Vita Chiesa

SANTA SEDE: NUOVA ISTRUZIONE SU OBBEDIENZA E AUTORITA’

“Nello svolgimento concreto della missione, alcune obbedienze possono presentarsi particolarmente difficili”. E’ quanto si legge nella nuova istruzione vaticana su “Il servizio dell’autorità e l’obbedienza” (testo integrale), resa pubblica oggi, in cui si fa menzione anche del “caso della cosiddetta obiezione di coscienza”, della quale parlò già Paolo VI, nella “Evangelica testificatio”. “Di fronte a certe obbedienze difficili, all’apparenza addirittura assurde, può sorgere la tentazione della sfiducia e persino dell’abbandono”, ammette la Santa Sede, citando “situazioni in cui la coscienza personale sembra non permettere di seguire le indicazioni date dall’autorità”.In queste situazioni, è l’ammonimento del testo, “occorre imparare ad ascoltare” la “voce” della coscienza “con grande attenzione per saperla riconoscere e distinguere da altre voci”, come quelle che “emergono da un soggettivismo che ignora o trascura le fonti e i criteri irrinunciabili e vincolantinella formazione del giudizio di coscienza”. La persona consacrata, dunque, “dovrà riflettere a lungo prima di concludere che non l’obbedienza ricevuta, ma quanto avverte dentro di sè rappresenta la volontà di Dio”, perché “dire che ciò che conta è la volontà di Dio, non le mediazioni, e rifiutarle, o accettarle solo a piacimento, può togliere significato al Proprio voto”.

Come l’obbedienza, “anche l’autorità può cadere nello scoraggiamento e nel disincanto”, e così accade che “di fronte alle resistenze di alcune persone o comunità, di fronte a certe questioni che sembrano irrisolvibili, può sorgere la tentazione di lasciar perdere e di considerare inutile ogni sforzo per migliorare la situazione”. E’ quanto si legge nella nuova istruzione vaticana, “Il servizio dell’autorità e l’obbedienza”, in cui l’autorità viene presentata come “mediazione umana” della volontà di Dio. In casi come quelli citati prima, secondo la Santa Sede, “si profila il pericolo di diventare gestori della routine, rassegnati alla mediocrità, inibiti ad intervenire, privi del coraggio di additare le mete dell’autentica vita consacrata e correndo il rischio di smarrire l’amore delle origini e il desiderio di testimoniarlo”. Nel documento,vengono forniti precisi criteri per l’esercizio dell’autorità, che deve essere finalizzata alla “creazione di un clima favorevole al dialogo, alla condivisione e alla corresponsabilità”, a partire dal “servizi dell’ascolto”, che costituisce “uno dei ministeri principali del superiore”. L’autorità, inoltre, “si dovrà preoccupare di creare un ambiente di fiducia, promuovendo il riconoscimento delle capacità e delle sensibilità dei singoli”.

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