Vita Chiesa

Prato, iniziato il cammino per la beatificazione di don Didaco Bessi

Non solo tante consorelle della congregazione, ma anche rappresentanti delle autorità, i pronipoti di don Didaco e molte persone hanno preso posto in cattedrale per il rito, presieduto dal vescovo di Prato Franco Agostinelli.

Una celebrazione che ha quanto mai sottolineato l’importanza dei caratteri della santità, come ha precisato lo stesso presule pratese durante la sua omelia: «Celebrare la santità non è demodé, anzi la santità è qualcosa di molto attuale. Tutti sono chiamati a raggiungerla, è un riferimento importante per tutti noi, ma ha bisogno di esempi. I santi sono come delle frecce segnaletiche che ci indicano il cammino giusto da percorrere». E, in particolare, riferendosi al parroco di Iolo vissuto oltre 150 anni fa, mons. Agostinelli ha detto: «È figlio della nostra Chiesa, di un nostro paese. Ha vissuto in maniera straordinaria l’ordinarietà della sua vita. Ha sposato la causa del suo tempo, della sua gente, rispondendo ai bisogni del suo popolo».

All’interno della serata, è stato presentato il Tribunale che ascolterà le testimonianze, presieduto dal can. Daniele Scaccini in qualità di giudice delegato, don Gianni Gualtieri come promotore di giustizia e suor Marinella Bini come notaio. Con la lettura del Supplex Libellus il postulatore della causa di beatificazione, il domenicano fra’ Francesco Maria Ricci, ha delineato la vita e le opere di don Bessi, precedendo la lettura del Nihil Obstat della Santa Sede e del decreto di introduzione della Causa e di costituzione del tribunale redatto da mons. Agostinelli, lette al popolo dal notaio ad casum don Giancarlo Innocenti.

Un giorno di grande festa per la comunità delle domenicane di Santa Maria del Rosario di Iolo, di cui il Servo di Dio Didaco Bessi è stato il fondatore: «Don Didaco con il suo esempio ci ricorda ogni giorno che dobbiamo rendere la nostra chiesa più bella e più santa – ha detto madre Paola Collotto, superiora delle domenicane di Iolo – la sua umiltà, la sua mitezza, la sua dolcezza sono i tratti fondamentali di questa figura tanto amata, una figura straordinaria nella sua semplicità».

A questo punto il Tribunale nominato inizierà ad ascoltare le testimonianze per dimostrare le virtù eroiche del Servo di Dio, continuando il lungo iter verso la beatificazione: «Abbiamo iniziato questo itinerario nel 2008 con l’allora vescovo Simoni – racconta il postulatore della Causa, fra’ Francesco Maria Ricci – e questa è una tappa importante perché da ora si comincerà ad ascoltare circa cinquanta testimoni che racconteranno come la vita, gli esempi e le opere di don Didaco non sono state dimenticate». «Per ora non possiamo parlare di un vero e proprio miracolo che rimandi alla figura di don Didaco – ammette fra’ Francesco, riferendosi all’elemento essenziale secondo il diritto canonico per poter rendere beato un Servo di Dio – ci sono molte Grazie, non solo in Italia ma anche in altri paesi del mondo, ma attendiamo ancora un miracolo come segno del Cielo».

La scheda. Don Didaco Bessi nasce a Iolo il 2 febbraio 1856, secondo dei quattro figli del calzolaio Giocondo Bessi e di Maria Debizzi. Anche grazie all’esempio del suo parroco, don Antonio Cappellini, fin da bambino si sente attratto dalla vita sacerdotale; prenderà i voti a ventitré anni, dopo essere stato in Seminario per cinque anni dal 1874. Inizia subito il suo apostolato nella parrocchia di Iolo, dove era nato e vissuto: un territorio che soffriva di molte problematiche di tipo sociale ed economico, con molti orfani, frequenti infezioni di tifo, analfabetismo diffuso, ma soprattutto molta povertà. Proprio per questo nel 1894 don Bessi si reca dall’allora vescovo di Pistoia e Prato, mons. Mazzanti,  per esporgli il suo disegno di fondare un’istituzione per l’assistenza degli orfani e degli ammalati. Così inizia la formazione della Comunità delle Domenicane di Santa Maria del Rosario, chiamate così per la sua grande devozione alla Madonna. La prima casa, l’ Istituto delle suore di Carità della beatissima Vergine del Rosario, viene inauguratal’8 settembre del 1895; da quel momento, la comunità si è allargata e adesso, oltre all’Italia, è presente anche in Ecuador, Filippine, India, Polonia, Romania e Indonesia. Don Bessi ha 63 anni quando, il 25 maggio del 1919,  il Signore lo chiama a sé, dopo aver reso un umile e allo stesso tempo straordinario servizio alla sua comunità, con semplicità, amore e dedizione. Le memorie narrano che non si riusciva a trovare un materasso su cui adagiare il suo corpo, perché il sacerdote dormiva su un pagliericcio, e non c’erano nemmeno i soldi per il funerale.