Vita Chiesa

Papa in Turchia: «Musulmani ebrei e cristiani godano dei medesimi diritti»

Rivolgendosi al presidente Recep Tayyip Erdogan, al primo ministro Ahmet Davutoðlu e alle autorità politiche turche nel palazzo presidenziale dove è stato accolto con una cerimonia di benvenuto, il Papa ha detto: «Occorre portare avanti con pazienza l’impegno di costruire una pace solida, fondata sul rispetto dei fondamentali diritti e doveri legati alla dignità dell’uomo». Ed ha aggiunto: «A tal fine, è fondamentale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani – tanto nelle disposizioni di legge, quanto nella loro effettiva attuazione -, godano dei medesimi diritti e rispettino i medesimi doveri». Il pensiero del Papa va subito al Medio Oriente, «da troppi anni – dice – teatro di guerre fratricide, che sembrano nascere l’una dall’altra, come se l’unica risposta possibile alla guerra e alla violenza dovesse essere sempre nuova guerra e altra violenza». «Per quanto tempo dovrà soffrire ancora il Medio Oriente a causa della mancanza di pace?», chiede Papa Francesco. «Non possiamo rassegnarci alla continuazione dei conflitti – incalza – come se non fosse possibile un cambiamento in meglio della situazione! Con l’aiuto di Dio, possiamo e dobbiamo sempre rinnovare il coraggio della pace!».

Per il Medio Oriente soprattutto, il Papa chiede il coraggio di «invertire la tendenza» e «portare avanti con esito positivo un processo di pacificazione». Fino ad oggi, aggiunge, «siamo purtroppo ancora testimoni di gravi conflitti. In Siria e in Iraq, in particolar modo, la violenza terroristica non accenna a placarsi. Si registra la violazione delle più elementari leggi umanitarie nei confronti dei prigionieri e di interi gruppi etnici». Nel suo discorso il Papa parla delle «gravi persecuzioni ai danni di gruppi minoritari, specialmente – ma non solo -, i cristiani e gli yazidi», costretti «ad abbandonare le loro case e la loro patria per poter salvare la propria vita e rimanere fedeli al proprio credo». «Nel ribadire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre però nel rispetto del diritto internazionale», il Papa ricorda anche che «non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare» e chiede «un forte impegno comune», «contro la fame e le malattie, per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia del creato, in soccorso di tante forme di povertà e marginalità che non mancano nemmeno nel mondo moderno». Alla Turchia invece affida in particolare il compito di «favorire un incontro di civiltà e nell’individuare vie praticabili di pace e di autentico progresso».