Vita Chiesa

Quando i figli se ne vanno in cielo

I misteri della fede – 1Cosa c’è dopo la morte?Il tempo di Quaresima è anche un’occasione per ripensare i fondamenti della fede cristiana. Da questa settimana, Toscanaoggi apre un itinerario dedicato ai «misteri della fede». Iniziamo con la domanda più antica: cosa c’è dopo la morte? Le prossime puntate indagheranno il mistero della Trinità, la vita di Gesù, l’eucarestia, la Chiesa. Ogni settimana la riflessione sarà proposta con l’intervento di un teologo, i passi più significativi del Catechismo, e un’esperienza di vita concreta legata all’argomento affrontato. di Francesca LippiAndreana Bassanetti è una psicologa che per trent’anni ha svolto con passione ed estrema consapevolezza la sua professione. Si occupa da sei anni di una rubrica che tratta di «Psicologia e spiritualità» nell’emittente radiofonica Radio Maria. Ha scritto un libro «Il bene più grande» per le edizioni Paoline. Empatica, ma profondamente razionale, come richiede il suo lavoro, ha impostato la sua vita usando una chiave di lettura tipica degli analisti, senza lasciare troppo spazio alla fede. Dio era accantonato, la Chiesa non esisteva più.

Poi un lutto tremendo la colpisce: sua figlia Camilla, ventun’anni appena, il 27 giugno 1991 si toglie la vita, dopo un calvario depressivo durato circa tre anni. Andreana è colpita al cuore, straziata a tal punto che mette in discussione tutto. Le sue certezze, il suo lavoro, la sua vita. È morta dentro come mamma e come psicologa. Dopo aver aiutato centinaia e centinaia di ragazzi ad uscire dal loro disagio, proprio con sua figlia ha fallito. Le conoscenze acquisite, gli studi svolti, si rivelano insufficienti, inadeguati ad affrontare un momento così drammatico. Annaspa, cerca di capire, ma non ci riesce, tenta di lavorare, rifiutando tutti i casi dove siano pazienti che chiedono sostegno per la morte di un figlio. La morte di Camilla l’ha segnata inesorabilmente, la sua esistenza non è più la stessa, anche perché involontariamente sospetta d’essere lei la causa di quella morte, si sente braccata, senza via di scampo, sente che la sua vita troverà pace solo attraverso la sua stessa morte. Si sente inadeguata, sente che non può farcela e s’interroga sul perché di quest’accanimento inesorabile nei suoi confronti. Perché, si chiede, merita tutto questo? In fondo ha sempre cercato di aiutare gli altri. Lontana da Dio, la morte di Camilla le ha lasciato un vuoto incolmabile, tanto che mentre percorre la strada che porta al cimitero, si augura qualche incidente, unica speranza rimasta. E crolla. Dopo un periodo d’iperattività distruttiva, in cui Andreana graffia tutte le pareti dei balconi di casa, passa all’immobilismo assoluto. Non si alza più dal letto. Il suo medico la costringe a reagire, ad alzarsi ed a fare almeno il giro dell’isolato ogni giorno.

In una sera piena di nebbia, prendendo una via dietro casa che va verso la periferia della città, Andreana è presa da una grande stanchezza alle gambe e dal bisogno urgente di sedersi. Vede in lontananza una piazza con al centro una chiesa. Sulla porta della chiesa, una piccola luce illumina una scritta di Marco «Venite con me, in disparte». Andreana capisce, quella non è solo una bella frase, ma è come se qualcuno le avesse fissato un appuntamento in quel luogo, in quel momento e fosse lì da tanto tempo ad aspettarla, pronto ad accoglierla. Non si sente più stanca, una nuova linfa vitale la percorre: ha incontrato il Signore. Inizialmente pensa di aprire un centro per giovani in stato di disagio, quando una donna in grave stato di depressione, colpita da un lutto recente analogo al suo, bussa alla sua porta facendole capire che quella non è la sua strada. Andreana, dopo non poche resistenze, si fa violenza per aiutarla a rielaborare il suo lutto, aprendosi inconsapevolmente la strada all’incontro con centinaia di altri genitori nella stessa tragica situazione. In lei è avvenuta una svolta ed un radicale cambiamento.

Una settimana di spiritualità cristiana organizzata «in disparte» in un luogo religioso, con tanti altri genitori colpiti dallo stesso lutto, proprio il giorno dell’anniversario della morte di Camilla, segnano l’inizio di una scuola di fede e di preghiera che prenderà il nome di «Figli in cielo» e determinano per Andreana la rinascita alla vita.

La schedaL’associazione«Figli in Cielo, Scuola di fede e di preghiera» è un’aggregazione ecclesiale laicale, senza scopo di lucro, sorta per offrire alle famiglie visitate dal lutto il ministero della consolazione. Fondata nel 1991 da Andreana Bassanetti come servizio pastorale spontaneo, prima come Fondazione «Camilla Bassanetti» poi come «Figli in Cielo», si propone di accompagnare a livello psicologico-spirituale le famiglie visitate dal lutto verso una propria identità cristiana e di assicurare loro all’interno della Chiesa, l’autentico conforto della fede che mentre evangelizza il dolore consente di ritrovare i propri cari nel mistero di Dio. Ecclesialmente riconosciuta da mons. Silvio Cesare Bonicelli, vescovo di Parma, a tutt’oggi è stata contattata da più di 8.000 famiglie colpite dalla perdita di un figlio ed è attiva in più di 80 diocesi in Italia. Ora si sta espandendo anche all’estero. In Toscana è presente a Firenze e Prato. Attualmente la guida spirituale è affidata a don Innocenzo Gargano, monaco camaldolese e famoso biblista. Il carismaAttraverso il ministero della consolazione su modello di Maria Madre Consolatrice che «brilla quale segno di sicura speranza e di consolazione» (Lumen gentium 68), si propone di essere una presenza attenta, discreta, amorevole d’ascolto, per aiutare i genitori ad uscire dalla solitudine del proprio dolore e condividerlo cristianamente con chi ha avuto la stessa esperienza. «In disparte», attraverso un’elaborazione dell’avvenimento e un’immersione profonda nel mistero pasquale, ricerca Dio, il suo mistero ed il mistero dell’uomo nascosto in lui, nella comunione fraterna, nell’obbedienza all’evangelo e nel dono del servizio di consolazione ai fratelli nelle varie diocesi in cui è richiesta, sia in Italia che all’estero. Ma soprattutto vuole essere luce di speranza cristiana, guida ad una fede più consapevole e matura, ad una nuova personale intima unione con Cristo, che ha conosciuto e sconfitto la morte, con il Risorto che dà senso e valore ad ogni dolore e trasfigura la morte con il soffio della vita. Solo in Lui e grazie alla sua pasqua di morte e resurrezione, è possibile un’autentica comunione con chi ci ha preceduto nel regno della vita. Dove trovarliFigli in Cielo – Scuola di Fede e di Preghiera» ha sede in via Puccini 27 – 43100 Parma; telefono e fax 0521 – 489425. Si può contattare anche per posta elettronica, all’indirizzo figlincielo@libero.it In Toscana l’associazione è presente a Firenze, dove fa riferimento alla famiglia Mascalchin (tel.055-4218371) e a Prato, presso la famiglia Tabani (tel. 0574-622277).È possibile inserire il proprio «figlio in cielo» tra le intenzioni di preghiera dell’associazione, facendone richiesta e specificando i suoi dati (nome, cognome, data della nascita in cielo). Il teologo«Impariamo a guardare la vita nella prospettiva dell’eternità» La tradizione ha sempre legato, alla Quaresima, una riflessione particolare sulla morte. Fino a non molti anni fa, l’imposizione delle ceneri era accompagnato dalla frase «ricordati che devi morire». «Prepararsi a morire – spiega il teologo don Gianni Cioli – significa comprendere che la vita terrena non è illimitata, che il tempo che abbiamo a disposizione su questa terra non è infinito. Questo non vuol dire svilire la vita terrena, anzi significa valorizzarla: è un invito a prendere la vita sul serio, a dare più valore al tempo, a viverlo in maniera saggia, senza sprecarlo. Il nostro ingresso nella vita eterna è condizionato proprio da come avremo utilizzato questo tempo, da come avremo saputo rispondere in questa vita all’amore di Dio. Nell’oggi terreno, ci giochiamo il nostro domani eterno».Secondo don Cioli, che alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale tiene un seminario dedicato proprio al significato del morire, «la morte resta essenzialmente un mistero profondo. E bisogna avere grande rispetto per chi ha vissuto l’esperienza della morte di una persona cara: è un momento di grande dolore, che non può essere banalizzato. Affrontarlo con il conforto della fede significa accettare dalle mani di Dio anche ciò che umanamente non si riesce a comprendere, e saper vedere questi avvenimenti nella prospettiva dell’eternità. La “speranza certa”, che la fede ci offre, è che i nostri cari provino la gioia più grande, ossia la contemplazione di Dio. La Chiesa ci offre anche l’unica via di comunicazione con loro, che è la preghiera: pregare per i defunti, come loro pregano per noi». Della morte, spiega ancora don Cioli, la dottrina cristiana offre due volti. Uno è quello dell’«ultimo nemico», il simbolo del male stesso: la morte corporale, contraria al disegno di Dio, è entrata nel mondo a causa del peccato dell’uomo. Ma la resurrezione di Cristo trasforma, dice il Catechismo, «la maledizione della morte in benedizione»: la morte cristiana assume un significato positivo, tanto che San Bernardo la definisce «Porta del Cielo» e San Francesco le dedica la famosa strofa del suo Cantico: «Laudato sii, mi Signore, per sora nostra morte corporale».Riccardo Bigi Cosa dice il CatechismoLa morte• Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo.

• Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo. Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono «così come egli è». Questa vita perfetta è chiamata «il cielo» (…) Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione.

• Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo. La Chiesa chiama Purgatorio questa purificazione finale degli eletti.

• Gesù parla ripetutamente della «Geenna», del «fuoco inestinguibile», che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l’anima che il corpo (…) La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio (…) Dio non predestina nessuno ad andare all’inferno; questo è la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino alla fine.

La resurrezione• Con la morte, separazione dell’anima e del corpo, il corpo dell’uomo cade nella corruzione, mentre la sua anima va incontro a Dio. Dio nella sua onnipotenza restituirà definitivamente la vita incorruttibile ai nostri corpi riunendoli alle nostre anime, in forza della Risurrezione di Gesù. (…) Il «come» supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto; è accessibile solo nella fede. • La risurrezione di tutti i morti, «dei giusti e degli ingiusti», precederà il Giudizio finale. Sarà «l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno» (…) Dopo il Giudizio Universale, il Regno di Dio giungerà alla sua pienezza: i giusti regneranno per sempre con Cristo, glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo sarà rinnovato.Dal Catechismo della Chiesa Cattolica