Vita Chiesa

Studenti: Iacobelli e Zardi (Msac), «accettiamo le sfide. Vogliamo fare la nostra parte»

Iacobelli e Zardi hanno ripercorso i temi affrontati nella tre giorni, a partire dalle domande lasciate dagli ospiti della tavola rotonda di sabato. «Prodi ci ha chiesto ‘Vuoi essere cittadino europeo o italiano?’», hanno ricordato, sottolineando che «si tratta di una domanda politica», che «riguarda chi vuole essere l’Italia, se una nazione fondata sulla forza, che sbatte i pugni sul tavolo o che invece cerca e sviluppa la solidarietà». Ma – hanno proseguito – «la domanda che ci interpella è: chi volgiamo essere noi? Come affermiamo noi stessi?». «Vogliamo rispondere con il confronto, con il dialogo» a partire da quello con i compagni di scuola.

Rispetto all’interrogativo posto da Marie Terese Mukamitsindo – «Chi è il mio prossimo?» – «dobbiamo avere la consapevolezza – hanno sottolineato i segretari nazionali – che il nostro prossimo sarà quella persona che saprà metterci in discussione, che ha bisogno di noi, che ci fa pensare. Il prossimo ci aiuta a capire quali sono i nostri lati migliori e quelli peggiori».

Alla domanda proposta da Roberto Battiston – «Che cosa posso fare io?» – la risposta suggerita da Iacobelli e Zardi è «posso fare la mia parte». «Il nostro Msac – l’auspicio espresso dai segretari nazionali – diventi l’occasione per togliere la nebbia dalla realtà per farla risplendere». «Non abituiamoci ad una normalità al di sotto di quello che realmente deve essere. Non abituiamoci a ciò che non funziona, alle scuole fatiscenti, alle ragazze schiavizzate sulle strade delle nostre citta». E allora «prendiamoci l’impegno, canalizziamo l’entusiasmo di questi giorni al servizio delle nostre scuole» perché «il Msac è bello quando è a servizio delle nostre scuole».

«Provate a portare impresso nel vostro cuore l’‘I care’ di don Lorenzo Milani. Non ci vogliamo rassegnare ad un’Italia ripiegata su se stessa, vogliamo portare il nostro ‘I care’ in ogni angolo del Paese. Tutti i vescovi italiani fanno il tifo per voi», ha  affermato ieri mattina mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, nell’omelia della Messa che ha aperto a Montesilvano (Pe) la giornata conclusiva. Rivolgendosi ai 1.800 ragazzi provenienti da tutta Italia la cui presenza è «un modo per dire che noi non ci accontentiamo di poco», mons. Russo ha osservato che «avete scelto di andare in profondità». Per questo, al termine di questa tre giorni, «non fermatevi, non fate finire qui questa esperienza. Portate nelle vostre diocesi, parrocchie, scuole e, perché no, nelle piazze dei vostri paesi e città il coraggio di riflette insieme, di discutere, magari anche di confrontarsi aspramente ma di tenere vivo il dialogo, il confronto, l’ascolto. Risvegliate in ogni angolo una vera passione per la storia che viviamo e per i luoghi che abitiamo».

«Voi – il tributo del segretario generale della Cei – mostrate il giovane e bello di un’Azione Cattolica che può essere capace attraverso ognuno di voi di rinnovare il mondo, la città, il paese nel quale abita». «Noi vescovi italiani – ha assicurato mons. Russo – vogliamo sognare con voi, con coraggio, vogliamo vincere la paura. E così essere insieme lievito buono in questa storia, in questa nostra bella terra, vogliamo portare una buona notizia per le strade delle nostre città. Se lo facciamo insieme questo sogno può diventare realtà».