Vita Chiesa

SIMPOSIO AFRICA-EUROPA: MONS. ONAIYEKAN (SECAM), «CAMBIARE LE REGOLE ECONOMICHE CHE CI IMPOVERISCONO»

“Le Chiese africane ed europee devono parlarsi per avere più forza e influire di più nella società: è chiaro che le cause dei problemi africani dipendono da fuori. Bisogna cambiare le regole economiche che creano ogni giorno più poveri”. Lo ha detto mons. John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja (Nigeria) e presidente del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar), nel presentare oggi a Roma il Simposio su “Comunione e solidarietà tra l’Africa e l’Europa” organizzato insieme al Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee).

Il Simposio, al quale partecipano oltre 150 vescovi dai due continenti, si apre oggi pomeriggio e si concluderà il 13 novembre. L’incontro si soffermerà sulle rispettive situazioni culturali e sociali, sulle prospettive teologiche e pastorali, e sulle corresponsabilità delle Chiese. “Viviamo in un mondo in cui gli uomini politici decidono secondo criteri non evangelici – ha osservato il presidente del Secam – Vogliamo verificare cosa si poteva fare, e cosa si può fare, perché il Vangelo influisca di più nella storia che stiamo attraversando”.

Riguardo al tema delle vocazioni – che mancano in Europa mentre l’Africa ne è ricca – mons. Onaiyekan ha precisato che “la soluzione deve essere trovata in Europa. Non possiamo pensare che si potrà risolvere il problema facendo venire dei sacerdoti africani”. E a proposito del fenomeno migratorio l’arcivescovo di Abuja è stato chiaro: “Non importa a quali campi di concentramento nel deserto o quali provvedimenti penserà l’Europa. Finché da noi ci sarà tanta disperazione e tanto benessere da voi, il fiume di immigrati non cesserà. E’ impossibile continuare così, viviamo in un mondo unico, prima o poi qualcosa cederà”.

Mons. Onaiyekan ha anche fatto presente la difficoltà, perfino per i vescovi, di ottenere i visti d’ingresso per l’Italia: “Nonostante il concordato esistente, negli ultimi due-tre anni avere un visto è diventato più difficile. Per non parlare dei sacerdoti e dei laici africani: per loro venire in Italia è come far passare un cammello nella cruna di un ago”.Sir