Vita Chiesa

Si torna al lavoro: condanna o missione?

DI DON FRANCESCO SENSINIE Dio disse all’uomo: Maledetto sia il suolo per causa tua! con il sudore del tuo volto mangerai il pane.

Mai come in questi giorni si ha la consapevolezza di questa strana maledizione. In effetti tornando dalle vacanze, dalle ferie non è difficile sentir parlare di lavoro in termini di fatica, di stress, di condanna. Anche Gesù ha subito la stessa condanna e sinceramente non so per quale peccato. Che forse il lavoro non sia proprio una condanna ma una condizione necessaria per guadagnarsi la vita terrena ed eterna?

Mi viene il sospetto che solo l’aspetto economico sia il punto di riferimento per giudicare un lavoro. Poco stipendio, brutto lavoro, molto stipendio, buon lavoro. Se dunque guadagno poco, sono condannato, se molto sono soddisfatto.

Ma la valorizzazione delle proprie capacità, la fatica di costruire, l’ingegnosità di calcolare, l’intelligenza nel progettare, la soddisfazione della riuscita in che rapporto stanno con il lavoro? San Paolo in realtà è piuttosto duro con coloro che non hanno nessuna voglia di lavorare. «Sentiamo che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. Vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando». E in altre lettere sottolinea l’attenzione e la stima che Dio ha per il lavoro dell’uomo. «Ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio». È bello pensare che dopo una pausa, ricominciamo a collaborare con Dio per il mondo intero.Il lavoro dunque è una condanna o una missione? Così Martin Luther King parla del lavoro dell’uomo: «Dovrà cercare di eseguirlo impegnandosi con tutte le sue forze e le sue capacità. Dovrà cercare di farlo tanto bene che nessun vivo, nessun morto e nessuno ancora nato lo potrebbe fare meglio. Per arrivare agli estremi: se dovete essere uno spazzino, spazzate le strade come Raffaello dipingeva i quadri, come Michelangelo scolpiva il marmo, spazzate le strade come Beethoven componeva la musica, spazzate le strade come Shakespeare scriveva poesie. Spazzate le strade tanto bene che tutti gli abitanti del cielo e della terra dovranno fermarsi e dire: Qui ha vissuto un grande spazzino che ha fatto bene il su lavoro».

È con questo spirito che vogliamo augurarci buon lavoro!