Vita Chiesa

Verso Firenze 2015: mons. Nosiglia (comitato), «Devono poter parlare tutti»

L’arcivescovo lo ha ricordato aprendo oggi pomeriggio a Roma la riunione del Comitato, a cui partecipano circa 120 persone: quattro delegati per ogni Regione ecclesiastica, i rappresentanti delle associazioni, dei religiosi e delle religiose, la presidenza e la Giunta. La «programmazione» delle giornate fiorentine (9-13 novembre) – durante le quali è confermata la presenza di Papa Francesco – è uno dei punti all’ordine del giorno della «due giorni» romana, che vede impegnati i partecipanti nei gruppi di studio sulle «cinque vie» che scandiranno i lavori del Cen, sulla scorta dei cinque verbi (uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare) indicati da Papa Francesco nell’Evangelii gaudium. L’obiettivo è quello di arrivare a elaborare delle «schede» da far arrivare alle parrocchie e da mettere a disposizione di ogni partecipante.

Riguardo alla programmazione delle giornate di novembre, monsignor Nosiglia spiega che «l’andamento è stato già definito: non ci saranno relazioni, vista la presenza del Papa, solo interventi che aiuteranno e stimoleranno il confronto e il dibattito». Il metodo: far sì «che tutti parlino», attraverso la presenza, nei vari gruppi, di «facilitatori» in grado di «equilibrare», «togliendo la parola a chi parla troppo e dandola a chi tende a intervenire di meno».

Quanto ai luoghi del quinto Convegno ecclesiale nazionale, nei giorni scorsi è stato fatto un «sopralluogo» alla Fortezza da Basso, principale sede dei lavori, insieme alla Cattedrale e alle diverse chiese. Giovedì pomeriggio, ultima giornata dei lavori, il Convegno si trasferirà nelle «periferie»: i partecipanti, suddivisi in piccoli gruppi, potranno visitare 35-40 luoghi di «umanesimo concreto» in campo sociale, culturale, educativo, spirituale, per «prendere contatto con la ‘base’ e portare lì il dialogo».

«Nelle parrocchie, nelle diocesi, nelle Regioni ecclesiastiche si sta già lavorando sulla Traccia in preparazione al Convegno di Firenze». Ad assicurarlo al Sir, a margine della riunione del Comitato preparatorio del Convegno ecclesiale nazionale (Cen), è il vicepresidente, monsignor Gianni Ambrosio. «La base è già partita», conferma soffermandosi sulla novità del «metodo» scelto per la preparazione del quinto Cen: «Si parte dalla ‘base’ sapendo che c’è già molto, anche se con tante fatiche. Bisogna chiedersi come migliorare e quali ambiti della vita siano rimasti un po’ scoperti». Tra questi, monsignor Ambrosio cita quelli che hanno a che fare con «i problemi legati all’avanzamento tecnico-scientifico, e in particolare al progresso scientifico non controllato che arriva all’invadenza in ambiti molto delicati: la madre che esclude il padre, la cosiddetta ‘plurigenitorialità’…».

L’obiettivo, per mons. Ambrosio, è arrivare a «superare lo smarrimento antropologico che deriva dall’aver perso il senso di una ‘umanità buona’, alla cui radice sta la figura di Cristo. Bisogna recuperare quella ‘buona umanità’ che appartiene alla tradizione popolare del cattolicesimo italiano, ma anche alla nostra cultura umanistica, che vede in Firenze il crocevia».