Vita Chiesa

SETTIMANA SOCIALE, CAMPANINI: ABBANDONARE LA LOGICA CONSUMISTICA; ORNAGHI: ALZARE LO SGUARDO

Una “democrazia assediata”: con queste parole Giorgio Campanini, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Parma, ha definito, durante la tavola rotonda conclusiva della Settimana sociale di Bologna, la situazione politica attuale, che “deve fare i conti con la stagnazione economica, la minaccia terroristica e il fenomeno dell’invadenza massmediatica”. In tale contesto trovano “terreno di coltura” il populismo, le tentazioni neo-autoritarie, e “la democrazia di trasforma in videocrazia, dove contano più le belle facce dei valori e dei programmi”. Per contrastare queste derive, lo storico invita ad “abbandonare la logica consumistica che caratterizza le società occidentali attraverso un’etica della sobrietà, il primato della giustizia e accordando priorità alla qualità della vita rispetto alla quantità dei beni”. In tale contesto i cristiani, “custodi del mondo”, dovrebbero tornare alle indicazioni provenienti da due documenti della Chiesa italiana, che invitano a “educare alla legalità” e ad “evangelizzare il sociale”, con un impegno “vocazionale”, motivato e competente, sul versante socio-politico.

Dal canto suo Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica di Milano, ha spiegato che “ciò che frettolosamente viene chiamata ‘crisi della democrazia’ è in realtà la faticosa fase di assestamento di sistemi politici che sono e si avvertono sempre più vulnerabili nel proprio interno e in campo internazionale”. “Negli scenari apertisi, ai cattolici è chiesto – secondo Ornaghi -, senza rifuggire dalle necessità delle grandi e piccole scelte spesso imposte dalle dinamiche partitiche, un contributo sia a orientare quei cambiamenti culturali entro i quali acquistano significato le ipotesi di adeguamento dell’assetto politico-istituzionale, sia ai rapporti fra classe politica, istituzioni e società”.

Dunque “alzare lo sguardo oltre la contingenza è indispensabile” e il compito dei cattolici dovrebbe non da ultimo indirizzarsi “verso la formazione di classi politiche e dirigenti in grado di interpretare le domande più profonde, spesso non raccolte, provenienti dal paese”. Sir