Vita Chiesa

Giubileo, rigenerazione della terra e speranza per l’umanità

Pubblichiamo il Messaggio della Conferenza episcopale italiana per la 75ª Giornata nazionale del Ringraziamento che si celebrerà il prossimo 9 novembre

La pratica cristiana del Giubileo affonda le sue radici nell’Antico Testamento, riletto in relazione alla  pienezza della salvezza che si realizza in Gesù Cristo, Colui che proclama e compie «l’anno di grazia  del Signore» (Lc 4, 19). Nel celebrare l’Anno Santo rileggiamo le indicazioni che vengono dai primi  libri della Bibbia, di grande rilievo per la cura del lavoro della terra e delle relazioni. Già Papa  Francesco, nella Laudato si’, aveva invitato a scorgere nella Scrittura «la riscoperta e il rispetto dei  ritmi inscritti nella natura dalla mano del Creatore» (n.71). Anzitutto il senso del sabato (cf. Dt 5,  12-15), nel quale il Popolo di Dio custodiva la memoria grata dell’opera del Creatore, che fa del  settimo giorno un tempo di libertà dal lavoro per tutti gli esseri umani e anche per quei viventi che  in esso sono coinvolti: tempo di ri-creazione e di festa, di discontinuità rispetto all’operare feriale.  La Scrittura invita a estendere tale logica del sabato anche alla terra, ogni sette anni: «la terra farà  il riposo del sabato in onore del Signore: per sei anni seminerai il tuo campo e poterai la tua vigna  e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno sarà come sabato, un riposo assoluto per la terra, un  sabato in onore del Signore. Non seminerai il tuo campo, non poterai la tua vigna» (Lv 25, 2b-4).  

Ogni sette volte, poi, tale sabato della terra viene celebrato con solennità anche maggiore:  «Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno  un periodo di quarantanove anni. (…) Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né  semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non  potate» (Lv 25, 8-9.11). 

La celebrazione del Giubileo ci insegna ad essere grati per i doni che riceviamo e a non dimenticare  mai che la terra è di tutti: «Facendo eco alla parola antica dei profeti, il Giubileo ricorda che i beni  della Terra non sono destinati a pochi privilegiati, ma a tutti. È necessario che quanti possiedono  ricchezze si facciano generosi, riconoscendo il volto dei fratelli nel bisogno» (Spes non confundit,  16). Dal Giubileo emergono alcune istanze che interpellano la nostra responsabilità, per dare segnali  di speranza al nostro tempo. 

Un tempo di festa e di giusta discontinuità dal lavoro, che lo umanizzi e gli dia senso, dona speranza  a tutti. Riposare ci rende umani, delimitare la pratica del lavoro – nella quale pure corrispondiamo  alla volontà di Dio – apre spazi per vivere le relazioni con lo stesso Signore e con i fratelli per godere  di questi beni e per rendere grazie a Dio. Recuperare il senso del Giorno del Signore, che ci vede  riuniti per celebrare l’Eucarestia, e del riposo da ogni tipo di lavoro, anche quello agricolo, permette  ai cristiani di vivere e di far vivere nelle proprie aziende un tempo nel quale possono costantemente  guardare i beni della terra con gratitudine e coltivare meglio le relazioni familiari e con le proprie  comunità. 

Dona speranza la restituzione di dignità che scaturisce dall’anno sabbatico, perché ci fa volgere lo  sguardo a tanti fratelli, soprattutto immigrati, che vengono sfruttati nel lavoro dei campi, che non  sempre si vedono riconosciuto il giusto salario nel triste fenomeno del caporalato, forme di  previdenza, tempi di riposo. L’Anno Giubilare viene anche perché gli imprenditori agricoli che  trattano in questo modo gli operai abbiano un sussulto di coscienza e donino speranza a tanti  uomini e donne continuamente sfruttati. 

L’attenzione alla pausa della festa interessa gli esseri umani, ma anche quei viventi che sono  coinvolti nelle varie attività; anche per essi siamo richiamati ad una giusta attenzione al benessere,  evitando di farne meri strumenti al nostro servizio. Non a caso l’Enciclica Laudato si’ richiama proprio la legislazione sul sabato, prendendo le distanze da forme di «antropocentrismo dispotico»  che non si interessa delle altre creature (cf. 68). Anche ogni impegno che contrasta lo spreco  alimentare è un modo per essere grati dei doni di Dio ed essere solidali con tanti fratelli che non  hanno accesso a tanti beni.  

Assume una particolare forza, nell’attuale crisi socio-ambientale, il richiamo al riposo della terra,  un segno dei tempi a cui invita a guardare anche la Bolla Spes non confundit. Oggi è possibile  contemperare la pratica del coltivare la terra con la sua custodia (cf. Gen 2,15) attraverso un nuovo  paradigma di coltivazione. La cura della casa comune ed il contrasto al mutamento climatico, a cui  richiama l’Esortazione apostolica Laudate Deum, sono impegni che devono vedere in prima fila il  mondo agricolo e il sistema agro-alimentare, dal campo al consumatore. Questa nuova visione  dell’agricoltura deve basarsi su pratiche agro-ecologiche che valorizzino la terra senza sfruttarla  oltre misura, rigenerando la fertilità e salvaguardando l’ambiente e la salubrità dei prodotti  alimentari.  

Dal Giubileo viene una saggezza che siamo chiamati a interpretare perché illumini le buone pratiche  agricole del nostro tempo, che vanno conosciute e condivise. Grazie ad essa possiamo abitare la  terra dando speranza anche alle generazioni future, sapendo che il Signore benedice chi si prende  cura delle sue creature.