Vita Chiesa

SANTA SEDE: SECONDA UDIENZA DEL PROCESSO A PAOLO GABRIELE

«Non mi sento colpevole di furto aggravato. Viceversa, mi sento colpevole di aver tradito la fiducia che il Santo Padre aveva riposto in me». È una delle frasi pronunciate da Paolo Gabriele, così come è riferita nel verbale redatto oggi, nel corso della seconda udienza del processo all’ex maggiordomo papale. A leggerla, nel corso di un «briefing» svoltosi oggi in sala stampa vaticana, è stato il «pool» di giornalisti ammessi – a rotazione – a seguire l’udienza odierna, durata circa tre ore e dedicata in gran parte all’interrogatorio di Gabriele, dopo il quale sono stati sentiti alcuni testi, tra cui il segretario particolare di papa Benedetto XVI, mons. Georg Gänswein. «Confermo che non ho avuto altri complici nell’azione contestata», ha aggiunto Gabriele. «Sono stato suggestionato da circostanze ambientali, ho avuto molti contatti», ha reso noto, citando tra questi ultimi i cardinali Angelo Comastri, Paolo Sardi, mons. Francesco Cavina e l’ex governante del Papa, Ingrid Stampa. Quanto ai documenti trafugati, Gabriele ha precisato, confermando quanto già detto in istruttoria, che «la raccolta è iniziata dal ‘Caso Viganò’, ma non escludo che in essa siano finiti documenti anche precedenti».

«Prima del 21 maggio, non ho mai avuto nessun sospetto sull’attività svolta di fotocopiatura di documenti da parte di Gabriele». Ad assicurarlo, nel corso della seconda udienza all’ex maggiordomo del Papa, è stato il segretario particolare di Benedetto XVI, mons. Georg Gänswein, che – secondo quanto scritto nel verbale – ha aggiunto: «Non ho mai riscontrato mancanza di documenti, perché sono una persona molto precisa. Nell’appartamento di Gabriele, ho visto molti documenti in fotocopia e anche originali, alcuni risalenti al 2006-2007». Quanto al rapporto con l’imputato, il segretario particolare del Papa ha rivelato: «Avevo totale fiducia in Gabriele, e negli anni del suo servizio non ho mai avuto occasione di dubitare del suo operato». Quando poi ha letto il libro di Nuzzi, mons. Gänswein ha rilevato in esso la presenza di «documenti non circolati nei dicasteri della Santa Sede e di cui avevo solo riferito oralmente al Santo Padre. Ho scoperto dei documenti che non poteva conoscere nessun altro, e questo mi ha insospettito». Oltre a mons. Gänswein, nella seconda udienza di oggi sono stati interrogati anche come testi diversi gendarmi e Cristina Cernetti, una delle quattro «Memores Domini» dell’appartamento pontificio. Domani verranno ascoltati altri quattro testi, poi la sospensione che precede l’arringa dell’avvocato di Gabriele, Cristiana Arru. (Sir)