Vita Chiesa

SEMINARI, INCONTRO RETTORI: «VERA FORMAZIONE PERMANENTE»

«Una insufficiente capacità relazionale e una carente passione apostolica costituiscono una seria contro-indicazione vocazionale. Non basta dunque una generica crescita nella fede, bensì occorre che nel candidato al futuro ministero siano motivate e mature l’attitudine alla comunione a partire dall’appartenenza a un presbiterio, e la decisione di dedicarsi alla comunicazione del Vangelo»: con queste parole mons. Antonio Napoleoni, vicario per l’evangelizzazione della diocesi di Camerino, ha delineato questa mattina al convegno dei rettori ed educatori dei seminari italiani in corso da ieri a Rocca di Papa (Roma), i requisiti perché un seminarista cresca nella maturità e nell’identità presbiterale. Promosso dalla Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata, il convegno ha lo scopo di approfondire «virtù umane e percorsi spirituali» che conducono alla maturità del ministro ordinato inserito in un presbiterio, cioè nella famiglia dei preti in comunione con il vescovo. Nella realtà odierna, ha notato mons. Napoleoni, «il disagio dei sacerdoti è evidente e diffuso, ovviamente correlato anche con un più vasto disagio sociale»; si evidenzia inoltre «la diminuzione numerica del clero, specie al centro-nord, un crescente invecchiamento, soprattutto al centro» e «un diffuso stress da iperattività e senso di inadeguatezza».

Mons. Napoleoni ha poi richiamato «la capacità di relazione con gli altri» ritenuta da Giovanni Paolo II «di particolare importanza» per un presbitero: «l’essere cioè affabile, ospitale, sincero nelle parole e nel cuore, prudente e discreto, generoso e disponibile al servizio, capace di offrire personalmente e di suscitar in tutti rapporti schietti e fraterni, pronto a comprendere, perdonare e consolare». Il relatore ha sottolineato che non si cerca una figura idilliaca, ma un annunciatore del Vangelo «capace di una relazione vitale e non formale con il proprio Vescovo per imparare da lui e con lui a ‘stare e dimorare nel presbiterio’». Ha quindi richiamato l’esigenza che il prete viva una reale «maturazione affettiva fino agli orizzonti della carità, del dono di sé, del celibato per il Regno» con «le scelte di povertà e verginità quali modi concreti in cui il discepolo vive e afferma ‘l’unicità’ di Gesù». Perché ciò si realizzi, mons. Napoleoni ha indicato la necessità di una «vera formazione permanente», la «centralità della liturgia», «attingere al patrimonio spirituale di ogni Chiesa diocesana», «vivere concretamente tempi di condivisione con la vita spirituale dei presbiteri». Alla base di tutto, nella formazione che viene offerta dai seminari, deve essere l’«amore alla Chiesa come interesse principale e criterio fondamentale della propria vita spirituale». (Sir)