Vita Chiesa

Summit disarmo: card. Parolin, serve «fiducia reciproca» per «evitare conflitti e costruire ponti»

«Può sembrare irrealistico, se non utopico, parlare di prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari», ha esordito il cardinale a proposito del tema della conferenza, che prende le mosse da «un fatto allarmante: l’aumento costante della spesa per le armi nucleari in tutto il mondo, incluso il costo per aggiornare gli arsenali nucleari». Di qui la necessità, come ha chiesto il Papa, di riflettere sulle «conseguente umanitarie catastrofiche che seguono all’uso di qualunque arma nucleare, con effetti incredibili sia nello spazio che nel tempo». Senza contare lo spreco di risorse che potrebbero essere, invece, utilizzate «per la pace e lo sviluppo umano integrale, per combattere la povertà e per realizzare gli obiettivi dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile». Per questo, secondo Parolin, occorre interrogarsi «su quanto è sostenibile una stabilità che si basa sulla paura, o su un falso senso di sicurezza, sulla minaccia di distruzione o di sterminio globale o semplicemente su un bilanciamento di poteri».

«Evitare conflitti e costruire ponti». Dovrebbe essere questo l’obiettivo di «un’azione collettiva» a favore del disarmo globale. Ne è convinto il card. Pietro Parolin. La «corretta applicazione» del Trattato ratificato il 20 settembre scorso dalla Santa Sede, del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari e del Trattato per la messa al bando degli armamenti, ha ricordato, «è un passaggio fondamentale per giungere al traguardo di un mondo libero dalle armi nucleari»: di qui «l’importanza dell’educazione alla pace e al disarmo», attraverso la promozione «del dialogo multilaterale e della cooperazione onesta tra tutti i membri della comunità delle nazioni». «Qualunque risposta collettiva e concertata della comunità internazionale – ha detto Parolin – deve essere basata sulla fiducia reciproca, che può essere costruita solo sul dialogo per il bene comune, e non su interessi particolari». Affinché il mondo «cambi direzione», come auspica il Papa nella Laudato si’, «dobbiamo incoraggiare il dialogo e creare strutture di fiducia», la proposta, promuovendo «l’etica della pace e della sicurezza multilaterale» e scongiurando «il rischio dell’isolazionismo». «Se le spese militari fossero utilizzate per altro, si potrebbe costituire un fondo per aiutare milioni di persone che stanno morendo di pace», ha suggerito Parolin definendo ancora attuale la proposta di Paolo VI nella Populorum progressio, 50 anni fa. «Le risorse militari – ha proseguito il segretario di Stato vaticano – dovrebbero essere ridotte per investire di più nella vita delle persone, per migliorare le condizioni di vita e arrivare così alla pace globale». «Che la comunità internazionale eviti un approccio miope e adotti azioni di lungo termine per conseguire la pace e la sicurezza», l’auspicio finale.