Vita Chiesa

Prato, appello del vescovo Agostinelli: «Non chiuda il Monte dei Pegni»

Da troppo tempo e con grande chiarezza arrivano segnali sempre più preoccupanti e insistiti da una parte crescente di popolazione che vive con grande sofferenza e preoccupazione una situazione di insostenibile povertà materiale e morale, a causa della drammatica mancanza dell’essenziale, del lavoro, della casa, della salute, della giustizia, della solidarietà, della speranza. Il grido di dolore dei poveri, che in tutto il mondo assedia, purtroppo inascoltato, i palazzi del potere, è pienamente avvertibile anche nella nostra realtà locale e giunge anche – non posso ignorarlo – al portone di palazzo vescovile, interpellando ogni giorno, ogni ora, ogni momento la Chiesa e la società pratese.

Non possiamo non ascoltare queste richieste: anche il grande magistero di Papa Francesco si è collocato fin dall’inizio su questo versante, mettendosi all’ascolto dei più poveri, dei più deboli, dei sofferenti. Purtroppo tutto ciò sembra lasciare indifferenti il mondo degli affari, della finanza e della politica.

È recente la decisione di una banca, la maggiore operante nell’area pratese, di chiudere il Monte dei Pegni, mettendo in gravissima difficoltà molte famiglie, già umiliate per aver consegnato le loro povere cose in cambio di un modesto prestito. È ciò che si evince da un “avviso alla clientela in possesso di polizza di credito su pegno” emesso dalla banca lo scorso giugno. Si chiede di riscattare quanto impegnato entro il 31 dicembre, pena la vendita all’asta dei beni stessi.

L’eco di questa decisione è arrivato anche in palazzo vescovile, non poche famiglie mi hanno espresso viva preoccupazione, non solo per la fine di un servizio prezioso, ma anche per l’estrema difficoltà che hanno a poter rimborsare il prestito ottenuto.

Questo provvedimento, che mi ostino a sperare venga revocato, avrà conseguenze che non esito a definire devastanti, qualora non trovi una risposta corale ed equa da parte della società pratese. Non compete certo al Vescovo dettare soluzioni pratiche, indicare soggetti e mezzi per dare risposte pertinenti. Spetta invece al Vescovo risvegliare le coscienze, pungolare sensibilità assopite, indicare i valori a cui attenersi nella promozione del diritto a vivere una vita accettabile e nella difesa dell’insopprimibile dignità delle persone e delle famiglie.

La comunità di Prato ha dimostrato nella sua lunga storia di avere le risorse morali e materiali per onorare la propria tradizione di solidarietà, di inventiva, di innovazione. Ha un ricco patrimonio di associazioni, cattoliche e laiche, da mobilitare per mantenere il tessuto connettivo della convivenza civile, che rischia di lacerarsi nella disperazione egoistica degli interessi e delle fazioni.

A queste mi rivolgo chiedendo uno scatto d’orgoglio e di umanità per rispondere ad uno stato di assoluta necessità.

Spero che da questo insieme di circostanze negative, che da troppo tempo gravano sul futuro della nostra comunità, possano emergere nuove potenzialità positive, tali da integrare l’impegno dell’attuale classe dirigente, pubblica e privata, perché in modo responsabile e competente sappiano farsi carico delle soluzioni possibili, anche a rischio di compromettere la propria posizione di parte.

È questo l’augurio che voglio rivolgere ai pratesi in occasione di ferragosto. Si fa festa, in questo giorno, per l’Assunzione di Maria, in anima e corpo, al Cielo, la termine della sua vita terrena. Questo grande punto fermo della nostra fede ci ricorda che è l’uomo concreto, con il suo corpo e le sue esigenze globalmente intese, che interessa a Dio e alla Chiesa.

La nostra Diocesi e il suo Vescovo saranno pronti a seguire questo cammino di crescita, senza inutili e inopportune sovrapposizioni, facendo sentire la loro vicinanza alle istituzioni e agli organismi chiamati ad assumere le decisioni più giuste e più vere. 

Franco Agostinelli, Vescovo