Vita Chiesa

«Vita e ministero del prete» nella riflessione dei vescovi

«Vita e ministero del presbitero in una pastorale missionaria»: è questo il tema su cui si sono soffermati i vescovi toscani nell’ultima sessione della Conferenza Episcopale Toscana, lunedì e martedì scorsi a Lecceto. Lo stesso tema che sarà affrontato nella prossima assemblea generale della Cei. La discussione si è aperta con una relazione del presidente della Cet, l’arcivescovo di Pisa Alessandro Plotti.

«Come Vescovi – spiega il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze e delegato della Cet per il clero e la vita consacrata – ci siamo impegnati a dare maggiore attenzione ai nostri preti, anche ridimensionando se necessario altri impegni». In una società in rapido cambiamento, in un contesto culturale continuamente nuovo, anche la vita e il ministero del prete richiedono grande cura: «La società sta cambiando – sottolinea Antonelli – nella direzione dell’individualismo e del soggettivismo: elementi che non favoriscono la comunione. Per questo è importante far crescere la comunione all’interno della Chiesa, tra i fedeli, tra i presbiteri e i fedeli, tra i presbiteri di una stessa diocesi, tra il vescovo e i suoi sacerdoti».

I Vescovi toscani hanno ribadito innanzitutto il primato della vita spirituale: «Il rapporto personale con Dio e con Gesù – sottolinea il Cardinale – è elemento essenziale per poter vivere e agire da preti». Un altro dei punti che è stato sottolineato, prosegue Antonelli, è la necessità di favorire la formazione permanente dei sacerdoti e lo studio personale: «i presbiteri devono essere in grado di leggere il contesto culturale e il territorio in cui operano, di capire i problemi e le possibilità delle persone con cui entrano in contatto». Il prete è anche uomo di relazioni: «È stata sottolineata con forza – spiega l’Arcivescovo di Firenze – la necessità della maturazione umana dei presbiteri, che devono avere personalità equilibrate ed essere capaci di relazionarsi con gli altri: oggi, è stato detto, l’autorevolezza che un prete riesce ad avere dipende molto dalla capacità di mettersi in relazione».

I Vescovi toscani hanno anche rilevato l’amicizia e la collaborazione che c’è tra i preti, ma anche l’esigenza di sviluppare una corresponsabilità e una collegialità maggiori a livello diocesano: «L’obiettivo – spiega Antonelli – è quello di poter rispondere meglio ai bisogni della Chiesa locale, e di assumere linee di pastorale comuni, evitando prassi contrastanti da una parrocchia all’altra». Una maggiore condivisione di responsabilità pastorali dunque tra presbiteri, ma anche con i laici, valorizzando i ministeri ecclesiali, i consigli pastorali e i consigli per gli affari economici.

Un riferimento, infine, alla presenza di preti stranieri nelle nostre diocesi: una presenza che costituisce un arricchimento prezioso, ma che porta a volte anche delle difficoltà. Risulta più semplice, è stato detto, accogliere seminaristi stranieri nei nostri seminari piuttosto che inserire nelle parrocchie preti già formati all’estero.R. B.