Vita Chiesa

UGANDA, LA DRAMMATICA TESTIMONIANZA DEI MISSIONARI RILASCIATI DAGLI «OLUM»

«A parte lo spavento e le vesciche – ci hanno fatto camminare per ore nella savana – tutto sommato è stata solo un’avventura, pur sempre indimenticabile». Inizia così il racconto di padre Alex Pizzi, 63 anni, sequestrato ieri insieme a padre Ponziano Velluto, 71 anni, dai ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lra) a Opit (40 chilometri a sudest di Gulu, nord Uganda). I due missionari comboniani di nazionalità italiana, provati dalla stanchezza ma rinvigoriti da una notte di riposo, ricostruiscono alla MISNA le fasi salienti dell’accaduto.

«Erano circa le 6:30 di ieri mattina e ci stavamo preparando per la messa quando gli ‘olum’ (‘erba’ in lingua acholi, così vengono comunemente chiamati dalla gente i ribelli, n.d.r.) hanno sferrato l’attacco», prosegue padre Alex. «Sappiamo che si trattava di almeno tre fronti di ribelli, ben armati, composti da circa un centinaio di persone ciascuno», prosegue il missionario. «Un gruppo ha attaccato le postazioni dell’esercito, che distano dalla missione solo poche centinaia di metri. Il combattimento è stato intenso: i militari dalle trincee hanno risposto al fuoco, ingaggiando una dura battaglia ma alla fine sono stati i ribelli ad avere la meglio. I soldati sono stati costretti ad un’affannosa ritirata mentre il loro comandante è rimasto sul campo, gravemente ferito al ventre. L’ufficiale è stato raccolto più tardi da un elicottero militare proveniente da Gulu che lo ha trasportato fino all’ospedale di Lachor, dove è stato ricoverato». Sul terreno sono rimasti anche due ribelli, «due ragazzi – dice padre Ponziano – che avranno avuto al massimo 15 anni». Intanto, un secondo fronte dello Lra si è diretto verso la chiesa della missione dove avevano trascorso la notte una sessantina di civili. «Gli hanno ordinato di uscire – racconta il religioso – minacciando di lanciare una bomba contro il luogo di culto. Allora la gente spaventata ha aperto la porta e gli ‘olum’ sono entrati. In un locale adiacente la sacrestia c’erano due motorini, che sono stati dati alle fiamme. I ribelli hanno preso quello che poteva servirgli, qualche masserizia, e si sono allontanati portando con sé dodici ragazze e cinque ragazzi, scelti tra i più robusti».

Padre Alex e padre Ponziano si sono quindi visti arrivare alla porta della missione il terzo fronte di ribelli. «Hanno provato a forzare la porta – ricorda ancora padre Ponziano – ma non ci sono riusciti. Era quella, per così dire ‘blindata’, che aveva fatto costruire padre Raffaele di Bari, ucciso il primo ottobre di due anni fa proprio da una raffica sparata da un combattente dello Lra, ed ha resistito! Allora hanno provato con le finestre e una ha ceduto. Quando sono entrati ci hanno chiesto subito la radio trasmittente e siamo stati costretti a dargliela, poi hanno preso dei vestiti, sapone, qualcosa da mangiare e dei soldi, e un po’ di denaro che aveva padre Alex. A quel punto ci hanno detto di andare con loro a raggiungere gli altri. Ci siamo ritrovati così assieme al gruppo di giovani che erano stati presi in chiesa. I ribelli hanno saccheggiato il centro di Opit e poi è iniziata la lunga marcia attraverso la savana. Avremmo camminato almeno dalle 7:15 circa fino alle tre del pomeriggio».

«Mentre fuggivamo – continua il racconto padre Alex – abbiamo sentito il rumore di un elicottero militare che ha iniziato a bombardare. Ci siamo nascosti sotto un provvidenziale bananeto che fortunatamente ci ha protetto. Lungo la strada l’elicottero ha bombardato ancora ma non ci ha colpito». Raggiunto l’accampamento, i ribelli si sono messi in comunicazione via radio con Joseph Kony, il leader storico dello Lra, che ha voluto parlare con i due missionari. «I nostri piani vanno sempre in porto», ha detto Kony, che apparentemente si trova in una ignota località del Sudan meridionale. Poi ha espresso parole di ringraziamento per gli sforzi che la Chiesa sta compiendo nei distretti acholi nel tentativo di mettere le basi per un futuro negoziato col governo di Kampala. «Ci ha ripetuto più volte che lui vuole la pace – aggiunge padre Ponziano – ma che non si fida dei politici e dei militari».

Terminata la comunicazione, padre Alex ha riconosciuto tra i ribelli un gruppo di ragazze che aveva cresimato due anni fa. «La tensione è pian piano scemata – prosegue padre Ponziano – e prima di rilasciarci i ribelli ci hanno offerto tè e biscotti, probabilmente provenienti proprio dal bottino dell’incursione alla missione. Hanno acconsentito a far andare via con noi le dodici ragazze ma non hanno voluto lasciare liberi i cinque ragazzi. Per noi è stata la cosa più dolorosa…siamo stati costretti a partire senza di loro».

Lungo la strada per Opit padre Alex ha trovato una bicicletta, così l’ha inforcata e ha potuto raggiungere la missione verso le 16:00 locali. Lì ha trovato fratel Elio Croce, anche lui comboniano, che aveva raggiunto Opit dall’ospedale di Lachor, a Gulu, per andarli a cercare. «Fratel Elio ha organizzato subito una macchina per andare a prendere padre Ponziano e le ragazze che si trovavano a circa quattro chilometri di distanza – racconta ancora padre Alex – e dopo poco, la brutta avventura era finalmente terminata. Eravamo veramente felici di rientrare tra la nostra gente, ma allo stesso tempo sapevamo di dover dare una brutta notizia alle mamme dei ragazzi rimasti nelle mani degli ‘olum’ ». I padri hanno poi festeggiato il ritorno alla missione celebrando una Messa. «Ieri – conclude padre Ponziano – era la festa liturgica dell’esaltazione della Croce. Una festa in cui la Chiesa riconosce che la Croce, da strumento di morte, diventa strumento di salvezza. La nostra ‘odissea’ è stata veramente un’occasione in più che il Signore ci ha donato per comprendere appieno il significato di questo simbolo cristiano».

Padre Pizzi, originario di Ricengo (diocesi di Crema), e padre Velluto, originario di Troia (Foggia), si trovano da anni in nord Uganda. Padre Velluto era già stato rapito dai ribelli dello Lra nel marzo del 2000. Allora il sequestro era durato qualche ora di meno.Misna