Vita Chiesa

Passate le feste, Gesù non ci lascia

Con la domenica del Battesimo del Signore, si è chiuso il tempo di Natale ed è iniziato il tempo ordinario. Mi sono sentita dire da qualcuno: «Che tristezza la fine delle feste natalizie!».

C’è, di sicuro, un certo naturale dispiacere nel disfare albero e presepe, nell’interrompere quella rete di relazioni e condivisione che il Natale dà l’occasione di riallacciare fortemente. Eppure, credo che una sottile, profonda gioia dovrebbe nascere in ogni cristiano quando inizia quel tempo liturgico fatto di ordinarietà, dove egli è chiamato a portare la gioia e la speranza del Verbo fatto carne e venuto ad abitare fra noi. Il Natale, infatti, è una solennità che ci ricorda un grande mistero che sempre è presente e operante nella nostra vita: l’incarnazione, infatti, avviene ogni giorno, nei gesti più piccoli e discreti, e per questo più grandi, di amore; avviene nel coraggio di affrontare il quotidiano con fede e speranza, nel promuovere fra noi gesti di pace, nello sforzo di essere testimoni di Cristo soprattutto con la vita. Il Natale, come festa, è terminato. Sicuramente ha portato a ognuno una nuova ventata di Spirito Santo, ed è stato un momento di grazia. Ma è, ora, il momento di vivere la vera festa, quella della vita di tutti i giorni. Ci attende, ora, la sfida più grande, quella che veramente ci porterà all’autentica celebrazione dell’incarnazione di Cristo. Scrive la teologa domenicana Antonietta Potente: «Nel Salmo 63, uno dei salmi che consideriamo più mistici, perché è un cantico che esprime il desiderio umano verso il mistero, troviamo l’immagine della persona che cammina con questa sete: “O Dio, Tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco”. Ebbene, nel versetto 7 scopriamo che il luogo di questo desiderio è un luogo della vita quotidiana: il letto. Noi avremmo pensato: stare vicino al tempio o in un bel parco naturale. No, il luogo della preghiera come implorazione, come desiderio è quando “Nel mio letto di te mi ricordo, penso a te nelle veglie notturne. A te che sei stato il mio aiuto. Esulto di gioia all’ombra delle tue ali”». Dio ci attende nelle nostre case, nei momenti di gioia, in quelli di sconforto e di lotta, nei luoghi più impensati. Facciamo ancora fatica, infatti, a comprendere che Dio, diventando uomo, ha sacralizzato ogni aspetto della nostra vita. È entrato nell’intimità della nostra esistenza, per abitarla e innalzarla. Ha posto la sua dimora in tutto ciò che è piccolo e che, in Lui, diviene straordinario. Suor Mirella Caterinadelle contemplative domenicane di Pratovecchio