Vita Chiesa

Tribunale Vaticano: Milano (promotore di giustizia), le riforme di Papa Francesco

«L’odierna cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario 2017, 88° dalla istituzione dei nostri Tribunali, si svolge oggi in una inconsueta, suggestiva sede: l’aula nella quale si tennero, a partire dal 1967, le prime assemblee del Sinodo dei vescovi; organismo creato da Paolo VI sul finire del Concilio Vaticano II come rappresentativa espressione della collegialità episcopale, nella quale si realizza, sul piano istituzionale, il vincolo di comunione gerarchica che unisce il Papa ed i suoi confratelli dell’episcopato, nella attiva sollecitudine per la Chiesa universale».

Con queste parole Gian Piero Milano, Promotore di Giustizia, ha aperto la sua relazione nella cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Una relazione corposa – 44 cartelle più 13 di dati e tabelle – nella quale ha proseguito: «Proprio la radice fondante di quel qualificato corpo ecclesiale è significativamente richiamata dal termine sinodo, semanticamente evocativo di un ‘cammino comune’. Nella circostanza e in questa sede, non è dunque inappropriato richiamare questo termine, perché quanti tra noi esercitano il delicato compito di amministrare la giustizia o hanno responsabilità di operatori del diritto, percorrono – sia pure in contesti istituzionali differenti – un cammino comune nella difesa di valori etici e di principi sui quali regge la civile convivenza e l’ordine costituito, nella misura in cui lo richiede la stessa dignità umana, alla cui salvaguardia deve essere ispirato ogni momento della funzione giurisdizionale».

Nel corso della sua relazione odierna, Gian Piero Milano ha proposto diverse considerazioni «sulle più recenti riforme legislative e riferire sull’attività, nell’anno appena trascorso, degli organi giurisdizionali». «Le riforme introdotte, o venute a compimento nel pontificato di Papa Francesco, hanno riguardato – ha affermato – prevalentemente il settore penale, in particolare le varie forme di criminalità finanziaria, di riciclaggio dei proventi di attività illegali, e di minaccia all’ordine pubblico internazionale. Si è trattato, per lo più, di un adeguamento normativo correlato ad obblighi derivanti da convenzioni internazionali sottoscritte dalla Santa Sede».

Nell’ampio capitolo dedicato specificamente alle riforme nell’attuale pontificato, ha chiarito: «A pochi mesi dall’inizio del pontificato di Papa Francesco la legge n. VIII dell’11 luglio 2013, recante ‘norme complementari in materia penale’, dà una decisa accelerazione alle riforme penali, in attuazione di obblighi derivanti da trattati internazionali ratificati dalla Santa Sede. Vengono introdotte nuove figure di reato o si ampliano specifici settori dell’ordinamento: tra questi vanno anzitutto segnalati i delitti contro la persona, nelle figure della discriminazione razziale in cui sono ricomprese tutte le forme di esclusione, restrizione o preferenze basate sulla razza, il colore, ascendenza, origine nazionale o etnica, nonché la tratta di persone e la tortura».

«Particolare attenzione è dedicata alla declinazione dei delitti contro i minori». Il «catalogo dei delitti contro l’umanità viene richiamato nella più ampia prospettazione»: il «genocidio» (che ricomprende anche le pratiche volte ad impedire le nascite in seno ai gruppi nazionali, etnici, razziali o religiosi), e altri delitti, «tra i quali la sterilizzazione forzata, lo stupro e altre forme di violenza sessuale, l’apartheid, la sparizione forzata delle persone». «Sotto il titolo crimini di guerra, vengono catalogati i delitti in materia di terrorismo o eversione nelle varie forme – individuali o associate – in cui si sostanziano».

Il Promotore di Giustizia ha elencato anche le novità circa i «delitti contro la sicurezza dello Stato»; per tale reato viene inserito un art. 116 bis rubricato «divulgazione di notizie e documenti», con il quale, ha spiegato il giurista, «si sanziona la condotta di chi si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione; al riguardo è prevista un’aggravante – con pena edittale della reclusione da quattro a otto anni – nel caso in cui le notizie o i documenti divulgati concernano gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato. Tale fattispecie è venuta di recente, per la prima volta, all’attenzione di questo Tribunale ed è stata risolta con una articolata sentenza, depositata nel dicembre del 2016 con interessanti elementi di novità e di approfondimento».

Milano ha ricordato, poi, l’abolizione, nel sistema giurisdizionale vaticano, della pena dell’ergastolo, sostituita con la reclusione da 30 a 35 anni. Il Promotore di Giustizia a tal proposito ha spiegato: «È la traduzione sul piano giuridico di un punto centrale del magistero di Papa Francesco, più volte intervenuto con accenti fortemente critici sulla inumanità di questa pena, da lui definita ‘una pena di morte nascosta’».