Vita Chiesa

Quando i diciottenni diventano maggiorenni anche nella fede

di Damiano Fedeli

Vogliamo far vedere a questi giovani che la Chiesa si occupa di loro, della loro gioventù, dei loro sogni e delle loro paure. Siamo loro accanto per far percepire l’amore di Dio». Don Gabriele Bandini, responsabile della Consulta giovani della diocesi di Fiesole, sintetizza così l’appuntamento di questo sabato 26, vigilia di Pentecoste, per la Veglia nella Basilica di San Giovanni Valdarno in cui i diciottenni del territorio diocesano rinnoveranno la loro professione di fede davanti al Vescovo Giovannetti e alla Chiesa fiesolana. Un appuntamento che si rinnova per Fiesole da almeno vent’anni, una tradizione ormai consolidata che richiama ogni anno un centinaio di neo maggiorenni («Ma si può decidere di venire a rinnovare la professione di fede anche a diciannove o a vent’anni», precisa don Bandini) che tornano a confermare il loro «sì» alla fede. Anche quest’anno sono attesi tanti ragazzi e ragazze. «Quanti saranno è difficile da valutare: sono i parroci a organizzarli e coinvolgerli. Quando nacque quest’iniziativa fu per l’idea di aggregare i giovani che si sono un po’ allontanati dopo la Cresima. Il momento dei diciott’anni, della loro effettiva responsabilità civile, è, anche simbolicamente, adatto per far sentire loro la vicinanza della Chiesa. Un bel momento per riprendere in mano la fede». Dopo tanti anni dell’esperienza diocesana per questa veglia, se ne può tracciare un bilancio. «Abbiamo visto che è un momento di responsabilizzazione sentito come molto importante. Un’occasione per impegnarsi e anche, in certi casi, per riagganciare la fede. Una tappa significativa per la vita dei giovani, ma anche per quella diocesana. È anche un momento commovente: il Vescovo li mette al centro della celebrazione, nelle prime file. E loro sono lì con quello che si sono scelti come “compagno di viaggio”, una sorta di padrino, un adulto o un giovane adulto che ciascuno dei diciottenni indica come modello di fede. Può essere un capogruppo parrocchiale, un seminarista, un amico…». Quest’anno per la diocesi di Fiesole, la Veglia dei diciottenni si fonde con un altro evento di grande rilievo: il Congresso eucaristico diocesano. Nel pomeriggio di sabato, alle 16.30 al Cinema Masaccio di San Giovanni Valdarno, ci sarà un momento di riflessione aperto non solo ai diciottenni, un Congresso eucaristico dei giovani che rifletteranno sul tema della prossima Giornata mondiale della gioventù «Amatevi come io vi ho amato». Alle 19 seguirà l’adorazione in San Lorenzo e, dopo cena, alle 21, in Basilica, la professione dei diciottenni.

Altra diocesi che da qualche anno ha rilanciato la professione di fede solenne per i neo maggiorenni è quella di Prato. L’evento si è tenuto sabato scorso a Vaiano. Una quarantina i ragazzi e le ragazze che hanno fatto la loro professione di fede davanti al Vescovo Simoni e alla comunità diocesana. Presenti anche tanti giovani delle varie parrocchie e dell’associazionismo cattolico. «Davvero una bella partecipazione!», sottolinea soddisfatto don Enrico Cassanelli, responsabile diocesano della Pastorale giovanile. «Nel cammino che facciamo insieme ai giovani, la professione dei diciottenni si colloca a metà del percorso che inizia con le proposte formative per gli adolescenti del dopo Cresima e termina con la scelta di un servizio nell’ambito parrocchiale o diocesano fatta dai giovani che hanno compiuto vent’anni”. Don Cassanelli auspica che in pochi anni la professione di fede dei diciottenni diventi “a livello italiano un evento ‘normale’ atteso e preparato da tanti giovani felici di mettere in pratica le parole del Vangelo. Parole che illuminano i significati profondi dell’esistenza umana vissuti nelle scelte quotidiane che accompagnano la vita di ogni persona».

«All’inizio eravamo imbarazzati, poi tutto è parso naturale»Sara ha 18 anni e frequenta l’ultimo anno dello Scientifico Copernico di Prato. «No, non me l’aspettavo davvero così: mi è piaciuta proprio tanto la cerimonia», commenta a caldo la professione di fede dei diciottenni pratesi cui ha preso parte, sabato scorso a Vaiano. «A pensarci bene, si trattava solo di recitare il Credo davanti a tutti, una cosa che si fa normalmente nella messa. Eppure mi ha fatto un certo effetto: lo sentivo che non era una delle tante volte». «Anche per me è stata un’esperienza particolare», racconta Enrico, naturalmente 18enne, studente in Ragioneria al Dagomari di Prato. «All’inizio ero quasi incredulo, credevo fosse la classica cosa da fare perché “andava fatta”. Poi, proseguendo nel cammino proposto dalla parrocchia, ho capito veramente. A cosa mi è servito? Innanzitutto ho rinforzato la fede, anche grazie alle persone che ho incontrato, alle tante amicizie che ho potuto fare». «Mi sono piaciute molto le parole che il Vescovo ci ha rivolto», sottolinea ancora Sara. «Ha insistito tanto sulle nostre potenzialità, sul fatto che noi siamo il futuro e sulla nostra scelta di portare Gesù nella nostra vita». «All’inizio eravamo un po’ imbarazzati – racconta Enrico – anche perché la cerimonia prevedeva che baciassimo il Vangelo davanti a tutti. Poi si è rotto il ghiaccio e tutto è parso naturale. Sicuramente è un’esperienza che consiglio ai miei coetanei!».