Acs

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In questi giorni di Avvento e in vista del Natale la fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) ha lanciato una campagna di raccolta fondi per sostenere i cristiani di Siria e Libano. Così si legge in un comunicato. Padre Bahjat Elia Karakach, parroco della chiesa di S. Francesco d’Assisi di Aleppo, Siria, descrive ad Acs l’urgenza di intervenire a favore delle comunità cristiane locali. 

Assicurare medicine e accertamenti clinici a 150 malati cronici di Homs, in Siria, fornire cibo a 2.500 famiglie cristiane di Zahleh, in Libano e aiutare 190 sacerdoti e 800 suore che sostengono poveri e malati nella diocesi di Calicut, in India: sono questi i tre progetti messi in campo dalla fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) in occasione del Natale. 

La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre ha approvato un ampio programma di soccorso composto da quasi 200 progetti per proteggere dalla pandemia sacerdoti, religiosi, catechisti, le loro famiglie e comunità intere in più di 140 diocesi dell’India. Per dare corpo a questo ambizioso pacchetto di aiuti saranno necessari oltre 5 milioni di euro, che verranno raccolti dalle 23 Sezioni nazionali della fondazione, compresa quella italiana.

La famiglia della quattordicenne cattolica Maira Shahbaz, rapita il 28 aprile scorso dal musulmano Mohamad Nakash nei pressi di Faisalabad in Pakistan, ha presentato ricorso in appello all’Alta Corte di Lahore. Il rapitore, già sposato e padre di due figli, ha costretto la minorenne al matrimonio e le ha imposto di rinunciare alla fede cattolica. 

Una lettera aperta a 11 donne «influenti» italiane, per chiedere il loro sostegno per Huma Younus, la 14enne cristiana di Karachi in Pakistan, rapita il 10 ottobre scorso e in seguito violentata e costretta a convertirsi all'Islam e a sposare il proprio sequestratore, il musulmano Abdul Jabbar. A scriverla è la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) che da tempo si sta battendo per tenere alta l'attenzione su questo caso nella convinzione che «come ci ha insegnato la vicenda di Asia Bibi, l'eco mediatica e la pressione internazionale hanno il potere di salvare delle vite umane».