Vita Chiesa

Siria, il Papa scrive ad Assad per fermare catastrofe umanitaria

Protezione della vita dei civili, stop alla catastrofe umanitaria nella regione di Idlib, iniziative concrete per un rientro in sicurezza degli sfollati, rilascio dei detenuti e l’accesso per le famiglie alle informazioni sui loro cari, condizioni di umanità per i detenuti politici. Insieme a un rinnovato appello per la ripresa del dialogo e del negoziato con il coinvolgimento della comunità internazionale. Sono queste le preoccupazioni e le richieste concrete contenute in una lettera che Papa Francesco ha indirizzato al presidente siriano Bashar Hafez al-Assad, mentre nella regione di Idlib continuano le azioni di guerra e i bombardamenti ai danni dei civili inermi: distrutte o chiuse decine di strutture sanitarie. 

La lettera è stata consegnata questa mattina a Damasco dal card. Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, accompagnato dal card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, e dal sottosegretario del Dicastero, p. Nicola Riccardi, che si è incontrato con il presidente Bashar Hafez al-Assad. 

«All’origine di questa nuova iniziativa – spiega il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin in un’intervista ad Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione – c’è la preoccupazione di Papa Francesco e della Santa Sede per la situazione di emergenza umanitaria in Siria, in particolare nella provincia di Idlib». Il Papa, si legge nell’intervista pubblicata oggi su Vatican News e su L’Osservatore Romano,  «segue con apprensione e con grande dolore la sorte drammatica delle popolazioni civili, soprattutto dei bambini che sono coinvolti nei sanguinosi combattimenti». Per questo «chiede al presidente di fare tutto il possibile per fermare questa catastrofe umanitaria». L’intento dell’iniziativa non è politico, precisa Parolin, ma «umanitario». Il Papa «continua a pregare perché la Siria possa ritrovare un clima di fraternità dopo questi lunghi anni di guerra» e «usa per ben tre volte la parola ‘riconciliazione’: questo è il suo obiettivo, per il bene di quel Paese e della sua popolazione inerme. Il Papa incoraggia il Presidente Bashar al-Assad a compiere gesti significativi in questo quanto mai urgente processo di riconciliazione e fa degli esempi concreti: cita ad esempio le condizioni per un rientro in sicurezza degli esuli e degli sfollati interni e per tutti coloro che vogliono far ritorno nel Paese dopo essere stati costretti ad abbandonarlo. Cita pure il rilascio dei detenuti e l’accesso per le famiglie alle informazioni sui loro cari».

«Nella lettera inviata al presidente Assad il Santo Padre lo incoraggia a mostrare buona volontà e ad adoperarsi per cercare soluzioni praticabili ponendo fine a un conflitto che dura da troppo tempo e che ha provocato la perdita di un gran numero di vite innocenti».  La Santa Sede – spiega Parolin – «ha sempre insistito sulla necessità di cercare una soluzione politica praticabile per porre fine al conflitto, superando gli interessi di parte. E questo va fatto con gli strumenti della diplomazia, del dialogo, del negoziato, con l’assistenza della comunità internazionale». «Lo abbiamo dovuto imparare ancora una volta – prosegue Parolin – che la guerra chiama guerra e la violenza chiama violenza, come ha detto più volte il Papa, e come ripete anche in questa lettera. Purtroppo siamo preoccupati per lo stallo del processo dei negoziati, soprattutto quello di Ginevra, per una soluzione politica della crisi».