Vita Chiesa

Sinodo famiglia, appello per Medio Oriente, Africa, Ucraina: «Basta atrocità»

Dettagliata la lista delle «innumerevoli atrocità» citate nel testo scritto dai 270 padri sinodali mentre il Sinodo sta vivendo le sue battute finali: «L’uso di armi di distruzione di massa, le uccisioni indiscriminate, le decapitazioni, il rapimento di esseri umani, la tratta delle donne, l’arruolamento dei bambini, la persecuzione a motivo del credo e dell’etnia, la devastazione dei luoghi di culto, la distruzione del patrimonio culturale»: tutte cose che «hanno costretto migliaia di famiglie a fuggire dalle proprie case e a cercare rifugio altrove, spesso in condizioni di estrema precarietà», e ora «sono impedite dal farvi ritorno e dall’esercitare il loro diritto a vivere in dignità e sicurezza sul proprio suolo, contribuendo alla ricostruzione e al benessere materiale e spirituale dei rispettivi Paesi». In questo contesto, denunciano i padri «sono continuamente violati i principi fondamentali della dignità umana e della convivenza pacifica e armoniosa fra le persone e i popoli, i diritti più elementari, quali quello alla vita e alla libertà religiosa, e il diritto umanitario internazionale».

Nella dichiarazione del Sinodo dei vescovi sulla situazione in Medio Oriente, Africa e Ucraina, i 270 padri fanno un appello per la liberazione di tutte le persone sequestrate e per i rifugiati, chiedendo di «fermare le violenze» in Siria, in Iraq e in Terra Santa. Esprimendo «gratitudine» ai Paesi che accolgono i rifugiati, il Sinodo «assicura solidarietà e preghiera a tutti gli abitanti del Medio Oriente e chiede la liberazione di tutte le persone sequestrate». «La pace va cercata non con scelte imposte con la forza – si legge nella dichiarazione – ma attraverso «decisioni politiche rispettose delle particolarità culturali e religiose delle singole nazioni». Di qui l’appello alla comunità internazionale, affinché, «messi da parte gli interessi particolari, cerchi soluzioni diplomatiche». «Siamo convinti – affermano i padri sinodali – che la pace è possibile e che è possibile fermare le violenze in Siria, in Iraq, a Gerusalemme e in tutta la Terra Santa», perché la riconciliazione è «frutto della giustizia, del rispetto e del perdono». Di qui, il richiamo all’invito di Papa Francesco a non strumentalizzare per la violenza il nome di Dio, affinché «ebrei, cristiani e musulmani possano scorgere nell’altro credente un fratello da rispettare e da amare». Per tutte le famiglie, in Africa, in Ucraina e Medio Oriente, l’auspicio del Sinodo è che possano tornare «a una vita dignitosa e tranquilla».