Vita Chiesa

UCCISIONE DI FRÈRE ROGER. BIANCHI (BOSE), PER I GIOVANI UN MODELLO DI SPIRITUALITÀ

“Ogni incontro con frère Roger è stato per me un dono prezioso”. Commenta così padre Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose e grande amico di frère Roger dal 1965, la tragica uccisione del fondatore della Comunità ecumenica internazionale di Taizé. “La sua morte – dice al Sir padre Bianchi – è una notizia sconvolgente che mi tocca in profondità. È stato certamente uno degli uomini più carismatici della seconda metà del secolo scorso. Un cristiano con la passione per Cristo. Un uomo pieno di capacità visionarie. Il primo che, in un certo senso, ha iniziato le giornate della gioventù dando vita al Consiglio dei giovani negli anni ‘70”. Per padre Bianchi “la fine enigmatica e violenta di frère Roger corona una vita spesa per la Chiesa e per i poveri del mondo. Attraverso di lui posso dire di aver conosciuto un santo: sicuramente tutti quelli della mia generazione e di quelle successive si sentiranno più poveri senza questo grande testimone di Cristo”. Frére Roger, commenta ancora padre Bianchi, è stato anche “un grande testimone per l’unità della Chiesa, un pioniere dai tempi della II guerra mondiale. Sta a noi continuare questo impegno”. Il priore della Comunità di Bose è, comunque sia, fiducioso: “Il cammino della comunità di Taizé continuerà: il seme che ha gettato frère Roger continuerà a germogliare. Molti sentiranno nei loro cuori il fuoco dei suoi insegnamenti carismatici”. Secondo Bianchi, “la morte di frère Roger rattristerà i giovani della XX Gmg ma nell’ottica della fede cristiana la sua fine tragica permette di guardare a lui, che ha speso fino in fondo la vita per Cristo, come un modello di spiritualità”.Sir