Vita Chiesa

Sinodo famiglia: sintesi Circoli Minori, «indissolubilità non è peso»

Il lavoro dei Circoli Minori, in questa seconda settimana, si è concentrato sulla seconda parte dell’Instrumentum laboris, dedicata alla vocazione e alla missione della famiglia. «Un approccio più unificato tra la teologia e la pastorale, tra la pienezza e la ferita, tra la verità e la misericordia», è la richiesta emersa dal Circolo Minore di lingua francese moderato da monsignor Maurice Piat. Più «unità» è stata invocata anche dal Circolo francofono moderato dal cardinale Gerald Cyprien Lacroix, mentre il Circolo francese moderato dal cardinale Robert Sarah ha chiesto una riflessione supplementare su «come condurre le persone, e soprattutto i più giovani, a scoprire il senso e l’importanza del matrimonio cristiano».

«Poiché l’istituto del Sinodo difficilmente potrebbe rispondere all’esigenza di ordinare in un documento esaustivo la complessa e diversificata dottrina sul matrimonio e sulla famiglia, emerge la necessità, da una parte di domandare un documento magisteriale che possa rispondere a questa esigenza, dall’altra l’impegno a verificare i risvolti pastorali attinenti alla tematica». È la richiesta pervenuta dal Circolo di lingua italiana moderato dal cardinale Edoardo Menichelli. «La seconda parte è il cuore pulsante della vocazione e della missione della famiglia», hanno fatto notare i padri nel Circolo Minore italiano moderato dal cardinale Angelo Bagnasco: il Sinodo, allora, «deve far circolare la linfa vitale del Vangelo dentro il corpo della Chiesa e della famiglia, per irradiarne l’energia e la vitalità anche nella vita civile e sociale».

Sinodo «bloccato» a metà percorso? «Non credo che si possa parlare di blocco, ma di volontà di andare avanti su questioni complesse». Così il cardinale Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, ha risposto alle domande dei giornalisti, durante il briefing del 14 ottobre in Sala stampa vaticana, al quale hanno partecipato anche il cardinale Ruben Salazar Gomez, arcivescovo di Bogotà e presidente del Celam, e il cardinale Philippe Ouedraogo, arcivescovo di Ouagadougou. «C’è divergenza di opinioni, come è normale nelle famiglie, ma non dobbiamo farci prendere dall’ermeneutica del conflitto», ha proseguito Nichols. «Per capire la natura stessa del Sinodo – ha spiegato Salazar – non si tratta di contrapporre teologie o ideologie: bisogna cercare di capire la ricchezza della misericordia di Dio, ognuno partendo dalla propria situazione». «Non vedo questo blocco tra conservatori e progressisti», ha detto Ouedraogo: «Come diceva Giovanni XXIII, possiamo comprendere meglio il Vangelo se scambiamo le nostre opinioni. ‘Chiese semper reformanda’, la Chiesa è sempre in aggiornamento». «Siamo solo alla metà del Sinodo», ha ricordato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede.

A metà percorso, fioccano le domande di giornalisti su «come finirà il Sinodo». «Spetterà al Papa decidere se si concluderà con un documento magisteriale o un’esortazione», ha fatto notare Nichols: «L’impressione è che il Papa ci abbia chiesto di parlare in modo libero perché ha molto chiaro il suo ruolo. Solo una persona può portare a compimento questo processo: il Papa». Al Sinodo c’è «molta creatività», hanno assicurato i tre protagonisti del briefing tracciando una sorta di bilancio provvisorio. «Bisogna tenere presente che la Chiesa è universale, ma è anche costituita da persone che hanno diverse culture», ha detto Gomez: il documento finale dovrà avere «un linguaggio universale che dovrà essere capito in tutte le culture», anche se si tratta di «una sfida difficile». Ouedraogo ha citato un proverbio africano: «È insieme che riusciamo a sollevare il tetto per poterlo mettere sulla casa». Quanto alla «colonizzazione ideologica», per Nichols non è stato un tema emerso in maniera «così forte come nel Sinodo straordinario precedente». Il cardinale Ouedraogo ha rivelato ai giornalisti di aver fatto lui stesso un intervento sulla «colonizzazione ideologica»: «I poveri sono molto deboli», ha commentato a proposito della necessità in cui i loro governi si trovano «ad ottemperare a certe richieste dei Paesi occidentali, per poter accedere ai fondi destinati ai Paesi in via di sviluppo».

«Se il Papa usa una formula di carattere ampio e generale, è questa la sua intenzione: non è compito mio farla diventare più ristretta o più larga di quello che il Papa ha voluto dire». Con queste parole padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, ha risposto alla domanda di un giornalista sulle parole pronunciate da Papa Francesco nell’udienza generale di oggi, quando ha chiesto perdono ai fedeli per gli «scandali che in questi ultimi tempi sono accaduti sia a Roma che in Vaticano». «Il Papa ha ascoltato la lettura del Vangelo che parlava degli scandali e allora ha fatto questa introduzione all’udienza generale», ha ricordato Lombardi, che ha poi precisato: «Se il Papa ha tenuto presente l’informazione dei media e dei giornali per la vita cittadina, ha fatto riferimento a Roma: non al sindaco, perché è un argomento politico». «Il Papa sa che ci sono persone semplici, che a volte possono essere turbate o addolorate per notizie che si leggono», ha proseguito il portavoce vaticano: «Per quanto c’è di responsabilità della Chiesa o di uomini di Chiesa, il Papa chiede perdono, se accanto a molti esempi positivi ci sono esempi negativi o cose che turbano».