Vita Chiesa

Papa, udienza: Paesi Baltici hanno superato prove terribili ma la libertà da sola non basta. Annuncia messaggio ai cattolici

All’indomani del suo viaggio, Francesco ne ha ripercorso le tappe del suo recente viaggio (22-25 settembre) durante la catechesi dell’udienza generale, ringraziando innanzitutto i presidenti delle tre Repubbliche e le autorità civili «per la squisita accoglienza» ricevuta.

«La libertà non basta senza l’amore che viene da Dio». Menzionando il motivo del suo 25° viaggio apostolico – il centenario dell’indipendenza dei tre Paesi – Papa Francesco ha commentato: «Cento anni che essi hanno vissuto per metà sotto il giogo delle occupazioni, quella nazista, prima, e quella sovietica, poi». «La mia visita è avvenuta in un contesto assai mutato rispetto a quello che incontrò S. Giovanni Paolo II», ha fatto notare Francesco: «Perciò la mia missione era annunciare nuovamente a quei popoli la gioia del Vangelo e la rivoluzione della misericordia, della tenerezza, perché la libertà non basta a dare senso e pienezza alla vita senza l’amore, amore che sempre viene da Dio». «Il Vangelo, che nel tempo della prova dà forza e anima la lotta per la liberazione, nel tempo della libertà è luce per il quotidiano cammino delle persone, delle famiglie, delle società – la tesi del Papa – ed è sale che dà sapore alla vita ordinaria e la preserva dalla corruzione della mediocrità e degli egoismi».

Dialogo tra generazioni. «In Lituania i cattolici sono la maggioranza, mentre in Lettonia e in Estonia prevalgono i luterani e gli ortodossi, ma molti si sono allontanati dalla vita religiosa». È la «fotografia» dei tre Paesi baltici appena visitati scattata dal Papa. «Rafforzare la comunione tra tutti i cristiani, già sviluppatasi durante il duro periodo della persecuzione», la «sfida» da raccogliere: «La dimensione ecumenica era intrinseca a questo viaggio, e ha trovato espressione nel momento di preghiera nella cattedrale di Riga e nell’incontro con i giovani a Tallinn», ha sottolineato Francesco. Citando poi i discorsi rivolti alle rispettive autorità dei tre Paesi, il Papa ha fatto notare di aver messo l’accento «sul contributo che essi danno alla comunità delle Nazioni e specialmente all’Europa: contributo di valori umani e sociali passati attraverso il crogiolo della prova». «Ho incoraggiato il dialogo tra la generazione degli anziani e quella dei giovani, perché il contatto con le radici possa continuare a fecondare il presente e il futuro», ha raccontato ancora il Papa ai 18mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro: «Ho esortato a coniugare sempre la libertà con la solidarietà e l’accoglienza, secondo la tradizione di quelle terre».

Custodire la memoria dei martiri. «Che grande testimonianza in questo hanno dato e danno ancora tanti preti, religiosi e religiose anziani! Hanno sofferto calunnie, prigioni, deportazioni, ma sono rimasti saldi nella fede», ha esclamato il Papa, che ha citato l’incontro con i sacerdoti, i consacrati e i seminaristi in Lituania. «Ho esortato a non dimenticare, a custodire la memoria dei martiri, per seguire i loro esempi», ha detto Francesco, ricordando che «ai giovani e agli anziani erano dedicati due incontri specifici: con i giovani a Vilnius, con gli anziani a Riga. «Nella piazza di Vilnius, piena di ragazzi e ragazze, era palpabile il motto della visita in Lituania: ‘Gesù Cristo nostra speranza’», ha raccontato il Papa: «Le testimonianze hanno manifestato la bellezza della preghiera e del canto, dove l’anima si apre a Dio; la gioia di servire gli altri, uscendo dai recinti dell”io’ per essere in cammino, capaci di rialzarsi dopo le cadute». «Con gli anziani, in Lettonia, ho sottolineato lo stretto legame tra pazienza e speranza», ha proseguito Francesco: «Coloro che sono passati attraverso dure prove sono radici di un popolo, da custodire con la grazia di Dio, perché i nuovi germogli possano attingervi e fiorire e portare frutto. La sfida per chi invecchia è non indurirsi dentro, ma rimanere aperto e tenero di mente e di cuore; e questo è possibile con la ‘linfa’ dello Spirito Santo, nella preghiera e nell’ascolto della Parola».

«È commovente vedere fino a che punto può arrivare la crudeltà umana!», ha esclamato, a braccio, il Papa, che nella parte finale dell’udienza di oggi ha ricordato uno dei momenti salienti del viaggio nei Paesi baltici appena concluso: il Museo delle occupazioni e delle lotte per la libertà. «Ho sostato in preghiera nelle stanze dove venivano detenuti, torturati e uccisi gli oppositori del regime», ha ricordato Francesco. «Ne uccidevano più o meno quaranta per notte», ha aggiunto a braccio: «È commovente vedere fino a che punto può arrivare la crudeltà umana! Pensiamo a questo», l’invito. A Vilnius, inoltre, il Papa ha reso omaggio alle vittime del genocidio ebraico in Lituania, esattamente a 75 anni dalla chiusura del grande Ghetto, «che fu anticamera della morte per decine di migliaia di ebrei», ha sottolineato Francesco. «Passano gli anni, passano i regimi, ma sopra la Porta dell’Aurora di Vilnius, Maria, Madre della Misericordia, continua a vegliare sul suo popolo, come segno di sicura speranza e di consolazione», il messaggio di speranza del Papa: «Segno vivo del Vangelo è sempre la carità concreta. Anche dove più forte è la secolarizzazione, Dio parla col linguaggio dell’amore, della cura, del servizio gratuito a chi è nel bisogno. E allora i cuori si aprono, e succedono miracoli: nei deserti germoglia vita nuova». Nelle tre celebrazioni eucaristiche – a Kaunas, Lituania, ad Aglona, Lettonia, e a Tallinn, Estonia – «il santo Popolo fedele di Dio in cammino in quelle terre ha rinnovato il suo ‘sì’ a Cristo nostra speranza», ha concluso Francesco: «Lo ha rinnovato con Maria, che sempre si mostra Madre dei suoi figli, specialmente dei più sofferenti; lo ha rinnovato come popolo scelto, sacerdotale e santo, nel cui cuore Dio risveglia la grazia del Battesimo». «Preghiamo per i nostri fratelli e sorelle della Lituania, della Lettonia e dell’Estonia!», l’invito finale, a braccio, ai 18mila presenti in piazza.

Un messaggio di incoraggiamento» ai cattolici di tutto il mondo. «Ho deciso di rivolgere ai cattolici cinesi e a tutta la Chiesa universale un Messaggio di fraterno incoraggiamento, che sarà pubblicato quest’oggi». Lo ha annunciato il Papa ai 18mila fedeli presenti oggi in piazza, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana che concludono l’udienza. «Con ciò – ha proseguito – auspico che in Cina si possa aprire una nuova fase, che aiuti a sanare le ferite del passato, a ristabilire e a mantenere la piena comunione di tutti i cattolici cinesi e ad assumere con rinnovato impegno l’annuncio del Vangelo». «Sabato scorso, 22 settembre, è stato firmato a Pechino un Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei vescovi in Cina», ha ricordato Francesco: «L’Accordo è frutto di un lungo e ponderato cammino di dialogo, inteso a favorire una più positiva collaborazione tra la Santa Sede e le Autorità cinesi per il bene della Comunità cattolica in Cina e per l’armonia dell’intera società». Questo lo «spirito» con cui il Papa ha deciso di rivolgere il citato messaggio. «Abbiamo un compito importante!», l’appello del Papa: «Siamo chiamati ad accompagnare con fervente preghiera e con fraterna amicizia i nostri fratelli e sorelle in Cina. Essi sanno che non sono soli. Tutta la Chiesa prega con loro e per loro. Chiediamo alla Madonna, madre della Speranza e Aiuto dei Cristiani, di benedire e custodire tutti i cattolici in Cina, mentre per l’intero Popolo cinese invochiamo da Dio il dono della pace».