Vita Chiesa

Vocazioni: la crisi è alle spalle tranne che in Europa

Volano le api nella stanza in cui la Chiesa cattolica si racconta senza reticenze. È negli appartamenti che furono di Urbano VIII, mecenate e uomo di cultura soprannominato «ape attica» per lo stemma di famiglia, che la vita della Chiesa nel mondo si spoglia di tutto e prende la forma essenziale dei numeri. «Esattamente qui Papa Barberini firmò nel 1627 il decreto di beatificazione di Santa Rita. E non è assurdo ritenere che sempre in questo luogo Galileo Galilei abbia apposto la firma alla lettera di abiura», rivela monsignor Vittorio Formenti, incaricato per l’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa che si trova nelle «stanze nuove» del Belvedere. È qui che ogni anno arrivano, dai quattro angoli del pianeta, le risposte ai circa 8mila questionari inviati nel mese di gennaio a tutte le Circoscrizioni ecclesiastiche e agli Istituti religiosi: «Per anni la raccolta è avvenuta in forma cartacea, ora stiamo promuovendo la trasmissione digitale. Naturalmente le due opzioni devono convivere perché ci sono realtà, come in Africa, che non hanno nemmeno una macchina per scrivere».

Ad elaborare la quantità eccezionale di informazioni è un piccolo gruppo di tre giovani coordinato dal professor Enrico Nenna, docente di statistica all’Università di Roma «Sapienza». «C’è lui dietro a tutti i numeri che diamo», scherza mons. Formenti mentre presenta insieme a Nenna i dati contenuti nell’ultima edizione dell’Annuarium Statisticum Ecclesiae 2012.

I fedeli battezzati nel mondo al 2012 sono 1.229 milioni, con un aumento del 10,2% rispetto al 2005. L’Europa è l’area meno dinamica (+2%) mentre in Africa si registra la maggiore crescita (+16,2%)…

«La crescita dei cattolici è superiore a quella della popolazione. Africa, Sud America e Sud-Est asiatico hanno indubbiamente dinamiche più accentuate rispetto ai Paesi a cattolicesimo consolidato. L’Europa, in tal senso, appare in declino: soltanto 7 anni fa, insieme al Nord America, il peso statistico del Vecchio Continente era di gran lunga superiore ad oggi. Ma la crescita del cattolicesimo è legata a quella demografica e l’Europa, da questo punto di vista, è quasi interamente in calo, salvo quei Paesi che incentivano la famiglia».

Sembra quasi si sia invertito l’invito missionario di Pio XII?

«La ‘Fidei Donum’ di Papa Pacelli si è capovolta. Mentre un tempo era l’Europa in partenza con missionari diretti in ogni zona del mondo, ora, dopo un periodo di rientro dei sacerdoti, si è sviluppata una popolazione religiosa autoctona. Non solo: adesso sono alcuni Paesi dell’Africa che inviano sacerdoti nel resto del mondo. Dalla sera di Pentecoste riportata negli Atti degli Apostoli, quando i primi battezzati erano 3mila, abbiamo compiuto enormi passi avanti. La Chiesa è cattolica perché presente in tutto il pianeta, anche in nazioni con nuclei ridotti come l’Afghanistan. Ma la distribuzione geografica dei cattolici è profondamente cambiata».

Anche il numero dei vescovi nel mondo è cresciuto da 4.841 a 5.133 (+6%). L’Europa è all’ultimo posto (+3,3%) mentre Africa e Asia hanno marcato la crescita più consistente (+11%). Cambia anche la geografia della gerarchia cattolica…

«In Europa, il numero di strutture e circoscrizioni ha raggiunto la saturazione mentre aumenta negli altri continenti. La Chiesa si adegua, in questo senso, alla richiesta pastorale del territorio. Parrocchie e diocesi crescono dove crescono i cattolici, restano stabili altrove. In alcuni casi, come la Francia, le parrocchie vengono accorpate. E i vescovi, che sono strettamente legati alle diocesi, aumentano nei Paesi dove c’è maggiore dinamismo e vivacità. In Europa, inoltre, emerge con forza una questione legata all’età. Poiché le nuove nomine si riducono, infatti, l’età della popolazione vescovile tende ad innalzarsi e in media supera già i 70 anni. Se pensiamo ad un’azienda i cui dirigenti hanno un’età media ultra settuagenaria e devono confrontarsi con le sfide dei nostri giorni…».

È davvero alle spalle la crisi delle vocazioni? Il numero di seminaristi è infatti aumentato del 4,9%, passando dai 114.439 del 2005 ai 120.051 del 2012.

«Le Chiese giovani sono più dinamiche anche in rapporto al dato delle vocazioni. Il numero di seminaristi garantisce un ricambio di sacerdoti per i prossimi anni. Se nel 1978 avevamo 62mila seminaristi e nel 2012 sono diventati 120mila, è evidente che nel mondo si cresce (+28,98%). Non dobbiamo guardare solo il nostro orticello: le vocazioni ci sono. Un rapporto tra seminaristi e sacerdoti intorno al 13%, indica che la popolazione sacerdotale evolve nel tempo e si rinnova. In Africa siamo al 69%, in Nord America al 12,61%, in Centro America al 41,48%, in Sud America al 39,74%, nel Sud-Est asiatico al 60,65%. L’Europa è al 10,69%, dunque il ricambio non è garantito. In Italia la situazione va meglio, con un 12,15%, ma Paesi di vecchia tradizione cattolica come Spagna (8,07%), Francia (7,05%) e Germania (6,43%) destano preoccupazione».

Giovani che entrano in seminario per diventare sacerdoti e sacerdoti che escono per tornare allo stato laicale…

«Il numero di defezioni, circa mille annue, si è stabilizzato dopo l’emorragia del post-Concilio, quando si registrava un’uscita di quasi 5mila sacerdoti all’anno. Di quelli che escono, però, circa l’8% chiede di poter esercitare nuovamente il Ministero. È singolare che durante l’Anno sacerdotale si è scesi al di sotto delle mille defezioni, con un rientro di 460 persone. È stata la prima volta: un risultato sorprendente».