Vita Chiesa

Papa in Uganda: Messa a Namugongo, i martiri testimoni di fede e di «ecumenismo del sangue»

«Tutti questi testimoni – ha osservato il Papa nel santuario immerso nel verde che fa memoria di san Charles Lwanga, Joseph Mkasa e dei loro compagni – hanno coltivato il dono dello Spirito Santo nella propria vita e hanno dato liberamente testimonianza della loro fede in Gesù Cristo, anche a costo della vita, e molti in così giovane età». Anche noi lo abbiamo ricevuto «per diventare figli e figlie di Dio, ma anche per dare testimonianza a Gesù e farlo conoscere e amare in ogni luogo». Un dono dato «per essere condiviso». «La loro fede – ha sottolineato Francesco – divenne testimonianza; oggi, venerati come martiri, il loro esempio continua ad ispirare tante persone nel mondo. Essi continuano a proclamare Gesù Cristo e la potenza della Croce». Se, come i martiri, «noi quotidianamente ravviviamo il dono dello Spirito che abita nei nostri cuori, allora certamente diventeremo quei discepoli missionari che Cristo ci chiama ad essere».

L’apertura verso gli altri «incomincia nella famiglia, nelle nostre case, dove si impara la carità e il perdono, e dove nell’amore dei nostri genitori si impara a conoscere la misericordia e l’amore di Dio. Tale apertura si esprime anche nella cura verso gli anziani e i poveri, le vedove e gli orfani», ha detto il Papa nell’omelia ricordando tutti i martiri dell’Uganda: 22 cattolici e 12 anglicani. La loro testimonianza, ha spiegato, mostra che «i piaceri mondani e il potere terreno non danno gioia e pace durature. Piuttosto, la fedeltà a Dio, l’onestà e l’integrità della vita e la genuina preoccupazione per il bene degli altri ci portano quella pace che il mondo non può offrire». E questo «non diminuisce la nostra cura per questo mondo»; al contrario «offre uno scopo alla vita in questo mondo e ci aiuta a raggiungere i bisognosi, a cooperare con gli altri per il bene comune e a costruire una società più giusta, che promuova la dignità umana, senza escludere nessuno, che difenda la vita, dono di Dio, e protegga le meraviglie della natura, il creato, la nostra casa comune». Questa, per papa Francesco, è l’eredità dei martiri ugandesi: «Vite contrassegnate dalla potenza dello Spirito Santo» che «testimoniano anche ora il potere trasformante del Vangelo di Gesù Cristo». Un’eredità che si onora portando «la loro testimonianza a Cristo nelle nostre case e ai nostri vicini, sui posti di lavoro e nella società civile, sia che rimaniamo nelle nostre case, sia che ci rechiamo fino al più remoto angolo del mondo».