Vita Chiesa

Processione Palermo: Carmelitani, no alla mafia su esempio di don Puglisi

«Il programma di tutta la festa della Madonna, per la parte ufficiale, viene predisposto insieme, Confraternita e religiosi, già a partire dal mese di marzo» ed è preparata «con un itinerario spirituale ben articolato nei sette mercoledì solenni, che precedono la festa stessa, scanditi da riflessioni e processione del Santissimo». Quindi padre Leta spiega lo svolgimento della processione ed elenca le persone e i rispettivi ruoli di chi vi fa servizio. Durante il tragitto, vengono quindi «issati sulla statua, attraverso alcuni confrati, diversi neonati per volere dei genitori che intendono così affidarli alla protezione della Madonna». Tale richiesta si ripete più volte durante la processione, «obbligando così a delle brevi soste del corteo».

«In particolare – specifica il priore dei Carmelitani presenti a Palermo – per quanto riguarda la processione» del 27 luglio «si esclude che il boss in questione, infiltrato in mezzo ai Confrati due anni fa all’uscita della statua della Madonna, abbia mai fatto parte della Confraternita». Inoltre, «durante il percorso ufficiale della Processione sono state fatte almeno una quarantina di fermate della statua e quindi di tutto il corteo, sia per il pericolo di cavi elettrici stesi tra alcuni edifici, sia per la fatica dei portatori del fercolo, sia per dare la possibilità di issare alcuni neonati sulla statua della Madonna, come pure per permettere ad alcune famiglie di dare dai balconi la loro offerta». Quindi, specifica il religioso, «si esclude, ancora, categoricamente che con la statua della Madonna sia stato operato alcun genere di ‘inchino’ o altri gesti o segni similari». Semmai la sosta «davanti l’Agenzia del boss in questione, sebbene ad alcuni metri e per i minuti strettamente necessari, è stata dovuta solamente e precisamente su richiesta formale di una coppia di genitori che ha presentato il proprio bambino da issare al viso della Madonna».

A questo punto segue una riflessione di padre Pietro Leta: «Siamo certi che il diavolo si annida dentro i mafiosi, ma è altrettanto vero che fa anche breccia dentro alcuni giornalisti disposti a fare scoop a qualsiasi costo. Come Carmelitani, teniamo a precisare che nella nostra azione pastorale in mezzo al popolo che siamo chiamati a servire, cerchiamo di fare delle scelte secondo il Vangelo, seguendo con grande attenzione gli insegnamenti della Chiesa, e in particolare in questo momento storico quanto Papa Francesco con naturalezza, ma con grande fermezza, stigmatizza sulla mafia e sulla zizzania dentro e fuori la Chiesa». «Cerchiamo, infine, di testimoniare, forti dell’esempio e del coraggio del beato Pino Puglisi, il vero e unico Dio, Padre di tutti gli uomini, buoni e cattivi, ma anche un Padre che chiede sempre a tutti la conversione del cuore per cercare insieme la giustizia e la verità, fondamento per vivere e cercare il bene comune».