ha messo in strada…».

«E mi ha dato una grazia importante – aggiunge il pontefice –: la grazia della vergogna. La mia vita spirituale è tutta scritta nel capitolo 16 di Ezechiele. Specialmente nei versetti finali, quando il Signore rivela che avrebbe stabilito la sua alleanza con Israele dicendogli: ‘Tu saprai che io sono il Signore, perché te ne ricordi e ti vergogni e, nella tua confusione, tu non apra più bocca, quando ti avrò perdonato quello che hai fatto’. La vergogna è positiva: ti fa agire, ma ti fa capire qual è il tuo posto, chi tu sei, impedendo ogni superbia e vanagloria».