Vita Chiesa

Papa in Turchia: incontro con i bambini e i ragazzi profughi, «non scoraggiatevi»

L’incontro, durato una trentina di minuti, si è svolto all’interno della cattedrale del Santo Spirito. La maggior parte dei bambini aveva un’età di 10/11 anni e frequenta la scuola gestita per loro dai salesiani che con corsi d’inglese li prepara ad emigrare soprattutto negli Stati Uniti, Canada e Australia. Il Papa è entrato dalla porta centrale, ha attraversato la navata e si è seduto ai piedi dell’altare mentre i ragazzi erano nelle prime file dei banchi della chiesa. Padre Andres, direttore della scuola, ha salutato il Papa in spagnolo. Poi ha preso la parola una ragazza irachena cristiana che ha espresso al Santo Padre l’emozione d’incontrarlo e ha raccontato «la situazione drammatica dalla quale è fuggita e il disagio in cui viveva, non potendo andare a scuola e vivendo in condizione di pericolo». Un momento toccante è stato quando i ragazzi hanno cantato al Papa una canzone in spagnolo, inglese e arabo, accompagnati alla chitarra da padre Andres.

Il Papa ha detto ai ragazzi che avrebbe voluto incontrare più rifugiati durante il suo viaggio in Turchia, ma che non ha potuto per un programma già molto intenso. «Cari giovani – ha poi detto -, non scoraggiatevi. Con l’aiuto di Dio, continuate a sperare in un futuro migliore, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che adesso state affrontando». «Ricordatevi sempre che Dio non dimentica nessuno dei suoi figli, e che i più piccoli e i più sofferenti sono più vicini al suo cuore di Padre». Parlando ai giovani il Santo Padre è tornato a rivolgere un appello alla comunità internazionale. «Le condizioni degradanti in cui tanti profughi devono vivere – ha detto –  sono intollerabili! Per questo bisogna mettere tutto l’impegno per rimuovere le cause di questa realtà. Lancio un appello per una maggiore convergenza internazionale volta a risolvere i conflitti che insanguinano le vostre terre di origine, a contrastare le altre cause che spingono le persone a lasciare la loro patria e a promuovere le condizioni perché possano rimanere o ritornare». «Incoraggio tutti coloro che stanno operando generosamente e lealmente per la giustizia e la pace a non perdersi d’animo. Mi rivolgo ai Capi politici, affinché tengano conto che la grande maggioranza delle loro popolazioni aspira alla pace, anche se a volte non ha più la forza e la voce per chiederla!».