Vita Chiesa

Vallombrosa, i testimoni della foresta

di Lorella PellisL’ultima volta che eravamo saliti quassù splendeva il sole. La foresta pareva un enorme smeraldo luccicante e la frescura ti lambiva come una carezza gradita. La gente sbucava dappertutto affollando il piazzale antistante l’abbazia. Oggi fa freddo a Vallombrosa. Gli abeti secolari sono avvolti dalla nebbia. Il vento infastidisce. Intorno è silenzio. Ma a tutto questo gli «abitanti» dell’abbazia sono abituati. A quest’ora della mattina ognuno è preso dai propri lavori quotidiani. Per loro è una normale giornata d’autunno.

«Quassù è così. Siamo collocati in una posizione geografica molto definita dalle stagioni», spiega padre Pierdamiano Spotorno. «C’è una differenza di tensione operativa durante l’anno. Dobbiamo fare i conti con un inverno leggero, diciamo così, per quanto riguarda i rapporti esterni, e con un’estate piuttosto pesante dato l’altissimo numero di turisti – migliaia – che vengono a Vallombrosa da giugno a settembre». È questo il contesto in cui i benedettini cercano di vivere, oggi, la loro missione monastica.

«Nel passato – spiega padre Spotorno, 66 anni, bibliotecario e archivista – i monaci si dedicavano alla preghiera, alla cultura e all’agricoltura, adesso un’importante carta da giocare è quella dell’accoglienza». E continua: «San Benedetto, nel prologo della sua “Regola”, riferendosi a chi desidera venire a far parte del monastero, dice che durante il periodo di prova si veda se veramente cerca Dio. Ecco, ci stiamo accorgendo che tutti cerchiamo Dio, solo che talvolta alcuni lo cercano con un primo impatto un po’ strano, complesso. E noi stiamo qui, pronti ad accogliere chiunque si presenti, a disposizione della gente che viene con richieste precise, desideri, problemi da risolvere e voglia di dialogare».

Padre Pierdamiano, a Vallombrosa dal ’57, è uno dei componenti la famiglia benedettina. I monaci vivono nell’abbazia «in lealtà, semplicità, perdono reciproco». Il più anziano ha 85 anni. L’abate ne ha 68 ed è il superiore. Il padre priore, 38 anni, è il più giovane ed ha l’incarico di vicesuperiore. C’è poi il maestro dei novizi, l’economo, il parroco, il sacrista, il foresterario, il liquorista, l’addetto alla farmacia. Dieci monaci in tutto, dunque, sparpagliati dentro una casa enorme da tenere in piedi e custodire anche con impegni finanziari. Nel monastero ci sono circa 150 stanze compresa la foresteria – al piano superiore – che va avanti autonomamente e può ospitare circa 70 persone.

All’esterno, la vecchia legnaia è stata ristrutturata per ospitare gli scout e altri gruppi. A giugno, inoltre, è stato riaperto il restaurato albergo «La Foresta», proprio di fronte all’abbazia, sui locali dell’antica foresteria. La costruzione, di proprietà regionale, è stata acquistata dai monaci benedettini di Vallombrosa nel 1996. «Noi dobbiamo provvedere alla manutenzione ordinaria della casa – precisa padre Pierdamiano – nonché al servizio in parrocchia e alla chiesa del Saltino che dipende da noi. La messa la celebriamo in abbazia tutti i giorni, sia d’inverno che d’estate. La domenica in questo periodo facciamo i vespri alle 16 e la messa vespertina alle 17».

Sono variegate le motivazioni dei giovani e meno giovani che salgono fino a Vallombrosa. C’è chi viene per turismo, per visitare la biblioteca – una vera miniera con i suoi 44 mila volumi – oppure per trascorrere una domenica all’aria aperta. C’è chi si trattiene solo qualche ora ma c’è anche chi rimane più giorni attratto dall’esperienza del monastero. «E noi – sottolinea il monaco – dobbiamo essere presenti sempre, con la nostra testimonianza. Del resto traiamo dal rapporto con gli altri la linfa per alimentare la nostra vita monastica. Per questo abbiamo bisogno di confrontarci di continuo. A volte ci rendiamo conto che bisognerebbe cercare di capire anche quello che gli altri non ci dicono. La ricerca di Dio talvolta è confusa, imbarazzata. Certe forme consolatorie che circolano in questi tempi sono veri narcotici dell’anima. E allora – conclude padre Pierdamiano – la gente, disorientata, viene qui. E noi apriamo le nostre porte e i nostri cuori».

Vita da monaco5,30: sveglia. 6,20: lodi e messa cantata in abbazia.7,30: colazione. Dopo colazione lectio divina, quindi ogni frate si dedica ai propri impegni di studio e lavoro.12,45: ora media.13: pranzo.13,30: chi è di turno sparecchia, lava i piatti e prepara le tavole per la cena; gli altri fanno una breve pausa poi di nuovo studio e lavoro.17,30: vespro (la domenica alle 16)19: ufficio delle letture20: cena La vesteSan Benedetto nella «Regola» non si preoccupa né del taglio né del colore della veste. Dice però che deve essere decorosa e che si acquisti il tessuto a minor prezzo.Attualmente i benedettini vallombrosani indossano una tonaca nera con i bottoni fino a metà e poi cucita fino in fondo, lo scapolare e il cappuccio. La tonaca è fermata in vita da una cinta di stoffa.

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