Vita Chiesa

Ritiro mondiale sacerdoti, card. Rylko: risvegliare «inquietudine missionaria»

Tema del raduno, «Chiamati alla santità per la nuova evangelizzazione». «Questa nostra epoca, in cui tanta gente volge le spalle a Dio, in cui la causa di Dio spesso sembra essere una causa perdente nello scontro con la cultura post-moderna, proprio questa nostra epoca – ha osservato il card. Rylko – lancia a noi sacerdoti delle sfide inedite, particolarmente gravi… Quanti sacerdoti oggi si sentono soli, addirittura inutili, superflui, scoraggiati, smarriti e stanchi! Preoccupa e rattrista la penuria di vocazioni sacerdotali» e «il nostro ministero nel mondo diventa sempre più difficile, contrariato da forze ostili a Dio e al Vangelo… Quanta fatica per andare verso le periferie, per cercare i lontani! Quanta fatica per trovare vie nuove, nuovi linguaggi per annunciare il Vangelo!».

Nel richiamare il recente discorso di Papa Francesco sulla stanchezza dei sacerdoti, il card. Rylko ha delineato la Chiesa secondo il «sogno» del Pontefice: «In cammino, piena di coraggio missionario e di compassione; una Chiesa alla continua ricerca di nuove vie di annuncio». Per questo, ha aggiunto, «un ritiro spirituale come il nostro dovrebbe risvegliare in tutti noi sacerdoti una profonda inquietudine missionaria. Ognuno di noi dovrebbe tornare a casa da questo ritiro non più tranquillo, ma più inquieto! Anzi, dovremmo imparare a difendere nella nostra vita tale inquietudine, dovremmo farla crescere». Papa Francesco, ha proseguito, sogna anche «una Chiesa missionaria piena di speranza e traboccante di gioia! Un cristiano non può essere mai triste, ci ammonisce il Papa». Di qui, richiamando il Pontefice, l‘esortazione a «recuperare e ad accrescere in noi quella ‘dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime‘». Il 12 giugno, solennità del Sacro Cuore di Gesù, ci sarà l‘incontro con il Papa che terrà una riflessione su «Trasformati dall‘amore e per l‘amore» e, dopo un tempo di dialogo con i sacerdoti, celebrerà la Messa e consegnerà ai partecipanti il mandato missionario.

«La gioia del Vangelo non è una gioia a buon mercato, destinata a farci stare più comodi e soddisfatti nella vita presente; soprattutto non è una gioia riservata a pochi privilegiati. È una gioia per tutti, ma specialmente per i poveri, gli afflitti, i bisognosi», ha detto oggi padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, intervenendo al 3° Ritiro mondiale per il clero, in corso a Roma. «Il vero inno cristiano alla gioia è il Magnificat di Maria dove si parla di un Dio che esalta gli umili e ricolma di beni gli affamati», ha osservato. Eppure, malgrado il Vangelo sia «lieta notizia e annuncio di gioia», «il mondo ha finito per associare la fede cristiana a tutto ciò che è penoso e comporta rinnegamento e mortificazione». In questo senso, il rinnovamento carismatico è una «chance» perché «permette di rimontare la china e restituire alla salvezza cristiana il ricco ed esaltante contenuto positivo, riassunto nel dono dello Spirito Santo e della vita nuova in Cristo». Non solo: «La stessa immagine esterna che si da della vita cristiana è diversa: è un cristianesimo gioioso, contagioso, che non ha nulla del tetro pessimismo che molti rimproverano ad esso».

Per padre Cantalamessa, sarebbe, però, «un compromettere l‘opportunità che è il Rinnovamento Carismatico e in genere la ‘nuova Pentecoste‘, se l‘enfasi sui carismi, e in particolare su alcuni di essi più appariscenti, finisse per prevalere sullo sforzo per una autentica vita ‘in Cristo‘ e ‘nello Spirito‘, basata sulla conformazione a Cristo e quindi sulla mortificazione delle opere della carne e sulla ricerca dei frutti dello Spirito». Il predicatore della Casa Pontificia ha poi sottolineato: «Un motivo soprattutto deve spingerci a tendere alla santità: noi sacerdoti possiamo aprire o sbarrare la strada verso Cristo agli uomini. Più vado avanti negli anni, più mi convinco che all‘origine di un allontanamento o di un riavvicinamento a Cristo, c‘è l‘incontro o lo scontro con un sacerdote. Abbiamo un bel dire che Cristo e la Chiesa non si identificano con papa, vescovi e preti; teologicamente è vero, ma nei fatti è vero il contrario». Di qui la domanda: «Vogliamo essere gli amici dello sposo che conducono le anime a Cristo, o vogliamo essere pietra di inciampo ai fratelli in questo cammino? Adesso che non ci sente, lo possiamo dire: guardiamo al successore di Pietro che la Provvidenza ha dato alla Chiesa, guardiamo a Papa Francesco: ogni giorno incontriamo persone che si sono riavvicinate a Cristo e alla sua Chiesa guardando lui».