Vita Chiesa

SANTA SEDE, PROCESSO GABRIELE: COMUNICATO DELLA GENDARMERIA VATICANA

«A seguito delle dichiarazioni rese nel corso del dibattimento nella mattinata odierna il Promotore di Giustizia ha aperto la procedura n. 53/12 al fine di verificare la verità o meno delle accuse mosse dal Gabriele. Nel caso esse dovessero risultare infondate egli potrebbe essere passibile di una controdenuncia». Si conclude così un comunicato diffuso oggi dal Corpo di Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, in relazione alle dichiarazioni dell’imputato Paolo Gabriele nella seconda udienza del processo, circa la sua detenzione nei primi 20 giorni, trascorsi in una cella d’isolamento presso la Caserma della Gendarmeria Vaticana, che «segue gli standard di detenzione previsti anche per altri Paesi, per situazioni analoghe», si legge nella nota. Nel briefing di oggi, il «pool» di giornalisti ha riferito tra l’altro che Gabriele ha confermato, nell’udienza di oggi, che nella sua cella non poteva «neanche allargare le braccia», che la prima notte non gli era stato dato neanche un cuscino e che la luce rimaneva costantemente accesa. La Gendarmeria, invece, assicura che a Gabriele «sono state concesse una serie di particolari attenzioni per far sì che potesse trascorrere questo periodo nella maniera più serena possibile». Riguardo alla luce, «è rimasta accesa per evitare eventuali atti autolesionistici dell’imputato e per esigenze di sicurezza». (Sir)