«Considerare la cura degli anziani nel nostro tempo significa non dimenticare il pericolo che corrono ‘i vecchi’ di essere tra le vittime più illustri della cultura dello scarto, tante volte denunciata da Papa Francesco». Lo ha affermato don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, aprendo oggi, a Roma, il convegno «Dolore e sofferenza nell’anziano», organizzato dall’Ufficio Cei in collaborazione con la Società italiana di gerontologia e geriatria.
Eutanasia
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In questo periodo in cui si discute di «Dat» e testamento biologico un lettore ci chiede se è vero che anche la Chiesa è contraria all'accanimento terapeutico. Risponde padre Maurizio Faggioni, docente di Teologia morale alla Facoltà teologica dell'Italia centrale.
Un lettore ci scrive a proposito del testo della legge sul fine vita, da poco approvato alla Camera, ritenendo che le nuove norme altro non siano che una «legittimazione di fatto, pur mascherata, dell’eutanasia palese».
Per il giurista Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita, il testo del ddl 1142, approvato alla Camera, va modificato perché consente troppa discrezionalità interpretativa, considera alimentazione e idratazione artificiale come trattamenti sanitari, «apre» all’abbandono terapeutico, non riconosce il diritto del medico all’obiezione di coscienza.
«Ma è troppo chiedere a questa società un soprassalto di umanità e considerare la vita un bene, senza stabilire una scala di accettabilità?». Se lo è chiesto l'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, nella sua omelia di Pasqua, nella quale ha toccato con forza molti temi «caldi», dai minacciosi venti di guerra all’enfasi dei media sui suicidi assistiti, da chi specula sui migranti alla situazione dei carcerati.
Un gruppo trasversale di dodici parlamentari italiani ha annunciato in una lettera pubblicata oggi da Avvenire che se non verrà modificato il testo non voteranno il disegno di legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento.
La dolorosa vicenda di Fabio Antoniani (Fabo), che si è sottoposto ad un suicidio assistito in Svizzera, è al centro di molte lettere che abbiamo ricevuto in questi giorni. Ne pubblichiamo una prima parte.
Ora che il chiasso mediatico sul suicidio assistito di Dj Fabo comincia a scemare, è possibile fare su tutta questa vicenda alcune considerazioni più pacate di cui – dopo tante reazioni prevalentemente emotive – si sente il bisogno.
Venerdì 10 marzo, alle 19, nella chiesa di Sant’Ildefonso (piazzale Damiano Chiesa) a Milano, si terrà un momento di preghiera in suffragio di dj Fabo
Viviamo nel tempo del sì o del no, navighiamo in superficie, ci indigniamo, soffriamo e gioiamo in base a una comprensione immediata che tralascia la profondità e cede alla banalizzazione. I media funzionano così. Tesi e antitesi. Posizione e contrapposizione. E nel centro il nulla...