Vita Chiesa

Pasqua: segni e simboli della «madre di tutte le veglie», spiegati bene

Iniziamo dall’orario: perché viene celebrata di notte?«Sin dai primi secoli la comunità cristiana ha voluto prepararsi alle celebrazioni più importanti attraverso una veglia, la preghiera notturna della sera precedente al giorno della festa, per entrare in un clima di orante attesa. Tale usanza attinge le sue radici alla tradizione giudaica di far iniziare il giorno, e soprattutto un giorno solenne, con il tramonto del giorno precedente (da sempre la comunità ebraica al tramonto del venerdì celebra l’arrivo del sabato) e tuttoggi ci permette di iniziare la celebrazione di una solennità, come di ogni domenica, a partire dalla sera precedente: dal tramonto del sabato infatti possiamo celebrare la Messa domenicale, festiva a tutti gli effetti, entrando già nel giorno del Signore.A partire dal II secolo abbiamo diverse testimonianze di una veglia notturna di preghiera nella notte di Pasqua, caratterizzata da più letture bibliche, che precedeva la stessa celebrazione eucaristica. Nel caso della Pasqua, a differenza di quanto avviene a Natale, o nelle altre solennità, non esiste una celebrazione vespertina al tramonto del giorno precedente, ma volutamente si è voluto conservare il carattere notturno della veglia in attesa orante dell’alba di risurrezione, come avveniva nei primi secoli».Quali sono le attenzioni da osservare per celebrarla nel modo corretto?«Direi rispettarne il carattere “notturno” che, per svariati motivi, non è stato sempre osservato lungo i secoli: gradualmente, nel medioevo, si è anticipato l’orario arrivando a celebrare la veglia pasquale nel pomeriggio o addirittura a fine mattinata del sabato santo, stravolgendo in questo modo il senso dell’attesa notturna e il senso dei vari segni inseriti nella liturgia (basti pensare al fuoco nuovo benedetto durante il lucernario, al cero pasquale, al canto dell’Exultet che più volte richiama alla “notte beata… notte veramente gloriosa”).Con la riforma dei riti della Settimana Santa avvenuta nel 1955 grazie a papa Pio XII, fu richiesto chiesto di non anticiparla prima delle ore 20 per rispettare la sua natura di veglia notturna. Oggi il Messale non indica più un orario preciso, lasciando così la possibilità di adattarsi alle reali esigenze di natura pastorale, ma riporta esplicitamente che si svolga “durante la notte, così che non inizi prima che scenda la notte e si concluda prima dell’alba”».L’accensione del fuoco sacro è un momento solenne e suggestivo: cosa rappresenta?«L’accensione di un fuoco nuovo, che verrà benedetto e da cui sarà tratta la fiamma del cero pasquale, è di fatto la prima modalità che la Chiesa ha scelto per celebrare la risurrezione del Signore: utilizzando un elemento naturale che tutti possono percepire – quando di notte si accende un fuoco, immediatamente compare la luce e sparisce il buio – vogliamo riaffermare e rivivere la Pasqua di Gesù, che risorgendo ha vinto le tenebre del peccato e della morte, che ha sconfitto definitivamente ogni notte del male.È per questo che da diversi secoli la veglia pasquale prende avvio con il rito del lucernario: dietro al cero pasquale, vero simbolo del Signore risorto, luce e vita del mondo, entriamo in processione dentro la chiesa e gradualmente lasciamo che quella fiamma del fuoco nuovo benedetto illumini anche le candele di tutti i fedeli e infine si estenda illuminado tutta la chiesa. Questo primo momento della veglia termina con l’intronizzazione del cero pasquale, la sua incensazione e il canto dell’Exultet, un antichissimo inno di lode in onore del Risorto».La liturgia della Parola è diversa da quella delle normali celebrazioni eucaristiche: perché?«Sicuramente ascoltiamo un numero maggiore di letture bibliche – da un minimo di cinque (quattro dell’Antico Testamento e due del Nuovo) fino al massimo di nove (sette dell’Antico Testamento più le due del Nuovo) – che ci vogliono aiutare a rivivere, attraverso la proclamazione della Sacra Scrittura, i grandi eventi della storia della salvezza.Tra le letture dell’Antico Testamento abbiamo il brano della creazione, del sacrificio di Abramo, del passaggio del Mar Rosso, della nuova Gerusalemme, della salvezza offerta gratuitamente a tutti gli uomini, della fonte della sapienza, del cuore nuovo e dello spirito nuovo. Come brani del Nuovo Testamento abbiamo sempre la lettera di San Paolo apostolo ai Romani in cui ci viene ricordato come nel battesimo siamo morti, sepolti e risorti con Cristo e un brano evangelico che ci riporta l’evento della Risurrezione. Occorre anche ricordare come ogni lettura viene accompagnata da un salmo responsoriale – che riprende il tema della lettura facendoci entrare in dialogo con Dio – e da un’orazione colletta che riporta lo stesso tema declinandolo in una preghiera diretta a Dio per noi e per tutta l’umanità. Davvero una liturgia della Parola ricca e abbondante, vero scrigno prezioso che ci permette di attingere all’immenso tesoro della salvezza offerta per noi».È anche l’occasione di fare memoria del battesimo e di rinnovare le promesse battesimali. In alcune chiese si celebrano i sacramenti di iniziazione cristiana degli adulti. Perché proprio nella veglia di Pasqua?«Riprendendo quanto ci viene proclamato nella lettera di San Paolo apostolo ai Romani, la comunità cristiana ha sempre avuto la consapevolezza che nel battesimo ogni credente viene unito indissolubilmente alla morte e risurrezione di Cristo. Già dal III secolo, dovendo scegliere il momento migliore per celebrare l’iniziazione cristiana degli adulti (battesimo, confermazione e comunione), si individuò nella veglia pasquale un momento privilegiato proprio per la concomitanza cronologico-liturgica con la celebrazione della Pasqua. Ciò non toglie che la Chiesa celebri battesimi, cresime e comunioni, di adulti e bambini, in ogni momento dell’anno, ma riconosce nella veglia pasquale una particolare sottolineatura celebrativa».In alcune chiese c’è la tradizione della benedizione delle uova pasquali. È un gesto opportuno?«L’uovo nella tradizione cristiana ha sempre richiamato all’evento della risurrezione: come il pulcino rompe il guscio ed esce alla vita, così il Signore risorto ha infranto definitivamente ogni barriera della morte per inaugurare la Vita nuova. E’ per questo che normalmente le uova arricchiscono la nostra tavola il giorno di Pasqua.Portarle con noi in chiesa durante la veglia pasquale o durante la Messa del giorno per ricevere la benedizione di Dio è sicuramente una preghiera che attinge alla Tradizione della nostra fede e che deve essere vissuto in spirito di vera devozione cristiana (sarebbe assurdo chiedere la benedizione delle uova senza voler partecipare alla veglia o alla Messa di Pasqua)».Abbiamo da poco ripreso la Messa senza distanziamento nelle chiese. Il tempo di Pasqua può essere il periodo giusto per tornare ad apprezzare il gusto e la bellezza del celebrare insieme?«Direi proprio di si, ed è quanto desideriamo e chiediamo nella preghiera, di poter gustare sempre più, e sempre meglio, il nostro pregare insieme. Di fatto le mascherine e il distanziamento, per quanto utilissimi e vissuti come attenzione premurosa verso il bene nostro e degli altri, hanno reso più faticoso il nostro vivere quotidiamo e anche il nostro celebrare. È stato soprattutto difficile e doloroso, in alcune circostanze, vedersi costretti a dire alle persone che in chiesa non c’era più possibilità di entrare, per il raggiunto limite imposto dal necessario distanziamento. E adesso, che almeno in parte, possiamo tornare alla normalità (non vi nego la profonda commozione, domenica scorsa, nel vedere le panche della chiesa tornate nuovamente piene di persone) abbiamo davvero un’occasione preziosa per valorizzare quanto sia importante il celebrare insieme. Che questa Settimana Santa e tutto il Tempo di Pasqua ci aiuti a riscoprire la bellezza del nostro essere comunità che, con un cuore solo e un’anima sola, celebra il Signore Risorto!»