L'interruzione dei trattamenti che tengono in vita Alfie Evans doveva avvenire oggi alle 12, ora inglese, ma è stata rimandata. Intanto l'Italia ha concesso la cittadinanza al piccolo nella speranza che possa essere trasportato da noi.
Eutanasia
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«Hanno proposto di uccidere nostro figlio oggi alle 12 e adesso hanno infranto l'ordine e ci danno tempo fino alle 13.30 Per favore pregate». È il post di papa Thomas Evans su Facebook che alle 12 aveva scritto «Alfie mi dispiace tantissimo».
«Il piccolo Alfie Evans sia lasciato affidato all'amore dei suoi genitori». Lo ha detto l'arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, ieri sera a Scandicci, Scandicci in occasione della Festa diocesana della famiglia, pronunciandosi sulla vicenda del bambino inglese di 23 mesi affetto da malattia neurodegenerativa di cui non si conosce la causa.
Vincent Lambert, in Francia, e il piccolo Alfie Evans, in Inghilterra, scuotono le nostre coscienze in presenza delle loro assai precarie condizioni di vita e di due magistrature che ne vogliono decretare la morte per interruzione di idratazione e nutrizione. Questo, malgrado la mamma e il fratello di Vincent e la mamma e il papà di Alfie ne stiano contestando l’esecuzione, adoperandosi in modo ammirevole per l’assistenza e la cura.
«Respinto» dalla Corte suprema il ricorso dei genitori Kathe e Thomas Evans che chiedevano la vita per il proprio figlio. Oggi la Corte ha emesso il verdetto su questo «caso disperatamente triste», si legge nella sentenza, triste per i genitori e per «le persone che hanno mantenuto Alfie in vita per così tanto tempo».
Thomas Evans, papà del piccolo Alfie ha incontrato stamane Papa Francesco prima dell'udienza in Piazza San Pietro. Sul profilo social del giovane papà, un paio di scatti, che documentano l'incontro, confermato anche al Sir. E un commento: «Alfie faremo qualsiasi cosa per te. Tu non stai morendo e perciò non permetteremo che ti tolgano la vita. Santità, salvi il nostro figlio».
Suor Costanza Galli, primario di oncologia a Livorno, ci racconta la sua esperienza in ospedale accanto a chi soffre. «La nostra è una società che spende molti soldi per farmaci che non allungano di niente la vita ma che costano migliaia di euro e poi non ha soldi per pagare gli infermieri e i medici che vengano a casa ad assistere i malati. È una cultura sanitaria in cui il dolore fisico non è ben gestito e in cui la solidarietà anche dentro le famiglie si sta diradando...».
Sulla vicenda di Patrizia Cocco, nuorese di 49 anni, che ha chiesto di interrompere la ventilazione artificiale e di essere sedata interviene il Centro Studi Rosario Livatino, che chiarisce come quanto accaduto a Nuoro non ha niente a che vedere con la nuova legge sul «fine vita».
la si è chiamata «legge sul fine vita», ma in realtà norma tutta una serie di rapporti tra medico e paziente che vanno ben al di là del caso dei malati terminali, di cui si è parlato finora. Vediamo perché...
Giudizi negativi sul cosiddetto biotestamento, approvato oggi in via definitiva dal Senato, arrivano da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale della salute della Cei e da Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita e prorettore dell’Università Europea di Roma.