Vita Chiesa

Sinodo Amazzonia: formazione, ruolo dei laici e degrado ambientale tra i temi

La richiesta dell’ordinazione sacerdotale di uomini sposati, ha precisato Ruffini riferendo del dibattito in aula, «è una richiesta che viene da comunità senza guide spirituali e senza persone che possano celebrare l’Eucaristia. I fedeli reclamano una presenza permanente, e non soltanto visitante. In territori grandi come l’Italia ci sono 60-70 sacerdoti, e alcune comunità vedono un sacerdote una volta l’anno, o anche meno». Di qui l’urgenza della formazione, tema di cui i padri sinodali «hanno parlato molto», con particolare riferimento alla formazione dei laici. Tra le proposte avanzate dai 184 padri sinodali, quella di «diaconi locali temporanei». «Laici e sacerdoti hanno bisogno di una formazione inculturata», ha detto Ruffini riassumendo gli interventi, che hanno segnalato anche l’esigenza di «nuovi cammini per i ministeri dei laici».

Altro tema molto presente in questo inizio Sinodo, quello del degrado ambientale: «La distruzione della natura contraddice la fede cristiana, e chiede a tutti la responsabilità di un nuovo concetto di sviluppo e di progresso», ha detto Ruffini, sottolineando come molti padri abbiano fatto presente la necessità che, in materia di degrado ambientale, «non si pensi solo all’Amazzonia, ma al modo in cui le industrie estrattive che operano in Amazzonia sono collegate ai singoli Paesi dove sono registrate». «La Chiesa stessa è un complesso ecosistema», è stato detto dai padri, che hanno fatto presente il «rischio di una deforestazione della cultura cattolica». Molto presente in aula, infine, il tema dell’ascolto dei popoli indigeni, «anche per sanare le ferite del passato» e «superare ogni forma di colonialismo».

«Non ho mai sentito dire che venti popolazioni amazzoniche praticano l’infanticidio. Chi fa affermazioni simili deve portare almeno prove documentate». Così il card. Pedro Ricardo Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo, in Perú, e vicepresidente della Repam, ha risposto alla domanda di un giornalista durante il briefing odierno. «Se c’è qualcosa che ci insegna Gesù, è difendere la vita umana», ha ricordato il cardinale: «ogni vita umana è sacra. Se qualcuno afferma che sono possibili queste pratiche, sta disconoscendo il messaggio del Vangelo». «Non è tutto rose e fiori nelle popolazioni indigene», ha precisato Barreto: «parlare di ‘purezza originaria’ significa disconoscere la natura umana. Ma la loro saggezza ancestrale dobbiamo riconoscerla: hanno arricchito questo bioma che noi stiamo usando».

«Non è che tutti i popoli originari siano perfetti, alcuni hanno pratiche non coerenti con le pratiche internazionale e i diritti umani», ha detto Victoria Lucia Tauli-Corpuz, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti delle popolazioni indigene, che ha fatto riferimento alla Dichiarazione Onu in materia, «in cui si afferma che gli Stati devono rispettare i diritti degli indigeni, ma anche che i popoli indigeni hanno l’obbligo di fare in modo che le loro tradizioni siano in linea con gli standard dei diritti internazionali. È molto chiaro nella Dichiarazione, stiamo facendo del nostro meglio per correggere quelle pratiche che non sono rispettose dei diritti umani». «Gli indigeni sono evangelizzatori», ha testimoniato Barreto: «io sono stato evangelizzato da loro, e continuano ad evangelizzare».

«Abbiamo ancora tempo, ma il tempo è adesso». Moema Maria Marques de Miranda, laica francescana, assessore della Repam e di «Chiese e minerazione», ha scelto questa metafora per parlare dell’urgenza di affrontare con decisione la crisi ambientale, che minaccia di compromettere seriamente il futuro del pianeta. «Nessuno ha vissuto la possibilità della fine della vita sul nostro pianeta come questa generazione», la tesi dell’antropologa, secondo la quale «comprendere l’emergenza della crisi ambientale avvicina saperi diversi che si devono incontrare e trovare punti di contatto». «Gli incendi nella foresta amazzonica brasiliana hanno provocato fumo fino a San Paolo e hanno fatto sì che il cielo si rabbuiasse: ‘tutto è collegato’, come si legge nella Laudato si’, non è un’immagine poetica, è l’immagine di come funziona il pianeta Terra». Due, per Marques, i «grandi progetti» che attualmente si scontrano, in materia ecologica: «Il progetto predatore, orientato all’avidità di guadagno, tipico delle industrie estrattive, e quello sostenibile, plurale, di popoli che hanno imparato a convivere per millenni con la foresta». «Nessuno può costruire ponti in mezzo a un abisso», la tesi della relatrice: «La Chiesa si vuole mettere dalla parte dei poveri, è l’opzione del Sinodo. Non è un caso che Greta e un Papa che viene dalla fine del mondo siano la voce di una forma di vita compatibile con l’ambiente».