Vita Chiesa

Papa in Terra Santa: Dichiarazione comune di Francesco e Bartolomeo I

«Pienamente consapevoli di non avere raggiunto l’obiettivo della piena comunione, oggi ribadiamo il nostro impegno a continuare a camminare insieme verso l’unità», hanno dichiarato, anelando «al giorno in cui finalmente parteciperemo insieme al banchetto eucaristico». Intanto, «abbiamo sin d’ora il dovere di offrire una testimonianza comune all’amore di Dio verso tutti, collaborando nel servizio all’umanità, specialmente per quanto riguarda la difesa della dignità della persona umana in ogni fase della vita e della santità della famiglia basata sul matrimonio, la promozione della pace e del bene comune, la risposta alle miserie che continuano ad affliggere il nostro mondo. Riconosciamo che devono essere costantemente affrontati la fame, l’indigenza, l’analfabetismo, la non equa distribuzione dei beni. È nostro dovere sforzarci di costruire insieme una società giusta ed umana, nella quale nessuno si senta escluso o emarginato». Un richiamo anche all’impegno della «custodia del creato».

Esiste «un urgente bisogno di cooperazione efficace e impegnata tra i cristiani, al fine di salvaguardare ovunque il diritto ad esprimere pubblicamente la propria fede e ad essere trattati con equità quando si intende promuovere il contributo che il cristianesimo continua ad offrire alla società e alla cultura contemporanee». Francesco e Bartolomeo I esortano «tutti i cristiani a promuovere un autentico dialogo con l’ebraismo, con l’islam e con le altre tradizioni religiose. L’indifferenza e la reciproca ignoranza possono soltanto condurre alla diffidenza e, purtroppo, persino al conflitto». Da Gerusalemme, esprimono anche la «comune profonda preoccupazione per la situazione dei cristiani in Medio Oriente e per il loro diritto a rimanere cittadini a pieno titolo delle loro patrie». Hanno innalzato, perciò, una preghiera a Dio «per la pace in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente». «Preghiamo specialmente – hanno detto – per le Chiese in Egitto, in Siria e in Iraq, che hanno sofferto molto duramente a causa di eventi recenti. Incoraggiamo tutte le parti, indipendentemente dalle loro convinzioni religiose, a continuare a lavorare per la riconciliazione e per il giusto riconoscimento dei diritti dei popoli. Siamo profondamente convinti che non le armi, ma il dialogo, il perdono e la riconciliazione sono gli unici strumenti possibili per conseguire la pace».