Vita Chiesa

Processo in Vaticano a Profiti e Spina: prossima udienza il 7 settembre

I due imputati, Giuseppe Profiti e Massimo Spina, sono entrati in aula alle 9. 53, accompagnati dai due rispettivi avvocati d’ufficio: Antonello Blasi, per Profiti, e Alfredo Ottaviani, per Spina. Il Collegio giudicante era presieduto Paolo Papanti-Pellettier. Il reato che si contesta è il peculato, che nella fattispecie consiste nell’«aver usato male il denaro della Fondazione Bambino Gesù», tramite «un’appropriazione indebita». A precisarlo è stato il promotore di Giustizia aggiunto, Roberto Zanotti. Giuseppe Profiti, ex presidente della Fondazione, e Massimo Spina, ex tesoriere della Fondazione, «sono imputati in quanto pubblici ufficiali», ha precisato Zanotti contestando l’istanza di Antonello Blasi, avocato di Profiti, che evocava anche il difetto di giurisdizione del reato, in quanto l’Ospedale vaticano ha sede in piazza S. Onofrio, che è zona extraterritoriale ma si trova in Italia, e la Fondazione stessa, dove lavorava Profiti, ha sede in Italia, sulla passeggiata del Gianicolo, e quindi non rientra tra gli enti dipendenti dalla Santa Sede. Blasi ha anche affermato che il luogo dove è avvenuto il presunto reato è in Inghilterra, dove sono finiti i bonifici al centro del processo.

L’avvocato di Spina, Ottaviani, si è associato al suo collega e ha sostenuto che «mancano elementi fondamentali per dire che il reato è stato consumato o preparato in Vaticano», evocando sia una pregiudiziale civile che una pregiudiziale amministrativa e sollevando la necessità che si interrompa il processo, per accertare queste ultime. Proposta, questa, respinta al mittente da Zanotti, che ha ricordato come il recente Motu Proprio del Papa «ha ampliato la funzione di pubblico ufficiale, e non è minimamente dubitabile che i soggetti ricoprano tale funzione». «In Vaticano o no – ha detto il promotore di giustizia aggiunto – l’accusa di peculato è essersi appropriati indebitamente o aver usato in modo illecito denaro pubblico».

L’avvocato Blasi ha anche chiesto che i giornalisti non fossero presenti in aula, ma seguissero processo in streaming in un’altra aula, «a causa della risonanza potenziale mediatica di questo processo e per le esperienze pregresse». Blasi ha citato altri processi tenuti Vaticano, in cui ci sono stati «segni di approvazione e disapprovazione da parte dei giornalisti», e dunque «motivi di disturbo». Ottaviani ha concordato con il suo collega, dicendo: «Ci sentiamo un po’ pressati, perché li abbiamo alle spalle». «Non è possibile che li abbiate davanti», la risposta ironica di Papanti-Pellettier. Sulla stessa linea il promotore di giustizia, Gian Piero Milano, che ha contestato l’istanza dell’avvocato di parte: «La pubblicità è necessaria in un caso come questo, di interesse pubblico. Mi spiace che non abbiate la distanza di sicurezza dai giornalisti, ma non vedo altre soluzioni».

Il Collegio si è ritirato alle 10.53 ed è tornato in aula alle 11.23, quando con il rigetto delle istanze citate si è chiusa la parte preliminare e si è aperto il dibattimento con le istanze istruttorie. Tre le richieste di Blasi, avvocato di Profiti: quella che i testimoni siano chiamati a deporre lo stesso giorno delle testimonianze degli imputati, «per evitare contaminazioni»; quella di una perizia sui lavori effettuati e svolti sia nel Palazzo San Carlo sia nell’appartamento del card. Bertone, «ad integrazione delle richieste già depositate»; l’acquisizione della documentazione sulla natura della Fondazione e l’accertamento della qualifica di pubblico ufficiale. Ottaviani, avvocato di Spina, ha precisato che quest’ultimo «non aveva alcun potere di firma e non poteva disporre di beni». Una eventuale perizia in merito, dunque, servirebbe a dimostrare che Spina «non aveva alcuna funzione di cassa, ma solo una funzione di indirizzo di flussi finanziari: il ruolo di tesoriere è diverso dal ruolo del cassiere. L’ordine di bonifico non spettava a lui: doveva eseguire ordini che venivano da livelli superiori al suo».

Il presidente del Tribunale, Papanti-Pellettier, ha spiegato che il Collegio «si riserva di decidere sulle perizie», mentre per le modalità di prosecuzione «concorda sull’esigenza che le difese e i testimoni vengano sentiti lo stesso giorno o nei giorni immediatamente successivi». «Poiché le ferie di questo Tribunale terminano il 20 settembre, in considerazione dell’importanza di tale processo – ha annunciato Pellettier – il Tribunale è disposto ad anticipare la prosecuzione del processo al 7 settembre». Le risposte sulle perizie verranno comunicate a tempo debito.  L’aggiornamento del processo, dunque, è fissato per il 7, 8 e 9 settembre, «ed eventualmente alcuni giorni della settimana successiva».

Gli avvocati dei due imputati avranno dieci giorni di tempo per presentare memorie integrative. Alle ore 11.16 la seduta è stata tolta.

Agli atti del processo c’è anche una lettera del cardinale Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato Vaticano. Ad un certo punto dell’udienza di oggi, il presidente del Collegio giudicante, Paolo Papanti-Pellettier, ha chiesto un «chiarimento» ad Alfredo Ottaviani, avvocato di Massimo Spina, sull’ultima parte della sua istanza, in cui fa riferimento ad una lettera, ora agli atti, del cardinale Bertone. «Se il documento è ammesso, a noi va benissimo», ha detto Ottaviani: «Se nessuno la mette in dubbio, siamo tutti d’accordo: se qualcuno la mette in dubbio, vedremo…», ha aggiunto adombrando la possibilità che la difesa chiami a testimoniare il porporato.