Vita Chiesa

Sinodo, conclusi Circoli minori. Le relazioni in Aula

L’importanza di un’adeguata preparazione al matrimonio, la riforma delle cause di riconoscimento di nullità matrimoniale alla luce dell’insegnamento della Chiesa, le sfide che le famiglie affrontano in alcuni Paesi. Questi i temi al centro del consueto briefing sul Sinodo che si è tenuto il 20 ottobre. In mattinata, secondo giorno della terza e ultima settimana dell’assise, si sono conclusi i lavori dei tredici Circoli minori sulla terza parte dell’Instrumentum laboris. Le relative relazioni vengono presentate nel pomeriggio in aula e domani mattina (21 ottobre) saranno pubblicate, ha spiegato in apertura padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede.

«Le persone si sposano per essere felici e creare una famiglia, bisogna cercare di far sì che il loro matrimonio duri» e per questo la preparazione «è fondamentale. Meglio prevenire che curare», ha osservato il cardinale Lluís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona, intervenuto al briefing. Per il cardinale Alberto Suárez Inda, arcivescovo di Morelia (Messico), «la dottrina è importante ma non può essere solo teoria; è la visione di Cristo per guardare con ammirazione e anche con compassione la storia delle famiglie». Sull’importanza della formazione insiste anche il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban (Sud Africa): «È una delle maggiori sfide che dobbiamo raccogliere: come la vita religiosa, anche il matrimonio è una vocazione e una missione». Pochi mesi non bastano: occorre «un vero processo in cui le coppie possano discernere la propria vocazione», e poiché la maggior parte dei matrimoni fallisce nei primi 5- 7 anni, è necessario «accompagnare» le coppie giovani.

Il card. Martínez Sistach ha quindi espresso soddisfazione per i due Motu proprio di Papa Francesco in materia di riforma del processo di nullità matrimoniale, che ha definito «assolutamente in armonia con l’insegnamento della Chiesa su indissolubilità, fedeltà e misericordia». Con il riconoscimento della nullità, osserva, «le persone possono risposarsi e iniziare una nuova vita a testa alta davanti a Dio e alla comunità». Il cardinale spagnolo, esperto canonista, risponde alla domanda di un giornalista sgombrando il campo da timori di «rischio superficialità» e assicura: «Il processo breve inizia come tale, ma se l’accertamento della verità richiede tempi più lunghi, passa al processo ordinario». Il card. Suárez Inda riconosce l’accresciuta responsabilità dei vescovi che «devono essere giudici misericordiosi» e, come insegna il Papa, «sempre vicini alle persone». Per il card. Napier «una delle maggiori sfide è quella della preparazione», dei vescovi e dei loro collaboratori.

Per quanto riguarda le sfide «locali», per le Chiese africane Napier ha richiamato le famiglie parentali, l’Hiv Aids, l’orientamento sessuale, le dipendenze da alcol e droghe e le convivenze, anzi «coabitazioni», una sorta di «matrimonio a tappe» molto diffuso nel continente. «Anche qui la Chiesa può dare il proprio sostegno». Le situazioni familiari «dure» evidenziate dal card. Suárez Inda sono invece l’immigrazione che separa i coniugi e divide le famiglie con «i bambini senza genitori o che vengono lasciati ai nonni», e qui il presule auspica collaborazione tra vescovi di Messico e Stati Uniti per sostenere queste famiglie; le famiglie vittime del crimine organizzato; la mancanza di attenzione per i giovani del sistema educativo. Con riferimento alla visita del Papa nel Paese il prossimo anno, il porporato dice che non sarà solo una consolazione ma «un incentivo al nostro impegno di cristiani».

Interpellato sulla «lettera dei 13 cardinali» di cui è stato firmatario, il card. Napier ha precisato che «era in realtà un documento privato per il Papa», scritto secondo lo spirito auspicato dal Pontefice di «parlare apertamente e con onestà», e di «ascoltare con umiltà», e nato dall’impressione che il Sinodo straordinario del 2014 seguisse «una certa direzione, un’agenda». Per Napier la «soddisfacente risposta» del Papa, con il suo intervento il giorno successivo, «ha creato fiducia». Le preoccupazioni esposte nella lettera, ha concluso «sono state tenute in conto; per quanto riguarda la mia esperienza penso di poter dire che siamo molto ottimisti su quello che sarà il risultato del Sinodo».