Vita Chiesa

Tra gloria e attesa la Solennità dei santi e la Commemorazione dei defunti

La cristianità, come afferma il teologo ortodosso Evdokimov, «insegna la purificazione dopo la morte, non come pena da purgare, ma come continuazione del destino, purificazione, liberazione progressiva e guarigione. Tra la morte e il Giudizio l’attesa è creatrice». In questa «attesa» è fondamentale il ruolo che noi, in questa vita, abbiamo nei confronti di chi è già nell’Oltre: è il suffragio per loro attraverso la preghiera, l’elemosina e il sacrificio della Messa. Ma troppo spesso dimentichiamo questa missione cristiana perché la morte è ormai diventata un vero e proprio tabù. La negazione della morte e una sorta di interdizione a parlarne hanno creato una situazione inedita ed innaturale nella civiltà occidentale. Come afferma L.V. Thomas, tra i fondatori degli studi moderni sulla morte: «Esistono società che rispettano l’uomo: sono quelle in cui la vita, seguendo la saggezza, protegge se stessa lasciando spazio all’idea della sua fine. E, al contrario, ci sono società necrofile, devastate da ossessioni patologiche: sono le nostre, in cui la cultura della morte è negata e sepolta con la stessa cura con cui si sotterrano i cadaveri. L’esperienza concreta dell’antropologia dimostra che negare la morte genera un’altra morte».

La nostra civiltà, fino a tempi recenti, non percepiva la morte come l’opposto della vita, e si credeva fermamente in una vita dopo la morte dal momento che anche la natura ci parla continuamente di morte e di resurrezione. I Padri infatti facevano riferimento a fenomeni della natura quali l’inizio e la fine delle stagioni, dei giorni e delle notti per sostenere che la morte non è mai cessazione. Tutto parla di rinascita perché l’uomo è destinato a questa resurrezione, la cui porta è stata spalancata dalla Resurrezione di Cristo.

Un bel racconto, un midrash ebraico, ha avuto un successo notevole, al punto che era diffuso perfino nel sufismo mediorientale, e ci fa capire quanto una giusta immagine possa cambiarci decisamente il punto di vista sulla morte. Può essere gradito a tutte le «religioni del Libro» (ebraismo, cristianesimo ed islam) e ci si augura non solo a loro.

Un giorno Abramo, già sazio di giorni, vide venirgli incontro l’angelo della morte. Gli domandò con stupore cosa cercasse, e questo gli rispose: «Sono venuto a prenderti!». Abramo, sbalordito, gli disse che sicuramente aveva sbagliato persona, poiché lui aveva una grande missione da compiere, e l’intera umanità attendeva da lui grandi cose, e quindi aveva ancora bisogno di molto tempo. Ad ogni obiezione del patriarca l’angelo rispondeva puntualmente che il tempo per lui era ormai giunto, e il dialogo fra loro procedeva improduttivo. Alla fine Abramo perse il controllo: «Possibile che il Dio che ho tanto amato e servito possa volere la mia morte?». A questo punto l’angelo, pieno di grande stupore, esclamò: «Ma il Dio che hai tanto servito ed amato non vede l’ora di abbracciarti!».