Vita Chiesa

Suor Anna, dai cubi alla danza per Cristo

di Francesca Lippi

Suor Anna è una persona speciale: prima di essere una suora era una ballerina che, oltre alle serate in discoteca come cubista, ha partecipato a programmi in tv con Gigi Sabani, Cristina D’Avena ed altri noti personaggi dello spettacolo. Oggi riflette l’amore di Cristo attraverso la danza e trasmette la sua gioia sul palco dove si muove con sicurezza come qualsiasi ballerina professionista. Al termine dello spettacolo, però, tolto il trucco, indossa l’abito e torna ad essere semplicemente una sorella della Congregazione delle Suore operaie della Santa Casa di Nazareth.

Suor Anna ha trentotto anni e un corpo minuto che sprizza movimento anche quando sta fermo. Il suo sorriso è tra quelli più contagiosi che si possano immaginare. Da dieci anni è suora. Di origine pugliese, ha vissuto per molti anni a Milano. La sua vita in famiglia non è stata tra le migliori, da piccola ha spesso assistito a scena di violenza domestica: botte, insulti, parolacce rappresentavano per lei la quotidianità.Suor Anna, in che modo ha deciso di diventare suora?

«Facendo un ritiro spirituale per ragazze, durante la meditazione della parola di Dio ho capito che questa era la mia strada. Prima non ci pensavo, ero immersa nel mondo delle grandi luci, come le chiamo io: spettacoli in tv, convention, telefilm, teatro. Dopo la Cresima avevo mollato tutto, a Dio non ci pensavo proprio. Rientravo alle otto di mattina, dopo le serate trascorse in discoteca come cubista, andavo a dormire, la sera mentre ero lì che mi truccavo pronta ad uscire di nuovo, mia madre veniva in camera mia e mi chiedeva di andare a Messa. Io le rispondevo male, mi arrabbiavo e uscivo. E lei per due anni è rimasta in silenzio, ma pregava per me moltissimo. Un giorno, era la vigilia di Natale, mi sono trovata a Messa, dove lei andava di solito e lì mi sono commossa. Poi dopo un po’ di tempo mi sono trovata di nuovo ad una Messa sempre nella stessa chiesa e di nuovo ho pianto. Lì ho capito».

Com’è riuscita a dare un taglio netto al suo passato e a tutto ciò che questo comportava, compresi i successi professionali?«Volevo respirare la purezza delle relazioni che non vanno alla ricerca del possesso, del potere sull’altro. Le persone che incontravo fuori dall’ambiente dello spettacolo erano belle, pulite». Com’è il mondo dello spettacolo?«Non posso dire che tutto sia falso, perché significherebbe considerare tutti gli artisti in questo modo. Invece non è così. Ho incontrato alcuni veri artisti. Il vero artista è una persona che ha scoperto di possedere un talento, perciò è davvero umile e dona il suo talento. Sono pochi gli artisti in questo modo, ma ci sono. Chi non è artista fa passare per arte ciò che non lo è ed in questo modo ha rovinato il mondo dello spettacolo».

Perché ha scelto di diventare suora operaia?

«È stato il Signore, dopo varie esperienze, dopo che avevo mollato tutto e dopo avergli detto: “quando tu vorrai io danzerò di nuovo”. Ho incontrato le Suore operaie ed ho capito che quello era il mio Ordine, anche per lo stile di vita che si conduce all’interno della comunità. Ho avuto tante sofferenze nella mia famiglia da piccolina, è stata una vita dura. Il carisma della nostra congregazione è quello di vivere la famiglia. Noi viviamo insieme nella semplicità pregando e lavorando nelle fabbriche, vicine agli operai. Condividiamo il loro lavoro e poi ci occupiamo di aiutare il lavoratore nella parte umana e spirituale. Le mie sorelle lavorano in fabbrica, mentre io mi occupo di danza moderna cristiana, per far riscoprire ai lavoratori che non sono solo un corpo, una macchina che dà una prestazione fisica, ma che hanno dignità, per questo mi è stata offerta la possibilità di aprire una scuola di danza a Palestrina, vicino Roma».

E qual è stata la risposta?

«La risposta è stata davvero grande. Quando le persone si iscrivono spiego loro che i corsi sono di danza moderna cristiana, perciò loro, anche se non vanno a Messa, sanno a che cosa vanno incontro».

In cosa si differenzia la danza moderna cristiana con l’altra?

«Non propongo niente di particolare. Utilizzo tecniche che già si conoscono, usando il mio movimento, il mio corpo. La cosa in più, in questa danza, è Gesù. E non c’è bisogno di nominarlo».

Come viene ideato un suo spettacolo?

«Dipende innanzitutto da chi ci chiama. Lavoro sia da sola che con un gruppo di ragazzi che ho formato. Può capitare che si vada in un carcere o in un teatro di quartiere. Sono situazioni diverse che necessitano di un diverso approccio. Le musiche sono in stile moderno, però con un messaggio cristiano. Uso anche house-music se devo trasmettere ai giovani gli effetti del bullismo, insomma spazio e sono in continua ricerca di musiche diverse».

Le sue consorelle l’hanno aiutata?

«Sì. Quando hanno scoperto che avevo questo dono hanno insistito affinché si potesse sviluppare e aprissi la scuola».Come hanno accolto i suoi familiari la scelta di diventare suora?

«Mio padre che non aveva vissuto l’amore da piccolo e quindi non riusciva a darlo, quando ha saputo della mia decisione di prendere i voti è cambiato ed era felicissimo. E questo è stato motivo di comunione con lui, anche se non andava a Messa. Era orgoglioso di avere una figlia suora e lo diceva a tutti. Anche mia madre era felicissima, mentre i miei fratelli, Marco e Cristiano ancora si chiedono come faccio…».

Cosa le manca del mondo che ha lasciato?

«Niente. Assolutamente. Prima non ero libera. Mi lasciavo vivere e trasportare da ciò che avevo intorno. Anche la danza non bastava, perché non avevo stima di me. Sicuramente ha influito la vita in famiglia, la violenza che ho vissuto. Ma non rimpiango nulla del mio passato, perché è la storia della mia salvezza».

Cosa le ha fatto più male in passato?

«La mancanza d’amore tra i miei genitori».

E il momento più bello dopo la chiamata?

«È avvenuto in questi ultimi due anni quando ho scoperto Dio Padre. Ho avuto una grandissima libertà nel cuore che mi permette di vivere bene tutto il resto».

A Vicchio di Mugello, prima uno stage e poi lo spettacolo conclusivo«Ho provato un’emozione forte nel vederla danzare. Un’emozione che mi ha preso lo stomaco che, come ci ha insegnato suor Anna durante lo stage, è sede delle emozioni piacevoli e tristi, perché tutto il nostro corpo è del Signore, non solo cuore e mente». Commenta così Silvana Gaggini dall’Associazione onlus «Il Mulino» dopo aver assistito all’incontro danzante «Così si_amo!» presentato al Teatro Giotto di Vicchio da suor Anna Nobili. Uno spettacolo, promosso dall’associazione Il Mulino e patrocinato dal Comune, che ha siglato la chiusura dello stage di danza condotto presso l’associazione. Un incontro danzante, e mai definizione fu più azzeccata, iniziato con Anna in abito da suora e proseguito, come in un gioco introspettivo, nel racconto della sua vita. Una testimonianza vibrante rivolta al cuore di ogni spettatore presente: «certe cose posso dirle perché le ho vissute» ha spiegato suor Anna con semplicità, a tratti commossa. E la sua vita fuori dalle righe si è srotolata attraverso le immagini, svelando una donna sorridente ma con lo sguardo triste. Poi lo schermo bianco si è alzato ed è apparsa lei, suor Anna, con una tunica bianca. Più in là una croce nera. Suor Anna ha volteggiato, con competente professionalità, seguendo una coreografia essenziale, al ritmo di musiche cristiane, tra queste la canzone «perché Tu sei il mio Re, ti dono la mia vita». Scenografia inesistente, sul palco solo lei, la croce, il suo corpo. Suor Anna sembrava compiere quasi una danza nuziale con il crocifisso, una danza gioiosa, d’amore. Infine la croce è scivolata sul petto e lo spettacolo si è concluso tra lo scrosciare degli applausi.