Sulla vicenda di Patrizia Cocco, nuorese di 49 anni, che ha chiesto di interrompere la ventilazione artificiale e di essere sedata interviene il Centro Studi Rosario Livatino, che chiarisce come quanto accaduto a Nuoro non ha niente a che vedere con la nuova legge sul «fine vita».
Eutanasia
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la si è chiamata «legge sul fine vita», ma in realtà norma tutta una serie di rapporti tra medico e paziente che vanno ben al di là del caso dei malati terminali, di cui si è parlato finora. Vediamo perché...
Giudizi negativi sul cosiddetto biotestamento, approvato oggi in via definitiva dal Senato, arrivano da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale della salute della Cei e da Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita e prorettore dell’Università Europea di Roma.
La cosiddetta legge sul fine vita «disciplina il consenso informato del paziente ai trattamenti sanitari e agli accertamenti diagnostici ed introduce l’istituto delle disposizioni anticipate di volontà» (Dat) nonché «lo strumento della pianificazione condivisa delle cure». Si compone di otto articoli.
Torniamo, a distanza di appena due settimane, sul tema del «fine vita». Ce lo impongono i fatti. Diversi tra loro, ma importanti per noi.
L'appello di Michele Gesualdi, colpito dalla Sla, per una approvazione della legge sul fine vita, ancora ferma in Parlamento, ci invita a riflettere con pudore e pacatezza su una questione molto delicata, che riguarda la vita e la morte.
Papa Francesco ha chiesto a una Congregazione cattolica belga che assiste malati e disabili, di fermare l’offerta di accesso alla pratica dell’eutanasia negli ospedali psichiatrici da essa gestiti. Lo riferisce Radio Vaticana.
«I genitori si sono trovati di fronte a una scelta drammatica che è stata quella di arrendersi alla malattia». Così il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha commentato la decisione dei genitori del piccolo Charlie Gard di abbandonare la battaglia legale per le cure al figlio.
«Il tempo è scaduto per Charlie e nessuno trattamento può offrire possibilità di successo»: i genitori ritirano la richiesta di rivedere la sentenza. Lo ha detto l’avvocato Grant Amstrong, non appena oggi pomeriggio la Corte di Londra è tornata a insediarsi. La preghiera del Papa.
Si è di nuovo riunita stamane alle 11 ora italiana la corte presieduta dal giudice Nicholas Francis chiamato a riaprire il caso del piccolo Charlie Gard, un anno il prossimo 4 agosto.