Vita Chiesa

San Gimignano, alla «Summer school on religions» si è discusso delle «Primavere arabe»

Il tema in discussione per i 5 giorni della Scuola Estiva: «Conflitti sociali e religione nel Mediterraneo. Riflessioni teoriche e studi di caso». Vale a dire il tema della “primavera araba”.  Quindi di grandissima attualità. Tutti hanno sotto gli occhi quello che sta avvenendo in Egitto. Ed ancor prima i sommovimenti che hanno agitato la Tunisia e il Marocco. Ma andando più indietro nel tempo l’Algeria e la Libia. Per non tacere delle cose tremende che stanno accadendo in Siria… Tutti questi sconvolgimenti toccano anche noi, l’Occidente.  E non solo perché una delle conseguenze è l’arrivo massiccio sulle nostre coste di  barconi carichi di disperati in fuga dalle guerre. In tutto questo tourbillon si mescolano motivi storici di lunga durata, conflitti religiosi, economici, culturali.

Una folta delegazione di professori provenienti da Tunisi e da Makness, insieme ad altri provenienti da Francia, Polonia, Grecia, Messico, e naturalmente da svariate università italiane, ha discusso questi temi. Il tema era talmente sentito che spesso la discussione delle relazioni superava addirittura i tempi delle medesime. Molto apprezzate le relazioni di N. Kridis, A. Kadri, N. Harrami, A. Rivera, C. F. Casula, F. Pajer, P. Antes ,E. Segre, M. Toschi e l’intervento conclusivo di uno dei massimi esperti di Islam in Italia, il prof. Enzo Pace dell’Università di Padova.

Ma già nella seduta inaugurale le parole introduttive di Arnaldo Nesti e G. Campani avevano dato un preciso indirizzo ai contenuto della Scuola: indagine a fondo con tutti gli strumenti delle scienze umane (storici, sociologici, antropologici) dell’entroterra storico- culturale, dei problemi economici, dei problemi di genere, dei rapporti tra le varie religioni. Ma soprattutto dei rapporti tra Islam e Cristianesimo. Ricordiamo anche la prolusioni del Vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, pastore in una difficilissima terra di frontiera, il quale ha detto che lungi dall’essere un problema, l’incontro di popoli tra le due sponde del Mediterraneo, è una grande opportunità. Ed ha parlato di unneo-umanesimo mediterraneo. E la prolusione di François Houtart già docente universitario,  presbitero, teologo e sociologo belga, fortemente legato alla Teologia della Liberazione, che ha invitato il numeroso pubblico accorso alla inaugurazione a ripensare anche a strumenti di emancipazione offerti fin dall’Ottocento dal socialismo utopistico e dal marxismo critico. Strumenti, purtroppo, screditati da coloro che nel Novecento si sono autoproclamati eredi di quel pensiero e le cui rovinose pratiche hanno vanificato la fecondità di quelle intuizioni. Occorre quindi ritornare alle fonti genuine di quel pensiero  e l’umanità avrà uno strumento in più per superare la crisi che l’attanaglia.