Vita Chiesa

VERONA 2006; SINTESI AMBITO VITA AFFETTIVA: «LA VOCAZIONE ETICA NON È UN INSIEME DI DIVIETI»

“Fondare la vita affettiva su Cristo morto e risorto significa porre le premesse per una piena umanizzazione e per una testimonianza rispendente di speranza”. Parte da questo principio la sintesi redatta da Raffaella Iafrate, che raccoglie quanto è emerso al IV Convegno ecclesiale di Verona nell’ambito della vita affettiva. Nel corso dei lavori è emerso come “la vita affettiva è nella sua verità un’esperienza di relazione eticamente orientata cioè comprensiva di passione e ragione, di attrattiva e di senso”. Nel sottolineare l’aspetto generativo della vita affettiva, i gruppi hanno rimarcato “sia gli aspetti di rischio e fragilità, sia gli aspetti di risorsa e potenzialità”. L’affettività oggi è resa fragile dalla cultura dell’individualismo, “perché fuori dall’orizzonte etico e religioso, essa è ridotta a sentimentalismo ed edonismo”. È stato riscontrato un sempre più frequente “analfabetismo affettivo”, che richiama a una diffusa immaturità non solo tra adolescenti, ma anche tra giovani e adulti, “in difficoltà ad assumersi responsabilità e a compiere scelte che richiamano il per sempre”. Immaturità affettiva è stata riscontrata anche nelle comunità cristiane. A fronte di questa fragilità, frequente è il ricorso al “virtuale”, soprattutto tra le nuove generazioni. La progettualità affettiva è oggi “messa alla prova anche da numerose sofferenze e dolori che vanno dai fallimenti delle relazioni familiari alla solitudine degli anziani, a condizioni di povertà strutturale”.

Di fronte alle tante difficoltà che la vita affettiva incontra nella quotidianità dei nostri giorni “si registra un profondo bisogno di relazioni autentiche”, sottolinea nella sintesi Iafrate. “Dentro l’affettività – aggiunge – c’è un bene irrinunciabile per il soggetto umano, un bene da liberare, da fare emergere, da educare”. “La vocazione etica degli affetti non è un insieme di divieti o di precetti moralistici, ma ne costituisce l’orientamento profondo” e proprio per questo la vita affettiva, rimane valore. Grande attenzione è stata posta alla famiglia come luogo in cui si impara “gradualmente a vivere le relazioni”. Alla Chiesa viene chiesto “il servizio della verità”, “una formazione non settoriale” e molto sentita è stata “l’esigenza di una pastorale unitaria”. I gruppi di lavoro hanno evidenziato “l’importanza della direzione spirituale come accompagnamento della persona”, rilevando al contempo che “i sacerdoti sono anch’essi figli del nostro tempo e quindi spesso poco attrezzati a rispondere a questo difficile compito”. Ecco che allora fondamentale è la formazione, anche di consacrati, presbiteri e seminaristi. I gruppi di lavoro chiedono che alla famiglia venga “dato spazio e responsabilità”. Alla Chiesa è stato chiesto, infine, un impegno nella “pastorale della vicinanza”, affinché la comunità cristiana si presenti sempre più come “locanda dell’accoglienza”. Sir